[13/09/2012] News

Monitoraggio sui gas serra: i timori del Comitato delle Regioni

L'elaborazione della proposta di regolamento č in larga misura una diretta conseguenza degli accordi di Cancún

Il Comitato delle regioni (Cdr) esprime preoccupazione per la scarsa attenzione alla dimensione regionale della proposta di regolamento europeo "Un meccanismo di monitoraggio e comunicazione in materia di emissioni di gas a effetto serra". Il Cdr, ritiene che il testo del regolamento rappresenterà un passo in avanti se verrà espressamente messa in risalto la dimensione regionale. Comunque sia, accoglie con favore l'attenzione particolare riservata alle proiezioni e strategie di sviluppo a basse emissioni di carbonio.

L'elaborazione della proposta di regolamento è in larga misura una diretta conseguenza degli accordi di Cancún e, in parte, di una decisione e di una direttiva europea del 2009. Le disposizioni della decisione e della direttiva - considerate globalmente - prevedono un maggior coinvolgimento del livello regionale nelle azioni di attenuazione rispetto alla proposta nella sua formulazione attuale. Il Comitato delle regioni chiede di apportare delle modifiche alla proposta al fine di integrarvi una dimensione territoriale/regionale. In particolare modifiche relative alle emissioni di gas a effetto serra e alle proiezioni e strategie di sviluppo a basse emissioni di carbonio. Il CdR ritiene necessario che i dati, le metodologie utilizzate siano messi a disposizione del pubblico e non siano di proprietà privata; siano trasparenti e, di conseguenza, riproducibili, e siano messi a punto da un ente come l'Agenzia europea dell'ambiente (Aea) per evitare problemi legati alla compresenza di parametri diversi. Il tutto per agevolare gli interventi in un quadro politico caratterizzato da una governance multilivello.

Il CdR chiede che le proiezioni e strategie di sviluppo a basse emissioni di carbonio prendano in considerazione anche le "emissioni legate ai consumi", cioè quelle associate alle importazioni di beni e servizi. Così come dovrebbero tener conto di tutte le ripercussioni, intenzionali o meno, derivanti da una politica che porta a "esportare" le emissioni di uno Stato membro al di fuori dei suoi confini.  Dunque le proiezioni e strategie di sviluppo a basse emissioni di carbonio dovrebbero tener conto del fenomeno del "rilocalizzazione delle emissioni di carbonio" (carbon leakage), data dalla delocalizzazione dell'industria pesante all'estero e indicarne chiaramente le azioni intraprese per contrastarlo. Si tratta di un passo importante per stabilire quale sia il vero ruolo dell'Europa nello sforzo di riduzione globale delle emissioni.

Inoltre, la considerazione dell'impatto territoriale sulle emissioni dovrebbe trovare concretamente spazio nel vasto complesso di politiche, programmi, finanziamenti e progetti della Commissione. Il Cdr ribadisce la richiesta, formulata alla diciassettesima Conferenza delle parti di Durban e in occasione delle precedenti conferenze della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), che vengano riconosciute le azioni di adattamento e attenuazione dei cambiamenti climatici intraprese a livello locale e regionale.

Il CdR, inoltre, concorda con la valutazione della Commissione secondo cui l'Unione europea può adottare misure conformi al principio di sussidiarietà, tenuto conto del fatto che gli obiettivi del regolamento proposto, nell'ambito degli impegni sottoscritti con l'adesione alla convenzione Unfccc, non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e, in ragione delle dimensioni e degli effetti dell'azione prevista, possono quindi essere meglio conseguiti a livello dell'UE.

Inoltre raccomanda l'armonizzazione delle proiezioni degli Stati membri in modo da poter disporre di una serie uniforme di proiezioni, con particolare riguardo alla comunicazione sull'utilizzo delle energie rinnovabili e il ricorso all'efficienza energetica. Poiché la realizzazione della politica in materia di cambiamenti climatici comporta spesso una vera e propria gara per l'assegnazione dei finanziamenti, il CdR esprime preoccupazione in merito ad alcuni aspetti finanziari. Ad esempio sul fatto che non è previsto che almeno il 30 % dei proventi della vendita all'asta delle quote di emissione venga destinato alle regioni. Una simile disposizione secondo il CdR è invece necessaria per contribuire a raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020 per le energie rinnovabili e l'efficienza energetica. E anche sul fatto che gli ulteriori obblighi di monitoraggio e comunicazione introdotti dalla proposta comporteranno probabilmente nuovi oneri amministrativi, tecnici e finanziari anche per le regioni, oneri che dovrebbero quindi essere proporzionati.

 

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