[03/09/2012] News

Crisi e stili di vita: per la prima volta in Italia si è ridotto il parco auto circolante!

Lo sostiene il numero uno del gruppo Volkswagen, Massimo Nordio

«Per la prima volta in Italia si è ridotto il parco auto circolante». La notizia che ogni ambientalista attendeva, senza per la verità neppure crederci più di tanto, arriva per bocca del numero uno del gruppo Volkswagen Massimo Nordio. Lo ha detto in un'intervista apparsa oggi su Repubblica dove - snocciolando cifre e statistiche relative al nostro Paese - senza tanti giri di parole afferma: «Siamo in piena demotorizzazione».

L'analisi che porta a questa inaspettata conclusione nasce dal dato duro delle vendite che «chiuderemo a 1,4 milioni di auto anche meno». Non solo, questo livello resterà inalterato dopo il 2013 per almeno tre anni anche nel caso «la crisi economica venga superata». Perché? Ecco la notizia nella notizia, perché non è solo colpa della crisi e del noto stato delle vendite auto in Italia (e in tutto l'occidente ormai) che vede il mercato per lo più come di sostituzione, bensì «per la fortissima penalizzazione per chi acquista un'auto (...) e per lo stravolgimento, del rapporto con l'automobile, soprattutto per le nuove generazioni».

Come, come? «Oggi - spiega Nordio - ci sono i voli low cost che con trenta euro ti portano dall'altra parte dell'Italia e anche all'estero. Con tre ore di treno è possibile raggiungere Milano o Verona partendo da Roma. L'auto dunque non è più competitiva, quindi nemmeno necessaria». Ma non solo: «a cambiare le carte in tavola si aggiungono anche i social network, skype e gli smartphone, tutti elementi che hanno contribuito a stravolgere il rapporto tra giovani e l'auto. Oggetti che rendono tutti più vicini».

Apriti cielo, perché Nordio non lo dice, ma se le cose stanno così cade un altro mito: quello dell'auto come status symbol specialmente tra i giovani. Giusto usare il condizionale, anzi, obbligatorio, ma se fosse così allora qualcosa sta cambiando davvero. E una svolta verso una mobilità più sostenibile diventa allora meno una chimera e più un progetto realizzabile anche in tempi relativamente veloci. Ovvio che ci sia da pagare un dazio. Ovvero che stando così le cose le fabbriche italiane di auto saranno sempre più ridimensionate. E dunque quella riconversione che noi per primi auspicavamo quando ancora l'auto era agli albori della crisi di vendite tenute su solo dagli incentivi alla rottamazione, oggi diventa giocoforza l'unica alternativa possibile ma con un prezzo altissimo da pagare in termini di occupazione.

Ma dal'altra parte non si poteva andare avanti come in passato. Quando si era arrivati all'idea che ogni individuo patentato dovesse avere una sua auto e chi se lo poteva permettere anche più di una. Era una crescita folle, non solo per l'inquinamento che un parco auto sempre in aumento porta con sé ma anche per ragioni si spazi vedi alla voce traffico e parcheggio. E già allora, infatti, segnalavamo quanto sarebbe stato opportuno rilanciare il trasporto pubblico; il car shraing; la bici; e più in generale almeno l'uso dell'auto solo quando realmente necessario, invertendo così una tendenza che era quella di andare con l'auto ovunque e comunque e magari con motori sempre più potenti e carrozzerie sempre più grandi e vistose. Se davvero si è voltato pagina come sempre, siamo di fronte a una rivoluzione o a uno "stravolgimento" come dice Nordio che porterà con sé anche una cambiamento notevole dei punti vendita (cose che già anni fa mettemmo in evidenza) che fa spingere il numero uno del gruppo Volkswagen a sostenere che: «Così come avviene per i beni di consumo deve accadere per l'auto. Va pagato non più il possesso ma solo l'uso. La rete di vendita quindi va rivista perché è cambiato il processo d'acquisto che si svolge sempre più fuori dai concessionari».

Una decrescita non certo felice, visto i tanti posti di lavoro che saranno lasciati sul campo, che se fosse stata governata forse avrebbe avuto un altro impatto sociale, mentre darà crediamo frutti ambientalmente parlando specialmente nelle città e verosimilmente anche a livello sanitario, perché meno auto in giro, significa anche meno incidenti.

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