[14/09/2012] News

Ilva e lo sviluppo sostenibile: le garanzie (sulla carta) di Clini

«La strategia dello sviluppo sostenibile della Ue assegna alla protezione dell'ambiente il ruolo di forza trainante della crescita e della competitività dell'economia europea». Lo ha dichiarato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini che oggi sarà a Taranto per una serie di incontri (con le associazioni ambientaliste e i custodi dell'impianto nominati dalla Procura della Repubblica) e per accertare l'impegno dell'impresa ad investire per il risanamento ambientale degli impianti. «La direttiva europea per la prevenzione ed il controllo dell'inquinamento - che ha introdotto l'Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) delle attività industriali, prevedendo esplicitamente l'obbligo per le imprese di utilizzare le migliori tecnologie disponibili al fine di ridurre in modo significativo l'impatto ambientale delle produzioni - è l'applicazione concreta di questo principio guida ed è la negazione dell'idea che la strategia ambientale sia diversa, e magari contrapposta a quella industriale. Il contrario di quella che è stata sin qui l'ispirazione prevalente della politica "green" italiana, più caratterizzata dall'esercizio del potere di interdizione che da proposte positive per la crescita sostenibile», ha spiegato Clini. Per Taranto e la sua industria è dunque arrivato il momento di cambiare rotta e di fare non uno, ma molti passi avanti nella direzione del rispetto dell'ambiente e della salute. Si tratterebbe cioè di applicare al polo impiantistico quei progressi tecnologici che altri paesi europei hanno già fatti propri e che invece l'industria siderurgica italiana ha colpevolmente lasciato da parte. L'assenza di una politica industriale non ha facilitato il progresso in questa direzione. I risultati,  sono sotto gli occhi di tutti.

Il punto di svolta, secondo Clini sarà la nuova autorizzazione. Ma servono risorse e cospicui investimenti. «Se riusciremo a stabilire, con la nuova Aia in corso di definizione, gli impegni e gli obblighi di Ilva ad investire per adeguare rapidamente gli impianti ai più recenti standard ambientali e  tecnologici europei  raggiungeremo due obiettivi: la salvaguardia dell'ambiente e della salute, insieme al consolidamento del ruolo industriale del più grande centro siderurgico europeo; la realizzazione  di un precedente  nella Ue per tutti i competitori europei di Ilva, che saranno costretti ad adeguarsi altrettanto rapidamente a standards che attualmente non sono né applicati né rispettati negli stabilimenti siderurgici europei», ha spiegato Clini.

Per il ministro, la sfida non è tra le più semplici da vincere. «Se falliremo, l'Italia perderà la grande occasione di dettare le "regole del gioco", a livello europeo ed internazionale, per la sostenibilità di un grande settore industriale. Ilva sarà costretta a chiudere e, mentre i competitori europei "faranno festa", ricadranno sulle spalle delle istituzioni e della spesa pubblica i conseguenti problemi sociali ed ambientali. Possiamo supporre  che gruppi industriali europei ed extraeuropei abbiano  buoni motivi per sperare che la nostra iniziativa non abbia successo, e certamente hanno molti strumenti per influenzare negativamente l'esito del nostro lavoro. Alleato di questi veri "poteri forti" è  nei fatti  il retrobottega della politica italiana».

Il cammino avviato è certo degno di grande attenzione. Dalle decisioni che verranno prese nei prossimi mesi, non dipende soltanto il futuro della fabbrica tarantina. Il "caso" di Taranto può essere infatti una delle occasioni per tornare a pensare a un progetto di sviluppo sostenibile per il nostro Paese. E farlo in concreto, questa volta, con certezze sugli investimenti e sulle misure per il contenimento dell'inquinamento.

Prima tappa per fare un primo bilancio di questo percorso, è il 30 settembre, date entro la quale Clini ha previsto la conclusione dell'istruttoria della nuova Aia.

 

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