[01/08/2012] News

Ilva: le responsabilitą vanno definitivamente accertate. Ma ora serve politica industriale sostenibile

Realacci: «La chiusura dell'impianto non č una soluzione»

Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini (Nella foto) ha riferito oggi alla Camera sulla vicenda dell'Ilva di Taranto confermando come la vicenda sia esplicativa dell'arretratezza della politica industriale del paese. «La situazione ha evidenti impatti ambientali e probabili impatti sulla salute che vanno messi in relazione alle normative del tempo e alle autorizzazioni nel tempo ricevute dagli impianti, come è accaduto per tutti gli impianti del genere in Europa- ha detto il ministro- lo stabilimento, il più grande d'Europa è stato progressivamente autorizzato nelle sue diverse fasi anche di aggiornamento tecnologico, produttivo, secondo le leggi vigenti, per cui una parte delle problematiche rilevate dalle indagini epidemiologiche che sono state realizzate per conto della magistratura ma anche dell'Istituto superiore della sanità, danno conto di uno stato della salute della popolazione con evidenti eccessi di mortalità che fanno riferimento presumibilmente a contaminazioni ambientali derivanti da impianti che a quel tempo operavano nel rispetto delle leggi. Si tratta di una problematica aperta: va capito se lo stato attuale degli impianti può essere messo in relazione con le patologie emerse e se sono sorgente di rischio».

Al di là degli approfondimenti da fare sia da parte della magistratura sia in termini sanitari, l'affermazione del ministro, in parte condivisibile, è in realtà un'ipotesi. Ma poi Clini ha aggiunto anche altro cadendo in contraddizione: «Ora lavoriamo per rafforzare la capacità delle amministrazioni pubbliche e la responsabilità delle imprese a rispettare le leggi». Quindi rimanendo nel campo delle ipotesi è anche probabile che a Taranto, come altrove, qualche volta le leggi ambientali vigenti non siano state rispettate.

Oggi comunque il discorso è un altro. Deve essere salvata la siderurgia in Italia perché una "decrescita" della produzione dell'acciaio nel nostro paese non sarebbe una "decrescita felice" per dirla con Nebbia, ma al contempo deve essere salvaguardata la salute delle persone che lavorano nello stabilimento come di quelle fuori e l'ambiente nel suo complesso. Non è accettabile che, in un Paese tra i primi 10 al mondo (e il dato vale anche se oggi siamo in crisi), si debba scegliere tra la "morte" subito per mancanza di lavoro e la "morte" domani per l'impatto provocato dal lavoro desiderato legittimamente oggi. Per questo Taranto rappresenta un banco di prova importante per la politica tutta e per l'impresa,  che insieme alle istituzioni devono dare risposte adeguate e virtuose, per proporre un nuovo modello di politica industriale questa volta senza scorciatoie, esternalizzazioni e collateralismi.

Clini si è poi soffermato sulle procedure di valutazioni ambientale in atto nel paese «sono molto lunghe, troppo se comparate con altri paesi europei, e rischiano di essere fuori fase rispetto a investimenti in tecnologie. Le  bonifiche dei siti industriali prevedono procedure complesse, non molto lineari: il processo sull'area dell'Ilva è iniziato nel 2003 e la procedura non è ancora conclusa. Queste procedure inoltre non danno grandi risultati: su 57 siti da bonificare sono 3 o 4 i casi di bonifiche avviate e 2 quelle realizzate». Per quanto riguarda Taranto Clini ha preso un impegno: «cercare di verificare con la Regione e il ministero dello Sviluppo economico la strada per semplificare queste procedure».

Le dichiarazioni di Clini sono state commentate da Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd. «L'informativa del ministro Clini conferma gli enormi ritardi che si sono accumulati nel corso dei decenni di attività nell'impianto di Taranto per responsabilità delle proprietà che si sono succedute, delle istituzioni e della politica, con pesanti costi sia per la salute che per l'ambiente. È ora necessario cambiare rotta e accelerare sui processi in corso. Chi mette sotto accusa la magistratura- ha aggiunto Realacci- si comporta come lo sciocco che, mentre il saggio indica la luna, guarda il dito. Ma la chiusura dell'impianto non è una soluzione, anzi provocherebbe enormi problemi sociali ed economici. Oltre alla bonifica dell'area, è necessario mettere in atto con la massima urgenza politiche che consentano all'impianto di operare con le migliori tecnologie possibili e di ridurre drasticamente l'impatto su salute e ambiente».

