[17/08/2012] News

Gli aerei del futuro andranno a biocarburante da alghe? Coltivazioni già avviate nel deserto israeliano

A sud, Israele ha deserti caldi e secchi e con acquiferi sotterranei salmastri o vere e proprie soluzioni saline. Territori difficili da colonizzare perfino per la pioneristica agricoltura israeliana, ma le alghe potrebbero fiorire in questi luoghi estremi, anzi lo stanno già facendo, crescendo in stagni e vasche: per loro le condizioni in Israele sembrano perfette. A coltivale è una nuova società di Tel Aviv, la Univerve, che sta cercando di trasformare le alghe in un combustibile rinnovabile di terza generazione da utilizzare oggi ed in futuro.

Gli alti prezzi del petrolio, il blocco del gas proveniente dal Sinai egiziano, le difficoltà geopolitiche incontrate nel possibile sfruttamento dei giacimenti di gas tra Cipro e le sue coste, la lotta contro i gas serra, hanno spinto Israele ad impegnarsi fortemente nel movimento internazionale per realizzare nuovi biocarburanti da fonti rinnovabili.

"No Camels Israeli innovation News" sottolinea che il dipartimento dell'Energia Usa aveva previsto negli anni '70 lo sviluppo delle alghe come materia prima per i biocarburanti, «ma fino ad ora nessuna agenzia o società è riuscita a rendere il sistema agricolo delle alghe efficiente sotto il profilo dei costi». Ci ha provato l'israeliano Isaac Berzin, che ha fondato GreenFuel negli Usa, ed un'altra società israeliana - la Seambiotics - sta lavorando da tempo sulle alghe, ma non è ancora riuscita a realizzare un carburante commercialmente valido.

La Univerve è stata fondata nel 2009 e il suo amministratore delegato Ohad Zuckerman sta approntando un processo di sistema per commercializzare la compagnia. Zuckerman ha 20 anni di esperienza nella coltivazione industriale di sementi e ritiene che applicando gli stessi fattori di stress alle alghe si potrà realizzare un combustibile economico. «Non stiamo lavorando con le colture transgeniche - ci tiene a precisare Zuckerman - ma utilizziamo la selezione tradizionale, mettendo le alghe sotto stress, e quindi ricercando alcuni tratti, come la robustezza dei ceppi. Abbiamo deciso di puntare sulle alghe perché non competono per le risorse alimentari, la terra o l'acqua potabile, così come i biocarburanti di prima e seconda generazione, come la canna da zucchero, il mais o il legname». Utilizzando alghe tolleranti al sale queste possono essere coltivate nei deserti dove il suolo è abbondante ma dove le piante non crescono. Il sistema israeliano utilizza solo acqua salmastra, non utilizzabile per la maggior parte di altri scopi.

Zuckerman spiega su No Camels: «Attualmente abbiamo un impianto pilota nel Rotem Industrial Park nei pressi di Dimona (nella foto). Entro la fine del 2012 avremo completato il progetto pilota. Quest'anno stiamo attuando la razionalizzazione, compresa l'estrazione. Entro il 2014 inizieremo la realizzazione del primo progetto in Israele ed abbiamo già iniziato a scambiare contratti con i proprietari dei terreni. Per quanto riguarda i progetti al di fuori di Israele, abbiamo iniziato a lavorare con le aziende americane che ci hanno inviato la loro acqua per i test, e ci accingiamo ad effettuare le prove. Stati americani come California, Arizona e New Mexico sarebbero perfetti per le aziende agricole delle alghe, così come molte aree in Africa, dove Univerve ha avviato operazioni». Durante la fiera internazionale Agritech che si tiene in Israele a maggio, Zuckerman ha incontrato una delegazione nigeriana.

Intanto Univerve sta cercando finanziamento per 5 milioni di dollari, da destinare in parte alla costruzione del primo impianto commerciale. La società si concentrerà soprattutto sulla selezione dei ceppi di alghe; le giuste coltivazioni, l'efficacia e la raccolta e poi, con un partner americano, procederà ad estrarre carburante. I partner strategici del progetto potrebbero essere aziende interessate alla produzione, distribuzione e raffinazione  di carburanti, compagnie aeree, di trasporto o di ingegneria. 

«Il trasporto aereo è un mercato particolarmente interessante per biocarburanti a base di alghe - dice Zuckerman - perché il carburante non congela a temperature estreme di meno 60 gradi centigradi che ci sono in alto nell'aria». Le compagnie petrolifere soffrono per gli alti e bassi del prezzo del petrolio, un combustibile prodotto dalle alghe non avrebbe questi sbalzi di prezzo e potrebbe rappresentare un'alternativa sicura e stabile.

I vantaggi di un nuovo bio-combustibile "economico" sarebbero enormi: le imprese che lo producono potrebbero incamerare carbon credits e, visto che  le coltivazioni di alghe assorbirebbero CO2 dall'atmosfera,  la combustione del loro bio-carburante sarebbe carbon-neutral. Zuckerman conclude: «La legislazione in Europa sta richiedendo alle compagnie aeree di compensare il loro consumo di carburante. Un biocarburante a base di alghe è un modo perfetto per le compagnie aeree di raggiungere questo obiettivo». 

 

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