[27/07/2012] News

La fabbrica segreta di plutonio di Rocky Flats e le bugie inconfessabili delle bombe atomiche Usa

Kristen Iversen nel suo nuovo libro "Full Body Burden: Growing Up in the Nuclear Shadow of Rocky Flats" rivela la verità su una fabbrica di plutonio statunitense

Kristen Iversen nel suo nuovo libro "Full Body Burden: Growing Up in the Nuclear Shadow of Rocky Flats" rivela la verità su una fabbrica di plutonio statunitense della quale quasi nessuno conosceva l'esistenza. Sembrerebbe una delle tragiche storie del nucleare di Stalin , ma Kristen Iversen è una vera americana, cresciuta nella piccola ed idilliaca cittadina di Arvada, in Colorado, vicino a Denver, in un territorio circondato dalla Montagne Rocciose, dove con i suoi fratelli e vicini di casa ha giocato in verdi cortili, nuotato nel lago vicino a casa e cavalcato nelle praterie. Ma nessuno sapeva (o voleva sapere) che lungo la strada c'era una fabbrica segreta di armi nucleari che produceva il plutonio per l'intero arsenale nucleare statunitense della Guerra Fredda.

Dal 1952 al 1989, l'impianto "Rocky Flats nuclear weapons" ha "purificato" e realizzato  oltre 70.000 inneschi al plutonio, ciascuno per di un valore di 4 milioni di dollari e con un numero di particelle di plutonio respirabili di plutonio sufficienti ad uccidere ogni uomo, donna e bambino sul pianeta.  La fabbrica segreta ricadeva sotto la direzione dell'allora Atomic energy commission (dopo è passata al  Dipartimento dell'energia Usa) ma fino dal 1975 era gestita per conto del governo dalla  Dow Chemical, la famigerata produttrice del napalm e dell'agente Orange. Una commistione che secondo Rockwell International ha sancito l'impunità ambientale che si è tramutata in una «Sorprendente e criminale negligenza ambientale», che nel 1989 ha portato ad un blitz congiunto, e senza precedenti, di Fbi ed Epa, con la  successiva chiusura della produzione.

Ma la cosa incredibile è che ci sono voluti decenni prima che gli abitanti dei dintorni capissero cosa si stava producendo a Rocky Flats e che aria, acqua e suolo erano stati contaminati con sostanze chimiche tossiche e radioattive e con il plutonio, "the darling and demon of the nuclear age", come lo chiama la Iversen, con un'emivita di 24.000 anni. Chi viveva vicino all'impianto credeva che vi si fabbricassero detersivi e prodotti per la pulizia della casa, non sapevano nulla degli incendi del plutonio  del 1957 e il 1969 che avevano prodotto falout radioattivi nell'area di metropolitana Denver o dei  5.000 fusti di scorie nucleari stoccate nell'impianto che perdevano plutonio nel terreno e fino alla falda acquifera.  

Oggi, Rocky Flats è un Public wildlife refuge, una zona protetta realizzata su un territorio contaminato dal plutonio, invece ai residenti nelle aree circostanti non è stato fatto nessun controllo sanitario o dato un qualsiasi indennizzo per essere stati esposti alle emissioni radioattive ed ai prodotti  tossici provenienti dall'ex fabbrica di armi nucleari. 

La Iversen ha anche lavorato brevemente come segretaria a Rocky Flats per mantenere i suoi due figli e dice di aver scritto questo scioccante libro, che rivela il tenebroso  lato nucleare della democrazia statunitense, «per assicurarsi che al  governo degli Stati Uniti, allo stato del Colorado ed all'industria nucleare non venga permesso di seppellire la storia oscura di Rocky Flats e per dare testimonianza della vita che è cambiata per sempre».

