[13/09/2012] News

Libia: ad Obama non basteranno droni e destroyers

Contro il fanatismo religioso c'è bisogno di una nuova globalizzazione della convivenza

Dopo l'attacco terroristico al loro consolato a Bengasi, gli Usa hanno inviato due navi militari verso le coste libiche. Fox News, riferendo fonti del Pentagono, ha detto che «Due destroyers, con 50 soldati di fanteria a bordo, fanno rotta verso le coste libiche». Non è stato precisato quale sia l'obiettivo della missione, ma la Cnn ha rivelato che le navi sono la USS Laboon e l'USS McFaul, due destroyers della classe  Arleigh Burke e dovrebbero dare ad Obama maggiore "flessibilità" se decidesse di prendere delle iniziative contro le milizie integraliste libiche. Comunque le fonti dell'amministrazione statunitense parlano di  invio "precauzionale" dopo l'assassinio dell'ambasciatore Usa Chris Stevens e di tre membri del personale del consolato di Bengasi.  In seguito all'attacco rivendicato da Al Qaeda,  il Dipartimento di Stato Usa ha ordinato il rimpatrio della maggioranza del suo personale diplomatico, l'invio di 50 marines a Tripoli e i droni sono in volo su un Paese amico per colpire nemici che hanno attivamente partecipato a liberarlo da Muammar Gheddafi. La situazione se non fosse tragica sarebbe paradossale. Ieri un Obama tetro, con a fianco il segretario Hillary Clinton visibilmente sconvolta, aveva detto: «Gli Stati Uniti condannano nella maniera più forte questo attacco scandaloso e scioccante. Credetemi, lavoreremo con il governo libico per tradurre davanti alla giustizia gli assassini che hanno attaccato il nostro popolo».

Obama poi ha ricordato: «Noi respingiamo ogni sorta di denigrazione del credo religioso altrui. Ma non c'è assolutamente alcuna giustificazione per questo tipo di violenze inutili. Nessuno. Il mondo deve allearsi per rigettare senza equivoci questi atti brutali. Noi non vacilleremo nel nostro impegno per fare giustizia per quest'atto terribile. E credetemi, giustizia sarà fatta»

Ma mentre da tutto il mondo si esprime solidarietà ad Obama e al popolo americano, comprese Cina e Russia che si erano opposte all'intervento militare della Nato (e dal Qatar e Arabia Saudita) in Libia, dal mondo musulmano arrivano distinguo stonati che in qualche modo continuano a perpetuare l'equivoco che l'assalto ad una sede diplomatica possa essere giustificato dalla rabbia per la diffusione del film "Innocence of Muslims" girato negli Usa, messo su You Tube nelle Filippine, giudicato offensiva per l'Islam. Ieri, mentre le ceneri del consolato Usa erano ancora calde e il mondo guardava orripilato a questa nuova strage, il governo islamico egiziano non ha trovato di meglio che chiedere ad Obama di «Adottare una posizione chiara e netta contro i realizzatori del film che insulta il profeta musulmano». I Fratelli musulmani egiziani giocano con il fuoco, accusando due cristiani copti egiziani emigrati negli Usa di aver prodotto un film immorale (in realtà si tratterebbe di una specie di porno-soft) che offenderebbe il profeta Maometto.

La rabbia dei musulmani egiziani (che quel filmetto non lo vedranno mai), già esplosa martedì nel tentativo di assalire l'ambasciata Usa al Cairo, potrebbe rivolgersi contro la comunità copta che (come Obama) di quel film non ne sa nulla.

Ma quel film scollacciato rischia di diventare una bomba geopolitica, evidentemente caduta su un terreno fertile e la cui miccia è stata sapientemente accesa da un estremismo che ha troppi addentellati e finanziatori nelle monarchie petrolifere assolute sunnite del Golfo. Anche un alleato di ferro degli Usa, l'Indonesia (che è anche il più popoloso Paese musulmano) invece di esprimere solidarietà e condannare gli aggressori ha chiesto a You Tube di bloccare la diffusione di "Innocence of Muslims". Secondo quanto scrive oggi il portale filippino di Msn News, il portavoce del ministero dell'informazione e delle comunicazioni di Jakarta, Gatot Dewa Broto, ha detto: «Chiediamo a YouTube di bloccare la diffusione in Indonesia del film "Innocence of Muslims". Questo film è offensive ed ha indignato i musulmani indonesiani». Il governo afghano ha semplicemente bloccato You Tube per impedire la visione di spezzoni del filmetto.

