[04/09/2012] News

Siccità, Enpa, Lipu e Wwf a governo e regioni: riconoscere stato di crisi anche per la fauna

Sospeso dal Tar il calendario venatorio della Sicilia. L’Ue dice no alla caccia in deroga in Veneto

 

Alla vigilia dell'incontro tra il ministro delle politiche agricole, Mario Catania e le Regioni, che ha all'ordine del giorno la siccità, Enpa, Lipu e Wwf rivolgono loro un appello: «Consideriamo molto importante questo appuntamento anche per quanto riguarda la crisi della fauna selvatica, tema che chiediamo sia trattato in modo rigoroso ed approfondito. Le piogge di questi giorni non possono far dimenticare, come alcuni vorrebbero, le conseguenze di una lunghissima stagione di siccità e di incendi, che, in una sinergia devastante, hanno gravemente colpito il nostro patrimonio di biodiversità. Ora, chiediamo misure adeguate. La fauna selvatica, dice chiaramente la legge n.157/92, è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale».

Secondo le tre associazioni «occorre che lo Stato riprenda nelle proprie mani il diritto/dovere di questa responsabilità, che siano ristabiliti ruoli e competenze, che venga ripristinato il rispetto delle regole. E' assai grave che sia caduto nel vuoto l'invito del ministro Catania alle Regioni a sospendere l'apertura anticipata della stagione venatoria. E' gravissimo che le Regioni abbiano ignorato il parere formale dell'Ispra, l'autorità scientifica nazionale, per l'adozione di forti limitazioni alla caccia. E' paradossale che delle Province, che non hanno nessun potere in materia, abbiano respinto l'invito alla sospensione di un Presidente di Regione. Ci preoccupa fortemente la crisi della produzione agricola dovuta alla siccità e riteniamo più che giustificate le richieste di supporto rivolte allo Stato: ma non è accettabile che al riconoscimento della calamità del settore si contrapponga la negazione della crisi della fauna. Invochiamo dunque anche per gli animali selvatici, lo stato di calamità ed il posticipo della caccia fino al ristabilimento delle piene condizioni del recupero delle popolazioni selvatiche"». Ma per Regioni e cacciatori arrivano brutte notizie dalla Sicilia e da Bruxelles.

Il Tar di Palermo ha sospeso il calendario venatorio 2012/2013 impugnato da Legambiene, Lipu e Man per  mancanza del Piano regionale faunistico venatorio e per violazione delle Direttive Comunitarie in materia di Valutazione ambientale strategica e Valutazione di Incidenza.

In una dichiarzione comune, Angelo Dimarca di Legambiente, Nino Provenza della Lipu e Deborah Ricciardi del Man sottolineano che si tratta di un «Importante pronunciamento e di buon senso, che ribadisce la necessità di un Piano faunistico venatorio correttamente approvato, la piena vigenza della normativa comunitaria in materia di protezione dei Siti Natura 2000 ed il rispetto delle censure del Commissario dello Stato. Avevamo già detto che si trattava del peggiore calendario venatorio degli ultimi anni, che tentava di autorizzare in via amministrativa quello che il Commissario dello Stato per la Regione Siciliana aveva già censurato impugnando il 26 aprile del 2012 l'articolo 11 comma 21 e 22 del Ddl 801/2012».

La caccia in Sicilia è quindi sospesa fino a quando l'Assessore regionale alle risorse agricole non emanerà un nuovo calendario venatorio le cui previsioni, in mancanza di un nuovo Piano regionale faunistico venatorio, non potranno eccedere quelle del calendario venatorio 2011/2012. Le tre associazioni siciliane evidenziano che «In particolare sono così salvi i divieti nei Siti Natura 2000 (Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale) previsti lo scorso anno e non potrà essere prolungata la stagione venatoria a febbraio 2013. Siamo soddisfatti perché sono prevalse le ragioni della natura e dello Stato di diritto contro i tentativi di scardinare quanto di buono si era cominciato a fare lo scorso anno al fine di dotare la Sicilia di un Piano faunistico venatorio moderno e conforme alle leggi nazionali, ai pareri dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del ministero dell'ambiente) e soprattutto al diritto comunitario».

A proposito di diritto comunitario, la Direzione generale ambiente della Commissione europea ha scritto all'Italia mattendo sotto accusa un ex ministro dell'agricoltura, il governatore leghista del Veneto Luca Zaia perché la proposta sulla caccia in deroga 2012-2013 della sua Regiomne è illegittima e se verrà approvata l'Italia finirà di nuovo davanti alla Corte di Giustizia Ue e scatteranno sanzioni salate.

Nella lettera inviata dalla Direzione generale ambiente della Commissione europea alla rappresentanza permanente dell'Italia all'Ue si legge: «Il progetto di deroga per la stagione venatoria 2012-2013 predisposto dalla Regione Veneto presenta gli stessi vizi già dichiarati dalla Corte nella sentenza dell'11 novembre 2010 e nuovamente censurati dalla Commissione europea nella lettera di costituzione in mora inviata alla Repubblica italiana il 25 novembre 2011» e poi si aggiunge: «Se per la prossima stagione venatoria 2012-2013 venissero adottate in Italia deroghe illegittime, la Commissione europea non avrà altra scelta che presentare un secondo ricorso dinanzi alla Corte Ue proponendo l'imposizione di sanzioni pecuniarie contro la Repubblica italiana». Il commissario all'ambiente dell'Ue, Janez Potočnik, già  a maggio aveva avvertito il ministro dell'ambiente italiano Corrado Clini che se per l'anno prossimo alcune regioni italiane avessero ripresentato la caccia in deroga scatterebbero le multe dell'Europa. Evidentemente gli assessori siciliani e veneti (e diversi altri) erano distratti o improvvisamente sordi.

Secondo gli esperti della Commissione europea, la proposta di caccia in deroga del Veneto «non contiene una motivazione adeguata e non dimostra l'assenza di altre soluzioni soddisfacenti», oltre a prevedere «Il prelievo di quattro specie di uccelli che, secondo l'articolo 7 e l'allegato II della direttiva, non sono cacciabili in Italia», cioè storno, fringuello, peppola e prispola. Inoltre il progetto «Non dispone controlli specifici e rigorosi in aggiunta alla vigilanza ordinaria» e il fatto che «I capi abbattuti vengano segnati nel tesserino venatorio non vale a rendere più efficaci gli eventuali controlli». L'Ue contesta un altro trucco usato anche da altre regioni: il criterio delle piccole quantità utilizzato per le proposte di deroga  che si basa su stime fatte dall'allora Infs (oggi Ispra) per la stagione 2005-2006 e poi ritenute non valide dalla stessa Infs.

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