[20/08/2012] News

L'età della pietra e l’età del petrolio

Michele Urbano*

In merito al nuovo piano per la crescita firmato Monti-Passera quello che stupisce è il ruolo strategico attribuito a nuove - si fa per dire - scelte energetiche, attuate con l'intenzione di abbassare (in maniera non meglio quantificata) le tariffe, che scommettono sul cosiddetto metano e petrolio italico, la cui produzione dovrebbe essere incentivata fino a coprire il 20% del fabbisogno nazionale.

Il nostro Paese continua quindi imperterrito ad improvvisare scelte energetiche che, per loro natura, sono di lungo periodo (il referendum sul nucleare si è tenuto appena l'anno scorso), in assenza di un programma energetico nazionale degno di questo nome, in grado cioè di valutare tutte le politiche atte ad assicurare indipendenza energetica alla nazione privilegiando le scelte che massimizzino il valore delle stesse, quale rapporto fra l'utilità (ovvero la soddisfazione di prefissate esigenze in termini di prestazioni) ed il costo globale (che comprende tutte le risorse necessarie per produrre e gestire il bene, nel quale includere concetti quali "ERoEI", "fertilità del suolo", "disponibilità idrica", conteggiando quindi anche - Taranto docet- le esternalità). Serve cioè un programma certo che possa essere valutato utilizzando un metodo affidabile, strumento indispensabile per misurare in maniera oggettiva le politiche di sviluppo e per definire con esattezza cosa vogliamo ed a quale costo.

Le scelte sopra enunciate sono oltretutto anche sbagliate nel merito in quanto, come già altri autorevoli commentatori hanno fatto notare, le riserve accertate di idrocarburi relegano il nostro paese ad un ruolo di figurante o poco più, ed il fatto che il nostro sottosuolo sia "attenzionato" da molteplici appetiti è conseguenza della percentuali di compensazioni ambientali tra le più basse al mondo. Quel che è peggio è che le azioni annunciate non contemplano nemmeno l'adozione di programmi strategici già concordati in altri ambiti.

A questo proposito è utile leggere la seguente dichiarazione: «La nostra proposta mira a rendere più efficiente l'uso dell'energia nella nostra vita quotidiana e ad aiutare i cittadini, le autorità pubbliche e l'industria a gestire meglio il loro consumo energetico. Ciò dovrebbe anche concretizzarsi in bollette più contenute e creare un forte potenziale per nuovi posti di lavoro in tutta l'UE». Chi ha parlato: un gruppo di ambientalisti arboricoli e vegani? No, Günther Oettinger, Commissario europeo per l'Energia, a commento dell'accordo raggiunto in Commissione Europea il 14 giugno 2012 in merito ad un provvedimento che è stimato possa produrre  mediamente circa 1000 euro all'anno di risparmio per famiglia e che diventerà legge il prossimo settembre.

Oettinger, continuando nel proprio discorso, ha enunciato il punto di vista della Commissione per cui: «L'energia meno costosa è quella che non si consuma. Il conto alla rovescia per raggiungere l'obiettivo europeo del 20% di efficienza energetica al 2020 è partito. Senza la Direttiva Europea sull'Efficienza Energetica», l'Europa potrebbe raggiungere solamente il 10% al 2020. Con le misure vincolanti introdotte dalla direttiva sull'efficienza energetica, è stimato che l'Unione Europea potrà raggiungere approssimativamente il 17%.

La Direttiva sull'Efficienza Energetica porta avanti misure giuridicamente vincolanti a intensificare gli sforzi degli Stati membri di utilizzare l'energia in modo più efficiente in tutte le fasi della catena energetica - dalla trasformazione di energia e la sua distribuzione al suo consumo finale. Questi includono:

Il miglioramento dell'efficienza energetica aiuterà l'economia dell'UE ad essere più competitiva e creare crescita fino a 400mila posti di lavoro aggiuntivi. Così come l'età della pietra non si è conclusa perché sono finite le pietre quella del petrolio non terminerà perché verrà estratta l'ultima goccia di petrolio dall'ultima delle riserve esistenti.

*Legambiente Lucca

 

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