[06/08/2012] News

Marche, blitz di Goletta Verde contro il cemento nel Parco Monte San Bartolo

Solo 72 km costieri sono sfuggiti al cemento, 26 nei Parchi

Dopo aver denunciato il consumo di suolo nella Marche, Goletta Verde con un blitz di ha puntato i riflettori sul Parco Naturale Monte San Bartolo, un gioiello naturale che è a rischio dell'assalto del cemento. «Fermare l'assalto alla zona del Parco Naturale Monte San Bartolo che da terra e da mare è minacciato dal cemento - dicono gli ambientalisti - Rimarcare con decisione il no all'ampliamento del Porto di Vallugola e bloccare subito la trasformazione Baia Vallugola dove si prevedono 4000 mq di parcheggio e la realizzazione di un "chiosco" di 400 mq.  Le associazioni ambientaliste si chiedono  cosa accadrà ancora nel territorio, considerato che questa nuova colata di cemento è consentita dalla previsione urbanistica del Piano del Parco».

Il  primo progetto contestato dal blitz di Goletta Verde, è stato fortunatamente archiviato,  grazie alla forte opposizione della società civile, la conferenza dei servizi, infatti, ha dato esito favorevole ai ricorsi avversi del comitato Vallugola Terra Nostra.   Il progetto consisteva nell'ampliamento del Porto di Vallugola  che prevedeva spazi di attracco per 239 imbarcazioni da 8 a 30 metri  per le quali sarebbe stato necessario scavare ulteriormente i fondali dove ora sono di pochi metri, per renderli idonei ad ospitare  questo tipo di barche più grandi. Si prevedeva anche la costruzione di una massicciata a protezione delle banchine di ancoraggio e il terrazzamento del monte con una strada a doppia corsia per tutta la lunghezza del porto, parcheggi nel lato monte e una rotatoria, altri parcheggi (250 posti-auto) che si sarebbero congiunti con il percorso pedonale dalle stesse dimensioni (fino l'ultima punta del monte), magazzini, uffici, foresterie e alloggi.

Enzo Frulla, presidente del circolo Legambiente Pesaro, ha spiegato: «Siamo qui oggi per denunciare l'attacco alla nostra costa che da anni si perpetua ma che ultimamente sta interessando il tratto tra Gabicce Mare e Pesaro in particolare nella zona del colle San Bartolo. Nonostante la zona ricada all'interno del Parco Naturale Monte San Bartolo, essendo una località a forte valenza turistica, è ultimamente molto ambita da chi vorrebbe trasformare il paesaggio per fini privati, in evidente contrasto con principi di salvaguardia, di rispetto e di tutela che quell'area necessita. Ci riferiamo in particolare, al progetto di realizzazione di un parcheggio e  di un chiosco-ristorante  a  Vallugola  nonché alla minaccia al momento  scongiurata del prospetto di ampliamento del Porto che li ricade, nel comune di Gabicce Mare. Il problema più recente, è la costruzione del chiosco, del parcheggio e degli allacci per i camper che si trova nel versante del parco del comune di Pesaro. Cogliamo l'occasione della presenza della Goletta Verde, per ribadire il nostro appello accorato  alle istituzioni, alla Soprintendenza e all'Ente Parco, affinché non venga lasciato campo libero alla distruzione dell'area del Parco e che ogni progetto che preveda colate di cemento a discapito dell'integrità del patrimonio naturale venga definitivamente bloccato» .

Se lo scempio del porto è per il momento fermato, Goletta Verde chiede che «Venga definitivamente fermata ogni aggressione alla costa e nella zona interna al parco, dove si profila un nuovo e più recente progetto di cementificazione.  Questo secondo assalto consiste nella trasformazione dell'area della Baia Vallugola lato Pesaro dove si prevedono 4000 m2 di parcheggio e la realizzazione di un "chiosco" di 400 MQ, un progetto inopportuno e dannoso che dovrebbe essere assolutamente fermato con l'intervento dell'Ente Parco e delle Istituzioni regionali e provinciali per la difesa e la fruibilità del bene comune».

