[29/08/2012] News

L’Ue vuole mappare i fondali marini: «Dal mare nuove opportunità di crescita blu e di occupazione»

Secondo la Commissione europea gli oceani e i mari che circondano l'Europa offrono nuove opportunità per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020

Secondo la Commissione europea «gli oceani e i mari che circondano l'Europa offrono nuove opportunità di crescita e di occupazione per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020. Per sfruttare al massimo questo potenziale occorre una migliore conoscenza di ciò che avviene in fondo al mare». Per questo, sempre la Commissione, propone di creare entro il 2020 «una mappa digitale dei fondali marini europei riunendo tutti i dati esistenti in una banca dati coerente e accessibile a tutti».

Il Libro verde "Conoscenze oceanografiche", adottato oggi dalla Commissione Ue avvia una consultazione resterà aperta fino al 15 dicembre, per stabilire come realizzare tutto questo e che pone una serie di interrogativi, tra i quali «come è possibile integrare gli sforzi attualmente in atto negli Stati membri in uno sforzo comune dell'Ue?", "Come è possibile sviluppare nuove tecnologie di osservazione meno costose?" e "Quale può essere il contributo del settore privato?»

La Commissione europea è convinta che i mari europei «Possono fornire posti di lavoro stimolanti e remunerativi in grado di soddisfare le aspettative dei nostri giovani, l'energia pulita di cui abbiamo bisogno se vogliamo evitare una catastrofe climatica, proteine per una sana alimentazione, farmaci o enzimi derivanti da organismi che vivono nelle condizioni più estreme di temperatura, buio e pressione in cui può svilupparsi la vita. Inoltre, le attività di estrazione mineraria in alto mare possono soddisfare il crescente fabbisogno di materie prime a livello mondiale».

Secondo il Libro verde, «Queste nuove opportunità di crescita blu e di occupazione sono trainate da due fattori. In primo luogo, la carenza di terre e acque dolci disponibili incoraggia l'umanità a riconsiderare il 71% della superficie del pianeta coperto da acque salate. In secondo luogo, i rapidi avanzamenti delle tecnologie per l'osservazione, la gestione remota e la costruzione in ambiente sottomarino, sviluppate principalmente nel settore petrolifero, possono essere utilizzati in varie altre industrie nascenti in condizioni oceanografiche e meteorologiche molto diverse. Per sfruttare tali possibilità, occorre facilitare l'accesso a tutti gli investimenti possibili, ridurre i costi e i rischi e stimolare l'innovazione, garantendo inoltre che questa espansione dell'economia blu sia sostenibile. Le risorse sono abbondanti, ma non infinite. È dunque necessario sapere qual è lo stato attuale dei mari, com'era in passato e come potrebbe cambiare in futuro. Dobbiamo comprendere in che modo i cambiamenti climatici incideranno sugli oceani e viceversa».

I dati sono attualmente detenuti da centinaia di enti europei e la Commissione evidenzia che «È difficile reperire dati su un determinato parametro in un settore particolare o ottenere l'autorizzazione per utilizzarli e la creazione di un insieme coerente di dati fra loro incompatibili provenienti da fonti eterogenee richiede molto tempo. Ciò costituisce un aggravio dei costi sostenuti dagli operatori marittimi e per questo molte attività potenziali non riescono mai a decollare». La Commissione vuole collaborare con gli Stati membri «Per riunire le risorse e i meccanismi disponibili affinché tali conoscenze siano accessibili a beneficio delle imprese del settore, delle autorità pubbliche, dei ricercatori e della società».

Nella sua comunicazione del settembre 2010 "Conoscenze oceanografiche 2020", la Commissione aveva dimostrato che «Una migliore gestione dei dati e delle osservazioni marine consentirebbe di ridurre i costi delle operazioni in mare, stimolare l'innovazione e ridurre le incertezze legate all'evoluzione futura del mare». Una prima serie di azioni preparatorie nell'ambito della politica marittima integrata dell'Ue ha permesso di avviare prototipi di piattaforme di dati che consentono di accedere ai dati marini detenuti da enti pubblici europei. Somno stati costituiti 6 gruppi di assemblaggio tematico dei dati (idrografia, geologia, fisica, chimica, biologia ed habitat fisici) che hanno riunito un network di 53 organizzazioni. Al tempo stesso, nell'ambito del programma europeo di monitoraggio della terra (Gmess) è stato istituito un servizio marittimo che utilizza i dati ottenuti via satellite e in situ per fornire previsioni oceanografiche, mentre il quadro per la raccolta dei dati dell'Ue ha introdotto un procedimento strutturato per la raccolta di dati sulla pesca.

Ora la Commissione dice che «La nuova mappa digitale multirisoluzione continua dei fondali marini europei deve presentare la massima risoluzione possibile e includere aspetti quali la topografia, la geologia, gli habitat e gli ecosistemi. Essa deve inoltre offrire un accesso a osservazioni e informazioni aggiornate sullo stato fisico, chimico e biologico della colonna d'acqua, accompagnate da dati relativi all'impatto delle attività umane e da previsioni oceanografiche. Tutte queste informazioni devono essere facilmente accessibili, interoperative e senza limitazioni d'uso. Il sistema deve essere alimentato da un processo sostenibile che ne migliori progressivamente l'idoneità allo scopo perseguito e che aiuti gli Stati membri a massimizzare le potenzialità dei rispettivi programmi di osservazione, campionamento e studio dell'ambiente marino».

Maria Damanaki, commissaria Ue agli affari marittimi e pesca, ha detto che  «l'economia europea può trarre beneficio da un approccio più strutturato alla conoscenza dell'ambiente marino. Tale approccio può migliorare la competitività di quanti operano nei nostri mari e sulle nostre coste nella misura di 300 milioni di euro all'anno e creare nuove opportunità per un valore di altri 200 milioni di euro all'anno. I vantaggi derivanti da una riduzione dell'incertezza sono più difficili da calcolare, ma si stima che, se fosse possibile ridurre del 25% annuo l'incertezza relativa al futuro innalzamento del livello dei mari, ciò consentirebbe ogni anno ai responsabili della protezione delle coste europee un risparmio di altri 100 milioni di euro. Una prima serie di progetti pilota ha dimostrato la fattibilità di tale approccio. Ci baseremo sugli insegnamenti tratti da queste esperienze». 

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