[03/08/2012] News

Buone notizie (per ora): la capacità del pianeta di stoccare Co2 tiene il passo con le emissioni antropiche

Ma attenzione: gli studiosi avvertono che ci sarà "prezzo da pagare"

Il nuovo studio "Increase in observed net carbon dioxide uptake by land and oceans during the past 50 years" pubblicato su Nature, dimostra che la terra e gli oceani del nostro pianeta continuano ad assorbire più della metà delle emissioni di gas serra causate dalla attività umane, il che suggerisce che il pianeta non ha ancora raggiunto la sua capacità di stoccaggio di carbonio, anche se le emissioni continuano ad aumentare. I ricercatori delle università del Colorado e del Montana e dell'Earth system research laboratory, della National oceanographic and atmospheric administration Noaa), sottolineano che «una delle più grandi fonti di incertezza per le future previsioni climatiche è la risposta del ciclo globale del carbonio ai cambiamenti climatici. Anche se circa la metà del totale delle emissioni di CO2 è attualmente assorbita dall'insieme dei serbatoi di carbonio  terrestri e dell'oceano, i modelli prevedono in futuro un calo dell'assorbimento del carbonio da parte di questi serbatoi, con una conseguente carbon-climate feedback positivo». 

Diversi studi recenti, dei quali ha scritto anche greenreport.it,  dicono che negli ultimi decenni  i tassi di assorbimento di CO2 nel suolo o negli oceani sarebbero  rimasti costanti o diminuiti. Invece altre ricerche mettono in discussione questo declino. Per capire chi ha ragione il team di scienziati americani ha utilizzato misurazioni della "global-scale atmospheric CO2", inventari delle misurazioni di CO2 e il loro "full range" di incertezze per calcolare le variazioni globali degli ultimi 50 anni delle sorgenti e dei pozzi di CO2. I livelli atmosferici di CO2 sono stati msurati in 40 siti remote di tutto il mondo dai ricercatori della Noaa e della Scripps institution of oceanography, comprese le stazioni del Polo Sud e del vulcano Mauna Loa nelle Hawaii. «La nostra analisi del bilancio di massa - si legge su Nature - dimostrano che l'assorbimento globale netto del carbonio è aumentato in modo significativo da circa 0,05 miliardi di tonnellate di carbonio all'anno e che, tra il 1960 e il 2010, l'assorbimento globale del carbonio è raddoppiato, da 2,4  ±  0,8 a 5,0  ±  0,9 miliardi di tonnellate all'anno. Pertanto, è molto improbabile che i pozzi di carbonio, sia terrestri che oceanici, siano diminuiti su scala globale. Dal 1959, sono state emessi dagli esseri umani in atmosfera circa 350 miliardi di tonnellate di carbonio, delle quali circa il 55% si è spostato nella terra e negli oceani. Per questo,  individuare i meccanismi ed i luoghi responsabili dell'aumento dell'assorbimento del carbonio globale, rimane una sfida cruciale per  vincolare il moderno global carbon budget e prevedere le future interazioni carbonio-clima». Questi calcoli sono coerenti con i risultati del Global carbon project,  ma gli autori dello studio avvertono che l'aumento delle capacità di stoccaggio naturale di Co2 non rimarrà a tempo indeterminato. Ashley Ballantyne, del dipartimento di geologia dell'università del Colorado e del dipartimento ecosistemi e scienze della conservazione dell'università del Montana, evidenzia che «Quello che stiamo vedendo è che la Terra continua a fare il lavoro pesante, catturando enormi quantità di anidride carbonica, anche mentre gli esseri umani fanno ben poco per ridurre le emissioni di carbonio. Per quanto tempo questo continuerà, non lo sappiamo. L'anidride carbonica viene emessa nell'atmosfera principalmente dalla combustione di combustibili fossili e dagli incendi boschivi e da alcuni processi naturali.  Quando i pozzi di carbonio diventeranno fonti di carbonio, sarà un momento molto critico per la Terra. Non ne vediamo ancora alcuna prova, ma è certamente qualcosa che va ricercato. Studi recenti hanno suggerito che altri pozzi di carbonio sono in declino in alcune aree del globo, comprese parti dell'emisfero australe e porzioni degli oceani del mondo. Ma il nuovo studio pubblicato da Nature, ha dimostrato che l'assorbimento globale di CO2 da parte dei pozzi della Terra è sostanzialmente raddoppiato nel periodo 1960-2010, anche se le variazioni aumentano di anno in anno e di decade a decade, questo suggerisce una certa instabilità nel ciclo globale del carbonio». Secondo lo studio, l'assorbimento di CO2 a terra e negli oceani è diminuito negli anni '90, seguito da un aumento del sequestro di CO2 da parte del pianeta dal 2000 al 2010. Gli scienziati sono anche preoccupati per il crescente assorbimento di CO2 dagli oceani che li sta rendendo più acidi, danneggiando le barriere coralline e mettendo a rischio il 25% delle specie di pesci del mondo. Ballantyne evidenzia che «vedere tali variazioni di decennio in decennio ci dice che abbiamo bisogno di osservare il ciclo del carbonio della Terra per periodi significativamente più lunghi, al fine di aiutarci a capire quello che sta succedendo».