Full Body Burden: Growing Up in the Nuclear Shadow of Rocky Flats si basa su documenti dell'Fbi e dell'Epa, sulle testimonianze della class-action avviata, su studi indipendenti e approvati dal governo, ed interviste ed esperienze personali della Iversen, ne è venuta fuori un'indagine inquietante e piena di suspence sui costi umani della l'industria delle armi nucleari intimamente legata al nucleare civile, «un  monito che la contaminazione nucleare non è contenuta dalla convenienza politica o dall'ignoranza intenzionale

La Iversen ha detto in un'intervista ad AlterNet: «Beh, nessuno di noi vuole credere che viviamo in un ambiente non sicuro o che il governo o una corporation ci mentono su quel che c'è in quell'ambiente. I miei genitori credevano di crescere i loro quattro figli in un ambiente perfetto. Parte del problema è che c'era tanta segretezza e silenzio all'interno della comunità e poi nell'impianto stesso per quanto riguarda i lavoratori che in realtà non conoscevano le cose. Molte persone non hanno saputo cosa fosse il loro lavoro fino a che non avevano effettivamente lavorato lì per un po'. Allora la gente della comunità non sapeva cosa stesse succedendo in termini di produzione di plutonio e che ci fosse anche contaminazione ambientale. Bisogna capire che ogni voce nel quartiere era gestita dalla Dow Chemical, quindi pensavamo che stavamo facendo detersivi per la casa, come la pulizia del forno. Mia madre pensava che stessere facendo "Scrubbing Bubbles". Quindi ci sono tutta una serie di motivi per cui davvero non volevamo credere che potesse essere altrimenti. Penso che ci sia anche un interesse molto forte in termini di valore delle proprietà. Anche questo  è stato una grande parte del problema fin dall'inizio. Per i costruttori di case, businesses, urbanisti e manager ammettere un qualsiasi tipo di contaminazione avrebbe avuto non solo un profondo effetto, come si sa, sulla salute umana, che è naturalmente più importante, ma anche sui valori immobiliari, in modo che anche questo è stato un problema (...) Siamo tutti complici in qualche modo con tutto questo, c'è un grande sforzo per cercare di dimenticare Rocky Flats, di cancellarlo e far finta che non sia mai è successo».

In realtà nessuno sa bene quanto plutonio e altri contaminanti siano ancora nel sito, anche se il Department of energy Usa dice di averne un'idea, nell'area ci sarebbe ancora molto materiale radioattivo e quanto sia stato portato fuori è sconosciuto. I livelli di contaminazione permessi nell'area sono molto contestati e controversi. Originariamente, il Department of energy ed il Colorado department of health and the environment avrebbero voluto consentire 651 picocuries per grammo di terreno, un livello incredibilmente alto, dicendo che i residenti volevano così. A chi chiedeva di bonificare l'area in modo che la gente potesse continuare a viverci e lavorare è stato risposto più o meno: «Non possiamo permetterci di farlo. Non abbiamo i soldi per farlo e non siamo sicuri di avere la tecnologia per farlo. E' impossibile».

Così alla fine si è trovato un compromesso sul "cleanup standard": «I primi 3 piedi di suolo hanno fino a 50 picocuries per grammo di terreno - spiega la Iversen - Per i successivi 3, fino a 6 piedi, è da  1.000 a 7.000 picocuries di plutonio per grammo di terreno. E non c'è limite al di sotto dei 6 piedi. Quindi un sacco di roba là fuori è stata ricoperta coperta con tre piedi di terriccio. Quel che c'è sotto i 6 piedi è potenzialmente devastante per la comunità locale».

Il Dipartimento dell'energia Usa pensa che il materiale contaminato dal plutonio debba restare nell'area, ma altri studi dimostrano che non è il caso. Uno studio condotto da Shawn Smallwood dimostra che le marmotte che vivono nel Public wildlife refuge stanno scavando e portando materiale fortemente contaminato in superficie. Gli animali, dagli uccelli ai mammiferi, assorbono plutonio dall'erba e dalla vegetazione. Nei cervi sono risultate grosse concentrazioni di contaminanti. Inoltre l'intera zona è a forte erosione, con forti nevicate e enti sostenti, che spostano la contaminazione del plutonio. La vera preoccupazione ormai non è per gli abitanti rimasti, ma per chi vive nell'area circostante, compresi gli abitanti di Denver. 

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