Intanto i sindacati hanno proclamato per la giornata di domani quattro ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del Gruppo Ilva. Per Fim, Fiom, Uilm nazionali «è necessario ricercare tutte le soluzioni utili al mantenimento dell'attività industriale, salvaguardando sia l'ambiente che la salute, e in ragione di ciò chiedono che Ilva espliciti impegni, investimenti ed azioni che vadano in tale direzione». Fim, Fiom e Uilm «ritengono che il recente protocollo di intesa, in cui si stanziano 330 milioni di euro per la bonifica e riqualificazione dell'area, sia un primo passo importante verso un miglioramento delle condizioni ambientali nell'area tarantina e che esso possa essere un passaggio importante per la ripresa delle attività, convinti che si possa far coesistere un'attività industriale con il rispetto dell'ambiente e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini». I sindacati hanno giudicato poi «inaccettabile socialmente ed insostenibile per l`intero sistema industriale la prospettiva di una chiusura dello stabilimento di Taranto, con la perdita di 50.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti: non possiamo accettare che oggi i lavoratori dell`Ilva paghino responsabilità storiche non loro e che continuino ad essere sottoposti ad un ricatto inaccettabile tra lavoro e salute».

Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli sostiene invece che «Il ministro dell'Ambiente Clini» debba fare «il ministro dell'Ambiente: invece di difendere le ragioni di un'industria fortemente inquinante e che provoca 'malattia e morte' si dedichi a al disastro ambientale e sanitario e di Taranto. E' sconcertante che si provi ad accreditare la tesi che l'inquinamento e le risultanze della perizia epidemiologica della Procura siano legate al passato mentre tutti sanno perfettamente che i livelli di inquinamento continuano ad essere drammatici». Poi aggiunge: «Come si fa ad affermare che i veleni (come la diossina) emessi dalle ciminiere dell'Ilva sono diminuiti se ancora oggi non ci sono i monitoraggi in continuo delle emissioni? Questo è il nocciolo della questione che si continua a nascondere. I magistrati non hanno disposto il sequestro perché sono impazziti ma perché siamo in presenza di un disastro sanitario e ambientale che per anni è stato semplicemente ignorato - continua il leader ecologista -. Sulla vicenda Ilva quella della politica è una fiera dell'ipocrisia perché mentre si dice una cosa ai cittadini nelle stanze del potere si fa il suo esatto contrario. Le domande a cui le istituzioni devono rispondere sono: perché non è mai stata fatta un'indagine epidemiologica in città? Perché non è stato fatto un monitoraggio sul sangue e sulle urine dei tarantini che risultano contaminati da piombo e cadmio? Perché il registro tumori è ancora un progetto di carta? - conclude Bonelli -. E' davvero sconcertante che mentre politica ed istituzioni continuano a mettere in secondo piano l'inquinamento e l'emergenza sanitaria a nessuno (né al governo, né alla Regione) sia venuto in mente che è urgente un monitoraggio sanitario sulla popolazione di Taranto».

«Il Ministero dell'Ambiente ritiri in autotela l'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata dal Governo precedente allo stabilimento Ilva di Taranto e preveda la sospensione delle autorizzazioni ambientali antecedentemente rilasciate e sostituite dall'AIA». E' la richiesta del Wwf Italia al Ministero dell'Ambiente in merito allo stabilimento Ilva di Taranto.  «L'intervento della magistratura - prosegue l'associazione - dimostra inequivocabilmente come sostenuto dal WWF, che a tale proposito ha presentato ricorso e che dal 2001 s'interessa con i propri legali dell'inquinamento dell'Ilva di Taranto, non esistevano i termini per il rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale. Ora, cogliendo spunto dal sequestro degli impianto, il Ministero può rivedere la valutazione sull'AIA e porre ben altre condizioni a garanzia dei lavoratori, dei cittadini e dell'ambiente per la ripresa delle attività».

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