[23/07/2012] News

Come le specie invasive cambiano le abitudini alimentari dei pesci del Mediterraneo

Un'interessante ricerca affronta il problema dell'invasione della Caulerpa racemosa

Un gruppo di ricercatori italiani ha pubblicato su PlosOne l'interessante studio "Subtle Effects of Biological Invasions: Cellular and Physiological Responses of Fish Eating the Exotic Pest Caulerpa racemosa". La ricerca affronta il problema dell'invasione dei fondali marini del Mediterraneo da parte della Caulerpa racemosa varietà cylindracea, penetrando anche nelle Aree marine protette (Amp) e modificando la struttura degli habitat e gli schemi distributivi degli organismi che ci vivono.
Serena Felline, Roberto Coricato, Maria Giulia Lionetto, Antonio Terlizzi (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Università del Salento, Conisma di Lecce), Adele Cutignano, Stefania Gorbi, Ernesto Mollo (Istituto di Chimica Biomolecolare, Cnr, Pozzuoli) e Francesco Regoli Dipartimento di Scienze della Vita e dell'Ambiente, Università Politecnica delle Marche) sottolineano che «tuttavia, la comprensione di come tale invasioni possono potenzialmente influenzare le proprietà funzionali dei sistemi mediterranei subtidali è ancora da determinare».

I ricercatori coordinati dall'Università del Salento e dal Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare (Conisma) hanno studiato le coste dell'Amp pugliesi di Torre Guaceto e Porto Cesareo, per valutare la presenza e l'importanza dell'interazione tra le alghe invasive e la specie endemica del sarago maggiore (Diplodus sargus) ed hanno scoperto che questo pesce mangia la Caulerpa racemosa e accumula l'alcaloide caulerpina in molti dei suoi tessuti. Lo studio dimostra che la presenza della Caulerpa racemosa ha cambiato le abitudini di foraggiamento del sarago maggiore: « Nelle zone invase, abbiamo trovato una elevata frequenza di occorrenza di C. racemosa i nel contenuto dello stomaco di questo pesci onnivori (72,7 e 85,7%), mentre l'alga non è stata rilevata nei pesci da una zona di controllo. Abbiamo anche trovato un significativo accumulo di caulerpina, uno dei principali metaboliti secondari di C. racemosa, nei tessuti del pesce». Il livello di caulerpina (una tossina contenuta in queste alghe "killer" che viene liberata quando ne viene recisa una parte), nei tessuti dei saraghi è stato utilizzato come indicatore dell'esposizione trofica dell'alga invasiva e collegato ad alterazioni cellulari e fisiologiche che sono state osservate. I ricercatori italiani scrivono su PlosO ne che «Tali effetti includono l'attivazione di alcuni percorsi enzimatici (catalasi, glutatione perossidasi, glutatione S-transferasi, glutatione totale e la capacità antiossidante totale, 7-etossi resorufina O-deethylase), l'inibizione di altri (l'acetilcolinesterasi e ossidasi acylCoA), con un incremento dell'indice epatosomatico e la diminuzione dell'indice gonadosomatico. Le alterazioni osservate potrebbero portare ad uno stato di detrimento della salute ed a comportamenti alterati, impedendo potenzialmente il successo riproduttivo delle popolazioni ittiche».

I risultati dello studio hanno quindi rivelato che «l'inserimento di specie alloctone nei sistemi subtidali può alterare le reti trofiche e può rappresentare un importante meccanismo indiretto che potrebbe contribuire a influenzare le variazioni degli stock ittici e, anche, l'efficacia dei regimi di protezione». Ma lo studio, che è stato in parte finanziato dal progetto "Policy-oriented marine environmental research in the southern European seas" (Perseus) che ha ricevuto quasi 13 milioni di euro nell'ambito del Tema "Ambiente" del Settimo programma quadro (7° PQ) dell'Ue, sottolinea anche che uno dei principali limiti delle «Forme spazialmente esplicite di conservazione marina, come le Aree marine protette (Amp), è che non possono proteggere queste zone da minacce importanti, come le modifiche e i cambiamenti della costa nei regimi idrodinamici e sedimentari o la diffusione di specie esotiche».

Le specie aliene, come la Caulerpa racemosa, che hanno invaso il Mar Mediterraneo e le sue Amp sembrano avere un impatto maggiore di quanto si pensasse sulle abitudini alimentari di alcune specie demersali, colpendo le popolazioni di pesci. «Il rapporto tra i meccanismi subcellulari dei metaboliti dell'alga e gli effetti indiretti sulla biodiversità marina sono stati raramente studiati - scrive il team italiano - Alla luce dei risultati ottenuti, questo studio aveva lo scopo di studiare gli effetti di una interazione trofica nuova, misurando le risposte tossicologiche a diversi livelli biochimici e fisiologici negli organismi viventi in ambienti invasi e non invasi. Coniugando chimica organica, ecotossicologia ed ecologia, questo studio cerca di chiarire il potenziale impatto della C. racemosa sul D. sargus, fornendo nuove informazioni sui meccanismi cellulari attraverso i quali le invasioni biologiche possono influenzare la biodiversità e, quindi, l'efficacia dei regimi di protezione».

Negli stomaci dei saraghi maggiori sono stati identificati 11 principali alimenti e trea questi la Caulerpa racemosa è risultato il più importante per frequenza e rilievo. I ricercatori hanno osservato anche un'interazione negativa tra le specie aliene invasive e quelle autoctone «in particolare in termini di come la disponibilità o la qualità delle sostanze nutritive, del cibo e delle risorse fisiche cambiano. La Caulerpa racemosa è diventato uno dei principali alimenti nella dieta di questa importante specie di pesce. Qui confermiamo la frequente presenza di alghe invadenti nel contenuto dello stomaco del pesce con il concomitante accumulo nei tessuti del pesce di caulerpina. Il passaggio da una dieta composta da animali e piante a una dieta basata principalmente sull'alga invadente potrebbe influenzare le proprietà organolettiche e la qualità nutriente di questa risorsa ittica importante dal punto di vista economico. Il valore nutrizionale, il gusto e il sapore del filetto del pesce infatti, dipendono sia dalla quantità di grassi e dalla composizione degli acidi grassi che dagli aminoacidi del muscolo che sono tutti fortemente influenzati dalla dieta».

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