[12/09/2012] News

Sale la tensione tra Cina e Giappone (e Taiwan) dopo la nazionalizzazione delle isole Diaoyu/Senkaku

Intanto la Corea del nord manda pescherecci a violare le acque territoriali della Corea del Sud

I giornali cinesi della Repubblica Popolare e di Taiwan (per una volta d'accordo), accusano il Giappone per aver nazionalizzato, acquistandole da un privato, tre isolotti dell'arcipelago delle Diaoyu - che i giapponesi chiamano Senkaku - nel Mar Cinese Orientale. Giappone, Cina e Taiwan rivendicano la sovranità sulle isole. Il Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito comunista cinese, oggi avverte in un editoriale: «Il Giappone dovrebbe smettere di giocare con il fuoco», e aggiunge: «Il Giappone è stato presuntuoso sostenendo che non vuole danneggiare il suo rapporto con Pechino, mentre viola la sovranità della Cina. Nessuno sarà ingannato da questi evidenti stratagemmi». L'organo ufficiale del Pcc riapre vecchie ferite mai cicatrizzatesi e chiama a raccolta il nazionalismo cinese: «Il Giappone non deve dimenticare la sua storia di aggressioni contro la Cina. Il Giappone deve assumersi le responsabilità per le gravi conseguenze che derivano dalle sue mosse unilaterali», e afferma che il governo cinese è pronto a prendere contromisure». Altri giornali della Cina continentale riprendono le stesse critiche ed avvertimenti, e ormai da giorni pubblicano foto di manifestazioni e vignette antigiapponesi (come quella che pubblichiamo).

Il network radiotelevisivo giapponese Nhk ricorda preoccupato che «i quotidiani in Cina raramente riportano tali foto. Gli osservatori dicono che il governo aveva cercato di contenere le proteste, ma che potrebbe aver cambiato la sua posizione dopo il Giappone ha messo le isole sotto la proprietà dello Stato con la firma di un contratto con i proprietari privati per comprarle». 

Anche a Taiwan prevale l'attrazione per la "Grande Cina": circa 100 persone si sono radunate davanti all'ufficio di collegamento giapponese a Taipei (il Giappone non riconosce Taiwan, ma ci fa grandi affari), scandendo slogan e innalzando cartelli sui quali è scritto che le isole appartengono alla Repubblica della Cina (cioè a  Taiwan); tra i manifestanti ci sono sindacalisti e membri di un'associazione nazionalista che rivendica la sovranità cinese sulle Diaoyu.

Il ministro degli esteri di Taiwan, Yang Timothy, ha  annunciato in una conferenza stampa che il governo richiamerà Il capo ufficio di collegamento di Taiwan in Giappone, Shen Ssu-tsun. Secondo Yang «il  Giappone ha violato la sovranità di Taiwan sulle isole, danneggiato le relazioni a lungo termine e creando un'escalation della tensione nella regione orientale», poi ha  convocato il capo dell'Ufficio di collegamento del Giappone a Taiwan, Sumio Tarui, per protestare contro la nazionalizzazione Diaoyu/Senkaku e gli ha chiesto che «il Giappone ritratti subito un'azione illegale. Il Giappone ha la piena responsabilità per eventuali conseguenze negative». Taru ha respinto la protesta di Taiwan affermando che «le isole appartengono al Giappone e le due parti dovrebbero riprendere i negoziati sui diritti di pesca nelle aree intorno alle isole». I negoziati sono fermi da tre anni ed oltre al pesce nel mare dell'arcipelago conteso ci sono anche gas e petrolio. Wu Yu-sheng, un esponente del partito nazionalista del Kuomintang, al potere a Taiwan, ha pronesso che organizzerà una serie di proteste contro il governo giapponese.

I media taiwanesi seguono da vicino la vicenda: l'United Daily News riporta le notizie delle manifestazioni nella Cina continentale e appoggia la decisione di Pechino di inviare navi militari nelle acque delle Diaoyu, definendola «una risposta forte contro il Giappone».

La cosa comincia a preoccupare molto anche gli americani: l'assistente del Segretario di Stato Usa, Kurt Campbel, ha esortato il Giappone e la Cina ad affrontare con calma la questione della nazionalizzazione delle isole Senkaku e, rispondendo ai media cinesi che accusano gli Usa di interferenza a favore del Giappone, ha detto che «gli Stati Uniti non si schierano sulla disputa territoriale». Poi ha chiesto a cinesi e giapponesi di «non intraprendere azioni provocatorie e di mantenere la pace e la stabilità nella regione attraverso il dialogo». Ma ha confermato che per gli Usa «le isole Senkaku rientrano nel campo di applicazione del trattato di sicurezza Giappone-Stati Uniti», pur dicendo che gli Usa non hanno mai preso posizione sulla questione della sovranità territoriale. A dire il vero, nel 1971 il Giappone e gli Usa hanno firmato l'Accordo per la restituzione di Okinawa, con allegata una cartografia che attribuisce le Senkaku/Diaoyu al Giappone. La Commissione esteri dell'Assemblea popolare nazionale (il Parlamento cinese) ha ricordato  solennemente che «il governo cinese  si è fermamente opposto fin dall'inizio a questo atto e non riconosce accordi riguardanti il territorio cinese fatti tra gli Stati Uniti e il Giappone. Sono finito da molto tempo in cui la nazione cinese era soggetta all'intimidazione e all'umiliazione degli altri. Il governo cinese prenderà tutte le misure necessarie per salvaguardare la sua sovranità territoriale nazionale e mantenere i fatti storici e la giustizia».

Intanto la Cina, proprio per riaffermare la sua sovranità sull'arcipelago, ha annunciato che il suo Centro meteorologico nazionale da ieri emette bollettini  meteo per le isole Diaoyu. Il Centro meteorologico cinese ha dichiarato che «le isole Diaoyu ed i loro dintorni fanno parte integrante del territorio cinese dall'antichità. La Cina esercita una sovranità incontestabile su queste isole e le loro adiacenze».

Ma più che per i bollettini meteo i giapponesi devono preoccuparsi di quanto Geng Yansheng, il portavoce del ministero della difesa di Pechino: «Le forze armate cinesi si oppongono totalmente "all'acquisto" dell'isola Diaoyu e di due delle sue isole adiacenti da parte del Giappone». In un comunicato Geng ha accusato il governo di centro-sinistra di Tokyo: «Dall'inizio di quest'anno, ha appoggiato i tentativi delle forze di destra di acquistare le sole, più vanti ha deciso di farlo lui stesso. Questo affaire nuoce gravemente allo sviluppo delle relazioni sino-giapponesi. Il governo cinese e le forze armate cinesi sono fermi e risoluti quanto alla loro determinazione a salvaguardare la sovranità territoriale del Paese».

Tanto per mantenere la calma in un'area che ne avrebbe un gran bisogno, i soliti nordcoreani oggi hanno inviato 6 o 7 pescherecci a violare la frontiera marittima con la Corea del sud, al largo dell'isola di Yeongpyeong, sulla linea di demarcazione nord del fronte tra le due Coree, che i nordcoreani bombardarono nel 2010.  Secondo l'agenzia sudcoreana Yonhap, «le forze navali della Corea del Sud hanno chiesto a più riprese a queste imbarcazioni di ritornare verso il nord». Ma i pescherecci nordcoreani, che spesso sono armati fino ai denti, non rispondono. Il regime nazional-stalinista  di Pyongyang rifiuta di riconoscere la frontiera marittima stabilita unilateralmente alla fine della guerra di Corea (1950-1953) dal Comando delle Nazioni Unite diretto dagli Usa.

 

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