Ora si viene a sapere che questo film da dimenticare è stato realizzato con la partecipazione del pastore della Florida Terry Johns, un integralista cristiano tristemente famoso per aver bruciato pubblicamente il Corano, provocando disordini, morti e lutti. Un altro tizio pericoloso che usa lo stesso linguaggio e provoca gli stessi lutti dei tagliagole di Al Qaeda che lo presentano come la vera faccia dell'occidente e dei suoi crociati. In questa sporca storia non manca il sangue e la disperazione, materia prima di cui si nutrono tutti gli integralismi religiosi, manca invece la laicità e la democrazia e si confrontano due visioni totalitarie del mondo che si guardano dallo stesso specchio deformato ed operano perché nulla cambi e ogni conquista civile e dei costumi torni nel Medioevo, nel quale opera lo stesso Dio degli eserciti dei libri sacri, senza pietà e misericordia.  

Ma quel film è solo una scusa, come scrive oggi Wu Liming su Xinhua, l'agenzia stampa ufficiale cinese, «In superficie questi attacchi sono stati  provocati da un film prodotto negli Usa, che "insulta Maometto", il profeta dell'Islam. Però possono essere colte delle cause più profonde, che mettono in luce i fallimenti della strategia americana in Medio Oriente e sottolineano la necessità per Washington di ripensare la sua politica nella regione». Infatti, libici ed egiziani non sembrano avere nessuna riconoscenza verso gli Usa che hanno appoggiato le loro "rivoluzioni", prevale il risentimento per l'appoggio americano alle precedenti dittature arabe e il tentativo di stabilire l'egemonia Usa in Medo Oriente viene bollato come "arroganza americana" che ha visto il suo culmine nel caos sanguinoso nel quale è stato gettato l'Iraq.

In più gli americani devono fare i conti con un atteggiamento subdolo delle monarchie del Golfo, filo-occidentali ma sempre pronte a foraggiare il terrorismo per spingere il Medio Oriente verso regimi confessionali islamici sunniti. La situazione sfuggita di mano in Siria, con i "liberatori" che troppo spesso diventano massacratori ed i mercenari islamisti stranieri che infiltrano la resistenza: Fatti che ci parlano tragicamente anche di un nodo mai risolto, chiaramente visibile da quando una cellula di terroristi sauditi l'11 settembre 2001 abbatté le torri gemelle a New York e gli Usa ed i loro alleati (compresi i sauditi) attaccarono l'Iraq e poi abbandonarono i miliziani di Osama Bin Laden, che ricevevano cospicui finanziamenti dal Golfo, e attaccarono anche l'Afghanistan.

Gli amici mediorientali degli americani si stanno rivelando una pessima compagnia che potrebbe (e se vinceranno i repubblicani sarò certo) trascinare l'America in altre guerre sporche o dichiarate in Siria ed Iran. E' impressionante come la politica reazionaria dei governi arabi sia speculare a quella di Israele: perpetuare l'odio e la divisione perché niente cambi.

E' in questa mancanza di orizzonte, dopo le speranze delle primavere arabe, che nasce la rabbia di popoli impoveriti che sembrano aver già rinunciato all'illusione democratica degli splendidi ragazzi e ragazze delle piazze della liberta per gettarsi tra le bracci di un conservatorismo senza speranza, che si alimenta di odio religioso ed etnico. Un integralismo che ha spazzato via dalla scena la grande questione irrisolta del Medio Oriente, quella palestinese, che gli Usa hanno contribuito come nessun altro a far incancrenire, aprendo la porta ad una situazione ormai non più governabile con i vecchi metodi dell'impero, del bastone dell'intervento militare e degli aiuti che finivano nelle tasche di militari ed autocrati arabi.

Una politica che ha allargato il fossato culturale tra occidente e popoli arabi che fa loro credere che ogni americano ed ogni occidentale sia anti-islamico. Un fossato scavato dalla reciproca ignoranza, dalla reciproca volontà di non comprendere l'altro, di non accettare le differenze. La parola cancellata dal fuoco di Bengasi o dai manifesti razzisti della destra europea si chiama tolleranza.

Probabilmente non sono più solo gli americani a dover ripensare la loro strategia Medio Orientale (a proposito che fine ha fatto l'Europa?), ma è il mondo intero a dover prendere atto che una globalizzazione della finanza e delle cannoniere non risolve i problemi ma li acuisce e che abbiamo bisogno più che di un mondo multipolare di un mondo che riconosca le differenze per costruire la convivenza, un mondo nel quale i fanatici religiosi siano isolati e gli assassini puniti, ma anche dove i potenti la smettano di giocare con i cuori, il cervello ed il destino dei popoli. Per salvarci e salvare il pianeta in crisi che ci hanno consegnato gli Dei  benevoli della creazione.

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