[27/07/2012] News

Ilva, Tajani: «Lunedì incontro a Bruxelles. Per competitività settore nuove opportunità dalla green economy»

Ecodem: «Punire responsabili ma garantire lavoro e riqualificare ambiente»

Confermato lo sciopero ad oltranza all'Ilva di Taranto. Lo ha deciso l'assemblea dei lavoratori che, assieme ai sindacati, hanno chiesto di sollecitare un intervento del presidente Mario Monti. Il ministro Clini, inoltre, ha fatto sapere che la questione è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di stamani.

Intanto Antonio Tajani, cicepresidente della Commissione europea, ha annunciato che  lunedì 30 luglio incontrerà a Bruxelles gli amministratori delegati delle principali aziende siderurgiche europee. Saranno presenti anche i rappresentati dell'Associazione Europea dell'Industria dell'Acciaio (EUROFER), per discutere di eventuali iniziative a favore della competitività del settore, in ottica globale e con una prospettiva di lungo termine. Tajani ha poi fatto alcune dichiarazioni molto interessanti - e condivisibili - sul settore siderurgico che «è parte essenziale della base industriale europea« ma «dobbiamo sostenere i suoi sforzi verso una modernizzazione e rafforzamento della competitività, basata anche su maggiore sostenibilità ambientale e utilizzo efficiente delle risorse.  Per questo ho deciso di creare un gruppo di lavoro con attori politici e stakeholder, che fornisca gli input necessari all'elaborazione di una strategia europea».

La discussione di lunedì verterà sulle questioni che più incidono sulla competitività del settore: le nuove opportunità di mercato derivanti dall'innovazione di prodotto e dall'utilizzo di acciaio avanzato anche in settori emergenti (quali le infrastrutture di rete o la green economy). Le raccomandazioni del gruppo di lavoro saranno alla base di un Piano d'Azione europeo a sostegno degli sforzi della siderurgia, per affrontare al meglio le sfide del futuro.

Nel comunicato della commissione, si sottolinea anche che l'industria dell'acciaio europea «è una delle più colpite dalla crisi economica, oltre a essere sempre più esposta alla concorrenza internazionale che si avvale di spese energetiche e manodopera a costi più bassi nonché di norme sociali e ambientali meno rigide. A queste difficoltà si è aggiunto un calo della domanda che ha provocato una sovraccapacità, rendendo concreta l'ipotesi di una ristrutturazione del settore».

Per Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecologisti Democratici, «la chiusura dell'Ilva di Taranto sembra riportare drammaticamente indietro di anni la lancetta dell'orologio, al tempo in cui troppo spesso la tutela dell'ambiente sembrava inconciliabile con le attività produttive».

«Non siamo più a quel tempo - aggiunge - : oggi ambiente e lavoro possono e debbono camminare insieme, e proprio l'innovazione ecologica può essere il motore di un nuovo sviluppo. Le gravi responsabilità di chi ha diretto l'Ilva provocando gravissimi danni all'ambiente ed alla salute devono essere perseguite e punite. Ma la chiusura degli impianti non è una soluzione - sottolinea -, tanto più proprio nel momento in cui è stato finalmente definito un protocollo d'intesa per la bonifica e la riqualificazione ambientale. Ci auguriamo che quanto più rapidamente possibile si creino le condizioni di ripresa delle attività per dare una risposta al dramma di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie. Chiediamo al tempo stesso - conclude Vigni - , che si proceda senza alcun indugio nelle azioni di bonifica e di riqualificazione ambientale della fabbrica e della città».

E sempre per la siderurgia, è sciopero stamani anche alle acciaierie Lucchini di Piombino (Livorno) per chiedere con forza un rilancio dello stabilimento: un corteo di 2.000 lavoratori dai cancelli della fabbrica ha attraversato la città.

«Una grande manifestazione - ha commentato Luciano Gabrielli della Fiom Cgil - che ha coinvolto tutti i lavoratori della citta' perche' Piombino non deve chiudere. Il corteo e' sfilato tra gli applausi della gente e dei negozianti che hanno abbassato le saracinesche. Siamo soddisfatti per l'adesione di tutte le associazioni, Cna, Confcommercio, Confesercenti e Cooperative, e di tutti i lavoratori che hanno partecipato. Ora vedremo e valuteremo come continuare la mobilitazione che porteremo a Roma»

greenreport.it ovviamente è dalla parte dei lavoratori. "Piombino non deve chiudere" è l'appello a cui aderire di fronte alla crisi della siderurgia che, come  spiegano le segreterie Cgil, Cisl e Uil, è a dir poco preoccupante. «Le due maggiori aziende del territorio - aggiungono - , che fremeranno alcuni impianti nel mese di agosto, sono caratterizzate da una difficoltà di prospettiva futura che non fa intravedere nessuna certezza. La crisi finanziaria e di mercato della Lucchini e la fermata di gran parte degli impianti della Magona, avranno grosse e pesanti ricadute sulla tenuta dell'occupazione diretta e dell'indotto. Sarà l'intero sistema economico di un territorio vasto ad entrare in una spirale di difficoltà economica e sociale. Facciamo appello al Governo nazionale affinché eserciti un ruolo di difesa di un apparato industriale che è anche patrimonio del Paese». Detto questo e ribadita la legittimità e l'importanza dello sciopero, bisogna che per affrontare la crisi stessa, si faccia la più lucida delle analisi per evitare di incappare in errori che nessuno può permettersi.

Come scrivevamo già nei giorni scorsi riferendoci anche alle sorti dell'Ilva di Taranto, la domanda a cui va data una risposta è se questa siderurgia sia il futuro del Paese. Il problema occupazionale è enorme, migliaia i lavoratori in discussione, ma se si vuole dar loro un aiuto vero bisogna cominciare a ragionare sulla conversione di questi impianti. Attenzione, conversione, non dismissione. In un mondo globale come è quello in cui ormai viviamo, non si può fare i conti solo con il panorama nazionale. E tacere quindi sul fatto che a pesare sul futuro della siderurgia europea incombe la Cina e il suo acciaio a basso costo, peraltro prodotto in impianti che con gli anni sono andati sempre più migliorando sia nella qualità, sia negli impatti ambientali e sono molto più recenti dei nostri, è questione dirimente. 

Servono quindi scelte lungimiranti su quale siderurgia il Paese deve scommettere e quindi serve un piano di politica industriale, che non può non essere industria sostenibile.  Considerando anche che stiamo parlando, a Piombino, di un'area che è un Sin (sito di interesse nazionale) e che quindi aspetta che sia attuato anche un piano di bonifica.

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