[08/08/2012] News

Ilva, si può essere più insostenibili della Fornero? Sì ... sul Sole24Ore

 Il compito era arduo: schierarsi in una posizione ancora più insostenibile ambientalmente, socialmente, e un po', anche umanamente, rispetto all'attuale Governo e a uno dei suoi ministri più in vista. Eppure, questa mattina, il quotidiano di Confindustria, in appena mille battute, poche e concise frasi buttate lì, in prima pagina, è riuscito a superare l'insostenibilità di certe decisioni della ministra Fornero. Mentre il Sole 24 era appena arrivato in edicola con un titolo accattivante ("Il lavoro prima di tutto") ma altrettanto mistificatorio per tentare di difendere l'indifendibile, l'inflessibile ministra era in diretta a Radio anch'io a spiegare dobbiamo «rifiutare la contrapposizione tra lavoro e salute e che occorre cercare un equilibrio».

Nel pezzo, che appare senza firma ma solo con la sigla a.o. in una lunghezza più consona a un articolo di satira o alla breve riflessione, l'autore difende l'operato del gruppo Riva che viene descritto come «la famiglia» che «ha investito molto per attutire gli impatti ambientali della produzione», e per questo, «che mantenere gli arresti domiciliari per i proprietari e per il capo-stabilimento sembra una misura di inutile accanimento, salvo che non siano state riscontrate (improbabili) responsabilità eclatanti». Sull'inopportuna difesa non è neanche il caso di soffermarsi visto che c'è un'indagine in corso e per quanto dure, le misure restrittive nei confronti dei Riva, sono state evidentemente valutate come necessarie, e quindi da rispettare.

Ciò che più colpisce nel pezzo, è l'approccio al tema e il rudimentale tentativo di battere sul tasto dolente dei numeri in negativo della disoccupazione affiancandoli a quelli del Pil per dire che il lavoro va salvato a tutti i costi: «Almeno il lavoro è salvo dopo questa sentenza del riesame e, nel giorno in cui il Pil si scopre precipitato a -2,5%, è una buona notizia». E a dire che sia una buona notizia, ci vuole davvero coraggio. Addirittura, sempre secondo a.o., sulla "partita" tarantina si sarebbero concentrate le attenzioni degli «investitori di tutto il mondo che guardano a questa vicenda per stabilire se l'Italia sia un luogo dove insediarsi e dove scommettere oppure no», come se l'incertezza del dovere e del diritto (ambientale) fosse l'unica variabile (fondamentale si, ma in mezzo ad altre) da tenere in considerazione.

In realtà, di buone notizie, da Taranto non ce ne sono da anni. Non era difficile immaginare che non ne potessero arrivare. Fare impresa senza produzioni di qualità e senza programmare le attività a fronte di una politica industriale sostenibile ambientalmente (e magari socialmente), sono state le principali cause dell'attuale disastro delle acciaierie. Non averlo capito (o aver finto di non capire) continuando a ribadire nell'articolo di oggi, che dobbiamo prima di tutto "salvare il lavoro", non può che portare altre situazioni simili a quella pugliese. Situazioni che saranno tanto più gravi se la linea degli industriali è la stessa del quotidiano di loro proprietà nel quale si lascia passare il messaggio che pur di lavorare, si devono mettere in secondo piano quelle che sono le priorità per porre le basi a uno sviluppo sostenibile (che potrebbe portare magari anche maggiore competitività a livello globale). L'intervento della Fornero di stamani a Radio anch'io, per quanto velato di una patina di retorica, centra il nocciolo della questione: «Deve essere possibile lavorare in un'acciaieria che non metta a rischio la salute dei lavoratori e che Taranto abbia una fabbrica senza che la salute dei cittadini ne risenta». Non sarà certo un manifesto per una politica industriale del futuro, ma almeno con questo approccio non si continua a tenere scissi il diritto dei lavoratori a mantenere il posto lavoro (e alla salute) dall'esigenza della nascita e dell'affermazione di una nuova industria diversa da quella che abbiamo visto fino ad oggi.

Intanto, nel tardo pomeriggio, il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ha fatto sapere di condividere «il suggerimento dell'onorevole Raffaele Fitto e del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola di coinvolgere nel "Tavolo per Taranto" direttamente il vicepresidente Tajani».Clini è da tempo in contatto con il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, per valutare la possibilità di sostenere con finanziamenti europei iniziative per utilizzare anche all'Ilva di Taranto tecnologie innovative finalizzate alla protezione dell'ambiente e al miglioramento della produzione.

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