[19/09/2012] News toscana

Iswa 2012: il congresso mondiale sulla gestione dei rifiuti accende i fari sul sistema toscano

L'appuntamento ha cercato di toccare molti degli aspetti pių "caldi" sul tema ed č stato aperto dall'assessore all'Ambiente del comune di Firenze Renzo Crescioli

La gestione del ciclo integrato dei rifiuti in Toscana e in Umbria era al centro del convegno coordinato dall'assessore all'ambiente della Regione Toscana Anna Rita Bramerini nell'ambito del congresso mondiale sui rifiuti Iswa 2012, che si conclude oggi a Firenze. L'appuntamento ha cercato di toccare molti degli aspetti più ‘caldi' sul tema ed è stato aperto dall'assessore all'ambiente della Provincia di Firenze Renzo Crescioli, che ha illustrato la situazione dell'Ato Toscana centro «un'area fortemente urbanizzata che oggi non è assolutamente autosufficiente, visto che per lo smaltimento finale di ciò che non possiamo né avviare a riciclo, né a recupero energetico, dobbiamo servirci anche delle discariche in provincia di Pisa (Peccioli), e di Arezzo (Terranuova Bracciolini)».

Crescioli ha sottolineato che gli obiettivi del 65% di raccolta differenziata sono ben lontani (siamo intorno al 44%) e per questo  ha sottolineato la necessità di «ottimizzare il processo di gestione a monte - differenziazione e avvio a riciclo - e gestire la parte residua meglio possibile. Per farlo dobbiamo ovviamente rivedere la nostra dotazione impiantistica, che è ampiamente sufficiente per il compostaggio, e la selezione, mentre invece aspettiamo la realizzazione del nuovo termovalorizzatore di Case Passerini  che sarà in grado di valorizzare  la parte dei rifiuti non riciclabile e che puntiamo a dimezzare rispetto alla quantità attuale».

L'autosufficienza era il tema di sfondo anche  dell'intervento di Enrico Conti, che ha presentato la sintesi di un lavoro di analisi su 6 gestori toscani (Aamps, Asm, Geofor, Publiambiente, Quadrifoglio, Sienambiente), che ha evidenziato la forte relazioni fra performance economiche delle aziende e sistema impiantistico.

Lo studio inoltre ha sottolineato la grossa dipendenza della Toscana dal sistema delle discariche, «che fortunatamente - è l'aggettivo usato da Conti! - nella nostra regione è possibile ampliare una volta che si sono esaurite perche abbiamo molto spazio disponibile, pur sapendo che si tratta da una soluzione ambientalmente ed economicamente molto costosa». Nel raffronto con le regioni del nord, l'analisi evidenziava in effetti tariffe toscane in media più alte, "anche perché i recenti  sforzi sul fronte degli impianti si riverberano oggi sulla tariffa, che è l'unica entrata per coprire costi, mentre altrove sono già disponibili entrate extratariffarie (per esempio da recupero energetico o dal trattamento degli speciali)».

Termovalorizzatori anche al centro dell'intervento del direttore generale di Arpat Giovanni Barca, che si è soffermato sull'attività legata al controllo delle emissioni dei dieci impianti di incenerimento presenti in Toscana (non tutti attualmente attivi) che «trattano mediamente 300mila tonnellate l'anno».

Interessante la slide con cui Barca ha mostrato che per la legislazione vigente le acciaierie per esempio hanno limiti alle emissioni 5 volte superiori a quelli delle emissioni, così come risultano avvantaggiate le centrali a biomasse che per gli ossidi di zolfo hanno limiti 4 volte superiori a quelli degli inceneritori, 3 volte superiori per le polveri  e una volta e mezzo superiori per i Nox.

L'intervento del presidente di Revet - azienda presentata dall'assessore Bramerini come esempio toscano di vera green economy - Valerio Carmassi, ha riportato il dibattito sui temi del riciclo, «tema negletto e soverchiato dalle discussioni che sui rifiuti sono sempre uguali a se stesse, imperniate da una parte sulle raccolte differenziate che magicamente farebbero sparire i rifiuti, e dall'altra parte sugli inceneritori». 

«Cominciamo a ragionare invece che dalla coda, dalla testa - ha spiegato Caramassi - l'informatizzazione della finanziarizzazione dell'economia in questi ultimi tre anni ha rovesciato ogni logica economica e questo ha determinato un andamento evanescente dei costi delle materia: un problemuccio non da poco per le aziende manifatturiere europee (35 milioni di posti di lavoro diretti e 76 milioni indiretti) che a causa dell'evanescenza dei prezzi delle commodities non riescono a pianificare i loro costi. La strategia dell'Unione europea per l' approvvigionamento della materia smarcandosi dall'evanescenza dei prezzi ha come cardine i giacimenti urbani (rd) e gli scarti industriali, che devono rientrare nel metabolismo  industriale non perche è solo una cosa buona e ambientalista, ma perché consentono appunto alle imprese di pianificare costi e investimenti».

Quello che all'apparenza poteva sembrare un lungo panegirico è servito a Caramassi per spiegare il progetto che ha portato Revet e Regione Toscana a dimostrare la riciclabilità delle plastiche eterogenee (altrove e ovunque o quasi destinate al recupero energetico) delle raccolte differenziate, «plastiche che non abbiamo sbriciolato e spolverato nell'edilizia, ma con le quali abbiamo realizzato prodotti a valore aggiunto che sono già sul mercato, come bauletti, pedane e contro scudi degli mp3 della Piaggio, oppure particolari di prefabbricati, accessori per l'agroindustria, articoli per la casa, arredi urbani....».

 «Io non demonizzo - ha concluso il presidente di Revet -il recupero energetico, non potrei farlo perché anche il mio riciclo, così come tutti i riciclaggi e come qualsiasi processo industriale, esita scarti. Però se si sostiene economicamente la termovalorizzazione (che dal Gse nel 2011 ha ricevuto più di un miliardo di incentivi), allora qualcosa non torna, o in quello che si predica anche con la gerarchia europea per la gestione corretta dei rifiuti, oppure in quelle che sono le pratiche operative».

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