Il dossier  "Il consumo di suolo nelle aree costiere italiane. La costa marchigiana, da Gabicce a San Benedetto del Tronto: l'aggressione del cemento ed i cambiamenti del paesaggio" presentato da Legambiente mette in luce «La gravità della trasformazione del paesaggio costiero marchigiano negli ultimi decenni, che viene anche confermato da alcuni dati della regione Marche che evidenziano come dal 1954 al 2007 ogni giorno nelle Marche, a causa dell'avanzata inesorabile del cemento sia stata consumata una superficie pari a due campi di calcio. Non solo, l'aumento della superficie edificata  risulta essere più che tripla ed in nessun modo proporzionale all'aumento della popolazione che nello stesso periodo è cresciuta del 1,4 %.    La trasformazione del paesaggio costiero marchigiano ha conosciuto negli ultimi decenni un'ascesa costante ed inesorabile: dei suoi 180 km di lunghezza, da Gabicce Mare a San Benedetto del Tronto, le Marche contano ben 98 km di costa oramai trasformati a usi urbani e infrastrutturali, ovvero il 62% dei paesaggi costieri. Con l'espansione degli agglomerati urbani, costruzione di complessi turistici, case singole, porti ed infrastrutture, dal 1988 al 2006, sono stati cancellati 7 km di costa, cioè il 6,5 dell'intera urbanizzazione avvenuta in 2000 anni di storia. Negli ultimi cinque anni il processo è andato ancora avanti ed è stato reso possibile da Piani regolatori comunali che hanno favorito le nuove edificazioni, infatti, il 64% del consumo di suolo, cioè 4,5 km, è avvenuto per usi prettamente urbani (residenziali e servizi annessi); il restante 36%, quindi 2,5 km, consiste in opere infrastrutturali ed industriali. All'assalto del cemento sono sfuggiti solo 33 km costieri che possono considerarsi ancora paesaggi agricoli e 39 km di paesaggi naturali».

Lo studio ha esaminato le destinazioni d'uso del paesaggio costiero marchigiano e lo ha suddiviso in 5  tipologie: le opere infrastrutturali e industrie occupano 13 km della costa mentre sono 51 i km di paesaggio urbano molto denso, 33 km di litorale sono occupati da insediamenti abitati con bassa densità che si susseguono quasi ininterrottamente lungo la linea di costa. «Alla luce di questi dati, il tema della tutela diventa centrale - dice il Cigno Verde - Dei 72 km totali scampati al cemento, sono solo 26 i km di costa liberi e intoccabili perché ricadenti nelle due grandi aree protette, formate dal Parco Regionale del Monte Conero e il Parco Regionale del Monte San Bartolo. Per gli altri 33 chilometri di aree agricole e 13 di aree ancora naturali il rischio è che finiscano cancellati dalla continua crescita del cemento. Anche perché sono gli ultimi lembi rimasti liberi nel continuum di case che caratterizza attualmente il paesaggio costiero marchigiano».

Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche, conclude: «Questi numeri parlano chiaro, il paesaggio costiero della Regione Marche è fortemente a rischio. Le coste sono un bene finito e non rinnovabile che non possiamo permetterci di sperperare. È nel paesaggio che risiede la nostra identità e la ricchezza su cui scommettere per il futuro di tutto il territorio. Uno dei motivi che ha portato a questa situazione è la mancanza di tutela di queste aree, ed è per questo, quindi, che chiediamo alla Regione di tutelare questo enorme patrimonio, rivedendo il Piano Paesaggistico e fissando un vincolo d'inedificabilità assoluta, com'è stato fatto nel 2006 in Sardegna dalla Giunta Soru. Inoltre, ci appelliamo anche ai comuni affinché si evitino ulteriori variazioni ai Piani Regolatori e in tutta la regione si metta in campo un piano di tutela  della costa, agendo in maniera coordinata e sinergica e prendendo ad esempio dalle esperienze positive  come quella di Senigallia».

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