[16/08/2012] News

Le mafie a tavola, Legambiente denuncia le mani in pasta della criminalità organizzata

Contro le mafie nel piatto, a FestAmbiente il ristorante vegetariano più grande d'Italia

Le mafie a tavola sono il nuovo fronte della criminalità organizzata: «Un'aggressione senza precedenti al made in Italy gastronomico», denuncia Legambiente alla manifestazione nazionale che si svolge a Rispescia (Gr) fino al 19 agosto. Il secondo Rapporto Ecomafia di Legambiente nel 2011, sommando i dati messi a disposizione dal comando carabinieri per la tutela della salute, dal comando carabinieri politiche agricole, dal Corpo forestale dello stato e dalle capitanerie di porto, spiega che «i reati accertati nel settore agroalimentare sono stati 13.867, più che triplicati rispetto al 2010, mentre i sequestri sono stati pari a 1,2 miliardi di euro, con un danno erariale di oltre 113 milioni».

I clan con "mani in pasta" sono 27 e secondo il Cigno Verde «a tavola è seduto il gotha delle mafie: dai Gambino ai Casalesi, dai Mallardo alla mafia di Matteo Messina Denaro, dai Morabito ai Rinzivillo. "Eche investono anche nella ristorazione: sulla base delle recenti inchieste e dei sequestri di beni, si è stimato in almeno 5.000 il numero dei locali nelle mani della criminalità, fra ristoranti, pizzerie, bar, intestati soprattutto a prestanome e usati come copertura per riciclare i soldi sporchi. Si tratta di numeri che meritano un approfondimento, proprio per la particolare gravità di queste attività illegali, che impattano su un settore economico, quello agroalimentare, di grande rilievo per il nostro paese e minacciano la salute dei cittadini. Le inchieste della magistratura, le relazioni della Direzione investigativa antimafia e della Direzione distrettuale antimafia hanno rintracciato la mano delle mafie su tutto: carni macellate, acqua, latte e latticini, frutti di mare, caffè, mercati ortofrutticoli». 

Nella sua relazione 2011 la direzione nazionale antimafia, scrive:  «I gruppi criminali sono in grado di gestire tutte le attività relative alla produzione e allo smercio dei prodotti agricoli, lungo tutta la filiera che va dalla produzione, al trasporto e alla distribuzione. Sono, in particolare, i grandi mercati ortofrutticoli, come quelli di Fondi, Vittoria e Milano, a suscitare gli interessi dei clan. È qui che le varie famiglie mafiose stringono affari, senza pestarsi troppo i piedi. Si dividono i compiti e accumulano profitti illeciti soprattutto nelle fasi intermedie, a cominciare dai trasporti».

Alle mafie non interessano certamente  chi coltiva la terra e non riesce a ricavarne un reddito e  consumatori che faticano ad arrivare alla fine del mese. L'entità degli interessi mafiosi nel settore agroalimentare, in tutto il paese ma soprattutto al Sud, si misura anche attraverso altri indicatori - spiegano a FestAmbiente -  La relazione dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati e sequestrati relativa all'anno 2011, per esempio, censisce 83 aziende del settore agricoltura, caccia e silvicoltura, il 5,47% del totale di quelle confiscate al 31 dicembre dello scorso anno, cui andrebbe aggiunta una quota delle aziende del settore pesca, trasporti e commercio. Va poi aggiunto che 2.062 dei 10.438 beni immobili confiscati sono terreni agricoli».

Legambiente evidenzia un altro punto critico: il cosiddetto italian sounding, una delle forme più diffuse di imitazione del Made in Italy nel settore agroalimentare, «Rappresentato da quei prodotti che, pur non essendo tecnicamente contraffatti, richiamano in qualche modo, nei colori o nei nomi, l'italianità degli ingredienti, della lavorazione o del prodotto stesso senza però che le materie prime e la relativa lavorazione siano effettivamente italiane. L'italian sounding ha un valore pari a circa 60 miliardi di euro l'anno, su scala mondiale (164 milioni di euro al giorno). Una cifra che è 2,6 volte superiore rispetto all'attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari (23,3 miliardi di euro nel 2009)».

Contro le mafie a tavola, per tutelare il made in Italy a Festambiente è aperto il ristorante vegetariano più grande d'Italia con oltre 20 piatti vegetariani, serviti quotidianamente in stile mediterraneo, fatti con prodotti di prima qualità e biologici, con lavorazioni calibrate e un'attenzione al territorio, preparati dallo chef internazionale Giuseppe Capano con prodotti sani, saporiti e di filiera corta. È una cucina basata sulle straordinarie risorse del mondo vegetale sfruttando le sinergie tra verdure, ortaggi, legumi e cereali arricchiti dove necessario con latticini e uova, per semplificare si potrebbe definire vegetariana, ma si preferisce chiamarla Cucina delle Verdure intendendo così sottolineare e valorizzare al meglio prodotti che nella cucina classica recitano spesso un ruolo minore.

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