Anche per Caroline Alden, dell' Institute of Arctic and alpine research dell'università del Colorado, «la tendenza dei pozzi di assorbimento ed ingoiare carbonio atmosferico non può continuare indefinitamente. La questione non è se o i pozzi naturali rallenteranno il loro assorbimento di  carbonio, ma quando. Stiamo già vedendo accadere i cambiamenti climatici, nonostante il fatto che solo la metà delle emissioni dei combustibili fossili rimanga nell'atmosfera, mentre l'altra metà viene prelevata dalla biosfera terrestre e dagli oceani. Se i pozzi naturali si saturano,  come prevedono i modelli, l'impatto delle emissioni umane di CO2 atmosferica raddoppierà».

J.W.C. White, che dirige l' Institute of Arctic and alpine research, paragona l'aumento delle emissioni di CO2 nell'atmosfera a una macchina che va a pieno regime: «Più veloce si va, più la nostra macchina inizia a tremare ed a scuotersi.  Se guidiamo 100 miglia all'ora, si agita e  scuote molto di più perché c'è molta  più instabilità, quindi è probabilmente il momento di mollare l'acceleratore. Lo stesso vale per le emissioni di CO2».

Secondo P.P. Tans, dell' Earth system research laboratory della Noaa, «è importante capire che pozzi di CO2 non sono realmente pozzi nel senso che il carbonio extra è ancora presente nella vegetazione della Terra, il suolo e nell'oceano, non è scomparso. Quello che in realtà stiamo vedendo è un sistema globale del carbonio che è stato spinto fuori equilibrio dalla combustione umana dei combustibili fossili umani».

Infatti, nonostante l'enorme assorbimento di CO2 da parte del nostro pianeta vivente, il carbonio nell'atmosfera è salito da circa 280 parti per milione (ppm) di poco prima della rivoluzione industriale alle circa 394 ppm di oggi e il tasso di crescita sta accelerando. Secondo gli scienziati, la media globale della CO2 atmosferica dovrebbe raggiungere le 400 ppm entro il 2016.L'International energy agency dice che nel 2010 sono state emesse in atmosfera 33,6 miliardi di tonnellate di CO2, nel 2011 sono salite a 34,8 miliardi di tonnellate. I ricercatori statunitensi denunciano che «I tagli di bilancio federale degli Stati Uniti alla ricerca del ciclo del carbonio rendono ancora più difficile misurare e comprendere le influenze sia naturali che umane sul ciclo del carbonio» e Withe conclude: «La buona notizia è che, oggi, la natura ci sta aiutando- La cattiva notizia è che nessuno di noi pensa che la natura possa continuare ad aiutarci all'infinito. Quando arriverà il momento che questi pozzi di carbonio non assorbiranno più CO2, ci sarà da pagare un grande prezzo». 

Torna all'archivio