[03/09/2012] News

Aosis: «Basta con la vacca da mungere dell’Hfc-23 nel Clean development mechanism»

Secondo l'Alliance of small islands states (Aosis), l'inclusione di questi progetti nei crediti previsti dal Clean development mechanism (Cdm) del Protocollo di Kyoto e nei carbon market è «inappropriata»

Le Nazioni più a rischio per l'aumento del livello del mare hanno detto ai climate change talks in corso a Bangkok che non sosterranno qualsiasi tentativo di continuare ad includere le emissioni di Hfc-23 (trifluorometano) nei carbon market in fase di negoziazione e in un nuovo trattato sul clima, definendo le riduzioni di emissioni di Hfc-23 «la più grande vacca da mungere» del business all'interno dei negoziati internazionali sul clima. Secondo l'Alliance of small islands states (Aosis), l'inclusione di questi progetti nei crediti previsti dal Clean development mechanism (Cdm) del Protocollo di Kyoto e nei carbon market è «inappropriata» per regolamentare le emissioni di questi gas serra. «Non vogliamo vedere l'Hfc-23 nei nuovi meccanismi di mercato. Pensiamo si debba di fare attenzione con i mercati per tagliare  tali emissioni - ha detto Hugh Sealy, un negoziatore di Grenada, che rappresenta a Bangkok più di 40 nazioni  vulnerabili -  L'alleanza si oppone anche all'Hfc-23 nei nuovi mercati, non è favorevole a decisioni retroattivi che potrebbe compromettere la capacità dei progetti esistenti di guadagnare crediti nell'ambito del Cdm».

La cosa non è affatto piaciuta ai due più grandi Paesi emergenti, Cina ed India, dove ci sono numerose fabbriche chimiche che hanno fatto affari (e truffe) per centinaia di milioni di dollari con il taglio delle missioni di Hfc-23, un gas 12.000 volte più potente della CO2 che viene emesso durante la produzione dei refrigeranti utilizzati nei sistemi di condizionamento.

Molte associazioni ambientaliste criticano questa pratica: il  costo di abbattere questo gas è spesso di pochi centesimi a tonnellata, mentre le Certified emission reduction (Cer) sono arrivati fino ad oltre 20 dollari e rappresentano rappresentato quasi la metà di tutte le quote Cdm emesse dall'Onu. Dopo una serie di scandali e indagini, la domanda di crediti Cdm è crollate e nel 2011 l'Ue, seguita da Australia e Nuova Zelanda,  ha vietato alle sue imprese di utilizzare crediti Hfc-23 per raggiungere i loro  obiettivi di quote di emissioni. Ma alcuni Stati europei e la Cina non hanno ancora escluso di utilizzare le quote Hfc-23 per soddisfare i loro impegni volontari o vincolanti in materia di taglio delle emissioni.  

I Paesi Aosis  sono invece alleati di Cina ed India nel chiedere ai Paesi ricchi di colmare il gap tra le loro emissioni di gas serra ed i tagli necessari per evitare pericolosi cambiamenti e nel denunciare il deficit dei finanziamenti promessi per quest'anno e di quelli stanziati fino al 2014.

Aosis fa l'esempio dei recenti eventi meteorologici estremi come indicatore dell'impatto che il cambiamento climatico sta già avendo sulle comunità e per la necessità di ulteriori impegni.

La rappresentante dell'Aosis a Bangkok, Marlene Mosè, ha letto una dichiarazione comune: «Questo meeting si è aperto nel periodo immediatamente successivo di un tifone mortale nella Repubblica di Corea e ad un uragano che si è abbattuto nei pressi di New Orleans, nel settimo anniversario di Katrina, promemoria potenti dell'urgente necessità di ridurre le emissioni di gas serra. La scienza dimostra chiaramente che le le emissioni devono essere drasticamente abbassate nel breve termine se vogliamo preservare la probabile possibilità di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C o a 1.5° C. Niente di meno potrebbe  garantire un livello di rischio inaccettabile per le piccole isole, le cui prospettive di sviluppo, la vita e la sopravvivenza sono in bilico».

Dalle piccole isole minacciate dall'aumento e dall'intensità delle tempeste, dall'erosone costiera, dalla salinizzazione delle riserve idriche e dalla perdita di habitat marini, arriva l'ennesimo drammatico appello a prolungare e potenziare il Protocollo di Kyoto: «Cinque anni di periodo (di impegno) permetterebbero ai Paesi di aumentare le loro ambizioni in risposta a quinto assessment report  dell'Ipcc, previsto per la fine del  2014. Vogliamo anche vedere i nuovi impegni applicati in via provvisoria dal primo  gennaio 2013, per garantire che non ci siano gap negli impegni giuridici del primo periodo di impegno fino alla fine dell'anno. Inoltre, con  la fiducia nello sviluppo della volontà dei Paesi ad ovviare ai propri impegni per fornire finanziamenti per il clima ei quali si dibatte, abbiamo bisogno di vedere proposte concrete per garantire che sui realizzino  i 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020, così come è stato concordato».

 

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