[07/08/2012] News toscana

Toscana, siccità: l'agricoltura chiede lo stato di calamità naturale

Si susseguono le ondate di caldo africano che colpiscono la penisola (o almeno il centro sud del Paese). In Toscana, non piove seriamente da mesi, i pozzi sono vuoti, i fiumi sono in secca e il settore agricolo è il primo ad alzare bandiera bianca.

La prolungata siccità ha già compromesso i futuri raccolti: secondo le organizzazioni agricole i danni ammontano ad oggi ad oltre 60 milioni di euro in Toscana, ma i conti definitivi andranno fatti più avanti perché la situazione potrebbe ancora aggravarsi. Le organizzazioni agricole, Coldiretti, Cia e Confagricoltura, hanno fatto presente questo quadro all'assessore regionale all'Agricoltura, Gianni Salvadori, a cui hanno inviato una lettera, dopo che il Governo centrale ha aperto alla possibilità di dichiarare lo stato di calamità naturale in alcune zone del paese dove la siccità ha provocato ingenti danni.

«Il 30% del pomodoro, il 50% di mais, girasoli e barbabietola sono già persi - ha sottolineato Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana - ma anche olio e vino stanno soffrendo e queste due produzioni, da sole in Toscana, valgono una buona fetta del nostro Pil agricolo. Il quadro è drammatico e molto incerto. Ad oggi non sono previste piogge e questo è ancora più preoccupante».

Stessa situazione per il settore zootecnico: nei pascoli la produzione di foraggere è praticamente azzerata e la mancanza di foraggi freschi ha avuto inevitabili ripercussioni sulla lattazione dei bovini: «lo stress ha già provocato una diminuzione della produzione di latte intorno al 20%, come per le uova, per non parlare dei costi per l'alimentazione». Infatti gli allevatori sono costretti ad utilizzare le scorte invernali, cosa che si traduce in un sensibile aggravio dei costi e nella necessità di andare a reperire il fieno anche fuori dalla regione.

«E' emergenza siccità in tutta la regione - ha aggiunto Giordano Pascucci, presidente Cia Toscana - temperature eccezionali ed assenza di piogge hanno generato una situazione di criticità diffusa nelle campagne; occorre assicurare tempestivamente alle imprese agricole adeguati sostegni per "tamponare" l'emergenza e, per il futuro, mettere in atto un efficace piano straordinario di interventi per rendere disponibile l'acqua per le attività agricole, risorsa indispensabile per assicurare quantità e qualità delle produzioni».

La siccità sta mettendo in crisi anche il settore vivaistico: nella piana dell'Ombrone, dove si concentra il 35% della produzione nazionale di piante ornamentali e il 77% di quella regionale, tutti i corsi d'acqua che attraversano i 5.000 ettari di coltivazioni sono completamente asciutti da almeno due settimane. «E' partendo da questo scenario che gli agricoltori hanno richiesto un intervento urgente a sostegno delle imprese. Non possiamo aspettare che la siccità ed il caldo brucino la nostra agricoltura» hanno concluso i presidenti delle organizzazioni agricole.

La Regione Toscana si è subito fatta carico della situazione e ha fatto partire la richiesta al governo di stato di calamità naturale in modo da assicurare una copertura finanziaria tale da poter garantire il reddito alle imprese agricole toscane. La criticità è tale che può essere tamponata solo in questo modo visto che ormai i danni sono fatti. In futuro però le risorse economiche devono essere impiegate per prevenire questa criticità attraverso un percorso di adattamento che metta parzialmente a riparo i settori di utilizzo della risorsa idrica e gli ecosistemi, da questi eventi estremi che si presenteranno sempre con maggiore frequenza.

Parlare un giorno dei problemi dell'agricoltura, un altro dell'acqua che non arriva nelle case e poi delle acque dell'Arno che non hanno più ossigeno, non ha senso. Ci vuole una sola "cabina di regia" a livello centrale come in Toscana, per dare attuazione ad un piano che parta dalla "spending review" della risorsa e che quantifichi l'acqua oggi disponibile che non viene, per vari motivi, utilizzata (vedi acque reflue). In un quadro basato su numeri certi si può pensare poi di investire le esigue risorse in infrastrutture dove c'è reale bisogno. Al contempo è necessario imparare a convivere con questa realtà cambiando leggermente le abitudini quotidiane di imprese e cittadini. 

 

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