[10/09/2012] News

Giappone: un nuovo parco nazionale contro gli tsunami. Si chiamerà Sanriku Fukku (ricostruzione)

Una diga verde per smaltire i rifiuti dello tsunami?

Il governo giapponese nel 2013 istituirà un nuovo Parco nazionale nelle aree più gravemente colpite dallo tsunami dell'11 marzo 2011 che ha innescato la tragedia nucleare di Fukushima Daiichi. Il Giappone conferma quindi un'ipotesi audace emersa davanti alla gigantesca distruzione ambientale del terremoto/tsunami: investire nella realizzazione di barriere naturali contro le catastrofi future.

Il progetto è stato presentato dalla delegazione giapponese al summit mondiale Iucn in corso in Corea del sud. Il nuovo Parco nazionale, del quale non si conosce ancora la superficie totale, si chiama Sanriku Fukku (ricostruzione) e Keisuke Takahashi, direttore aggiunto della divisione dei Parchi nazionali del ministero dell'ambiente giapponese, ha spiegato che «il Parco ingloberà qualche altro parco naturale esistente, come il Parco naturale di Rikuchu Kaigan. La natura può accordare numerose benedizioni, ma può anche minacciarci. Per prepararci a delle nuove catastrofi dobbiamo accordare maggiore attenzione alla natura ed alle sue capacità di ristabilirsi. Culturalmente I giapponesi sono strettamente connessi alla natura e questo nuovo parco darà loro l'occasione di rianimare i loro sentimenti di orgoglio per la loro natura e la sua conservazione, aprendo allo stesso tempo delle porte per il lavoro, nel settore dell'ecoturismo e dell'educazione». 

Non si capisce se del Parco nazionale Sanriku Fukku farà parte anche la zona di esclusione di Fukushima Daiichi, trasformando l'area in un "parco" integrale come per l'area proibita di Chernobyl.

A Jeju il Giappone ha presentato anche un'altra iniziativa innovativa. Masanori Kobayashi, dell'università nazionale di  Yokohama, ha illustrato al Congresso la Green Dyke Initiative, un progetto di riforestazione unito allo smaltimento dei rifiuti. La "diga verde" in sostanza è una muraglia di terra larga circa 5 metri, sulla quale verranno piantati  alberi, preferibilmente di specie sempreverdi, che   dovrebbe ricoprire l'enorme quantità di rifiuti che lo tsunami del 2011 si è lasciato dietro.

Koyabashi è convinto che si tratti di «un approccio differente dalla diga grigia, che utilizza calcestruzzo invece della terra. La diga verde aiuterà a ridurre l'immenso problema dei detriti lasciati dallo tsunami. La Green Dyke Initiative ha diversi vantaggi, tra i quali una riduzione dei gas serra. I primi test sono stati conclusi. La diga verde è poco costosa è può assicurare una certa protezione della popolazione contro gli tsunami».  

Ma l'idea sembra ancora troppo innovative per la maggioranza della popolazione locali e il dibattito sulla sua realizzazione è molto acceso. Ma Kobayashi è ottimista: «Delle soluzioni partecipative come questa, basate sulla natura, potrebbero servire da modello per ogni ricostruzione». Il progetto sta molto a cuore all'Iucn perché le soluzioni basate sulla natura per i cambiamenti climatici sono uno dei temi centrali  del suo World conservation congress  di Jeju.  

 

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