[18/09/2012] News

Ozono, Protocollo di Montreal: quando la cooperazione globale funziona

Grazie agli sforzi collettivi per proteggere l'atmosfera il buco nell'ozono sta meglio che in passato e potrebbe essere 'riparato' nei prossimi 50 anni

Lo scorso 16 settembre si è celebrata la giornata dedicata al buco nell'ozono (25 anni fa venne firmato il Protocollo di Montreal con il quale vennero messi al bando i clorofluocarburi (Cfc), i gas principali imputati per la distruzione dello strato di ozono sopra i Poli) evidenziando un successo, almeno parziale, di misure prese collegialmente per la tutela dell'ambiente.

Grazie agli sforzi collettivi per proteggere l'atmosfera il buco nell'ozono sta meglio che in passato e potrebbe essere 'riparato' nei prossimi 50 anni- ha dichiarato il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon- anche se è troppo presto per cantare vittoria: i progressi conseguito devono essere consolidati e le nazioni del mondo devono darsi da fare per rispettare le intese per l'eliminazione graduale del 98 per cento dei gas che provocano l'annientamento dell'ozono».

Il trattato è stato ratificato finora da 196 nazioni, cinque in più del Protocollo di Kyoto: «Uno straordinario modello di cooperazione internazionale- ha aggiunto Ban Ki-moon che poi ha chiesto ai governi e ai loro partner di «applicare lo stesso spirito alle altre sfide ambientali del nostro tempo.  Assieme possiamo ottenere il futuro che vogliamo». Il Protocollo di Montreal, spiegano dalle Nazioni Unite, ha fatto da catalizzatore di considerevoli progressi nell'industria chimica e manifatturiera che hanno portato a sistemi di refrigerazione più efficienti dal punto di vista energetico e meno impattanti sull'ambiente. Per quanto riguarda i dati, particolarmente positivi sono quelli che riguardano l'Antartide: rispetto alle dimensioni massime raggiunte il 24 settembre 2006 (29,6 milioni di km quadri), il buco si è ridotto a 22,6 milioni il 25 settembre dello scorso anno. Al Polo Nord si registra una situazione meno confortante. Sull'Artico a inizio 2011 c'è stata un'inaspettata perdita di ozono con un calo del 40% tra l'inizio dello scorso inverno e la fine di marzo a conferma che, nonostante la messa al bando dei Cfc risalga a oltre vent'anni fa, la lunga vita di questi gas condiziona ancora a lungo lo strato di ozono attorno al pianeta.

Il Protocollo di Montreal ha comunque scongiurato il pericolo che gas come i Cfc usati nelle plastiche espanse, nei vecchi frigoriferi e condizionatori, nelle bombolette spray, oppure come il bromuro di metile usato per la fumigazione e la disinfezione dei terreni, danneggiassero definitivamente  lo strato di ozono stratosferico che funge da filtro contro le radiazioni ultraviolette. Ricordiamo che la scomparsa di questo filtro naturale avrebbe destabilizzato la vita sul pianeta. I raggi ultravioletti nell'uomo causano tumori alla pelle e problemi agli occhi, ma danneggiano anche le piante.

Attraverso il Protocollo sono stati adottati anche cambiamenti radicali nello stile di vita dei cittadini di ogni parte del mondo (per esempio con la diffusione di spray a pressione manuale nei detergenti per la casa) e in questo processo di conversione industriale l'Italia ha avuto un ruolo di primissimo piano, poiché impegnata fortemente in tutte le azioni necessarie per eliminare le sostanze maggiormente pericolose, tanto da essere diventata, grazie al contributo di un gran numero di piccole e medie imprese, leader mondiale nella produzione di tecnologie innovative nei settori della refrigerazione, delle schiume plastiche, dei prodotti medicinali e della fumigazione dei terreni. Questo processo innovativo ha valso al nostro paese anche un premio nel 2007 e il modello italiano è stato utilizzato anche durante la preparazione del nuovo regolamento europeo sulle sostanze che riducono lo strato di ozono.

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