[26/07/2012] News

Sempre più in pericolo gli “scrigni“ della biodiversità tropicale

Il contributo del Museo delle Scienze di Trento ad uno studio senza precedenti

Un team interdisciplinare di più di 200 ricercatori di mezzo mondo provenienti da 166 Istituti scientifici, che vede la partecipazione anche del al quale Museo delle Scienze di Trento, ha pubblicato su Nature lo studio "Averting biodiversity collapse in tropical forest protected areas". La ricerca che non ha precedenti per mole di dati e contributi analizza lo stato di conservazione delle aree protette nelle foreste tropicali del pianeta, molte delle quali stanno fallendo nel loro compito di proteggere la biodiversità. Il Museo delle Scienze di Trento, unico ente italiano partecipante, ha partecipato grazie al prestigio acquisito in oltre 10 anni attività di ricerca e conservazione nelle foreste tropicali dell'Africa orientale, specialmente in Tanzania. Tra le 60 aree protette prese in considerazione dallo studio, c'è proprio il Parco Nazionale dei Monti Udzungwa in Tanzania, dove opera il Museo delle Scienze di Trento, e Francesco Rovero, curatore della Sezione di biodiversità tropicale del museo, sottolinea che «la nostra presenza duratura nell'area e i molteplici studi sulla biodiversità condotti in questi anni sono stati fondamentali per contribuire allo studio».

Il coordinatore dello studio, William Laurance, della James Cook University dell'Australia e dello Smithsonian Tropical Research Institute di Panama, spiega che «le aree protette sono vere e proprie "arche" per la biodiversità. Molte di quelle studiate, però, stanno per "affondare", pur costituendo la nostra ultima speranza di mantenere in vita le foreste tropicali e la loro straordinaria biodiversità»
Su Nature si legge che «la rapida perturbazione delle foreste tropicali mette in pericolo la biodiversità globale, probabilmente più di ogni altro fenomeno contemporaneo. Con la deforestazione che avanza rapidamente, le aree protette stanno diventando sempre più ultimo rifugio per le specie minacciate e dei processi degli ecosistemi naturali. Tuttavia, molte aree protette nelle regioni tropicali si sono vulnerabili di invasione umana e ad altri stress ambientali. Mentre aumentano le pressioni, è di vitale importanza sapere se le riserve esistenti possano sostenere la loro biodiversità. Un vincolo fondamentale per affrontare questo problema è stato che i dati che descrivono una vasta gamma di gruppi della biodiversità non fossero disponibili per un campione sufficientemente ampio e rappresentativo delle riserve».

Il team di Laurence ha preso in considerazione più di 30 gruppi biologici, dalle piante alle farfalle, dai primati ai grandi predatori, all'interno di aree protette di foresta tropicale in America, Africa e Asia. I ricercatori hanno stimato la variazione numerica di questi gruppi negli ultimi 20 - 30 anni e quali cambiamenti ambientali hanno agito sulle aree protette. Le conclusioni dello studio rivelano che, "Nel complesso, le riserve contribuiscono validamente a proteggere le loro foreste, ma purtroppo circa la metà non stanno riuscendo a garantire la protezione dell'intero spettro della diversità ecologica che contengono".
Carolina Useche dell'Humboldt Institute-Colombia, è molto preoccupata: «Ciò che è peggio è la portata del declino delle specie nelle riserve che soffrono maggiormente. Non sono solo alcuni gruppi ad essere in difficoltà, ma una gamma molto ampia di specie". Tra le specie particolarmente in difficoltà ci sono i grandi predatori e altri mammiferi di grande taglia, molti primati, alberi di foresta primaria, pesci di acqua dolce e anfibi. I risultati dimostrano che "Le riserve maggiormente in pericolo siano quelle meno protette, e quindi con maggior incidenza di caccia e disboscamento illegali».

Uno dei punti centrali dello studio è la dimostrazione che «i cambiamenti che avvengono attorno alle riserve sono altrettanto influenti di quelli interni alle stesse. Tra questi spiccano, per gravità, il degrado delle foreste sia dentro che fuori le riserve, dovuto a disboscamento, incendi e sovra-sfruttamento delle risorse naturali, caccia illegale; importanti, ma con effetti meno diretti, sono anche la crescita della popolazione umana e i cambiamenti climatici». Lo studio evidenzia che «questi risultati suggeriscono che, le aree protette tropicali sono spesso intimamente legate ecologicamente ai loro habitat circostanti, e che un fallimento nell'arginare la perdita e il degrado degli habitat di questo tipo su larga scala perdita potrebbero provocare un brusco e grave aumento del rischio di declino della biodiversità».

I ricercatori sottolineano che «la conclusione più importante è che è necessario svolgere un lavoro più accurato e consistente per tutelare le aree protette e questo significa combattere sia le minacce interne che quelle esterne e favorire il sostegno da parte delle comunità locali. Questi sforzi aiuteranno le aree protette anche a resistere alle minacce future, come i cambiamenti climatici».
Laurence conclude: «Non abbiamo scelta, le foreste tropicali sono la parte più ricca del pianeta in biodiversità, ma molto di questo patrimonio naturale rischia di scomparire senza aree ben protette».

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