[17/07/2012] News

Re|Source 2012. Bill Clinton: «Nostro futuro dipende da strategia su gestione risorse»

L'ex presidente interviene al meeting organizzato dall'università di Oxford per esaminare i problemi della crescente scarsità di risorse naturali

Intervenendo al forum Re|Source 2012, un denso meeting di due giorni organizzato dall'università di  Oxford per esaminare i problemi della crescente scarsità di risorse naturali: acqua, energia, terra agricola fertile e metalli rari e preziosi e proporre soluzioni per utilizzare queste risorse in modo più efficiente, l'ex presidente Usa Bill Clinton ha detto che «la decisione più importante del  XXI secolo è se il genere umano può imparare a condividere le sue scarse risorse naturali per il bene comune. L'unica strategia che ha senso è quella che dice che ci accingiamo a condividere il mondo con altri esseri umani e che dovremo condividere le nostre risorse naturali. Questa è la scelta fondamentale del XXI  secolo». L'appello di Clinton riguarda il tema centrale della conferenza organizzata dalla prestigiosa università britannica: la necessità di una maggiore cooperazione tra governi, imprese e altre organizzazioni per affrontare con successo la sfida delle risorse del pianeta. «In particolare - ha detto l'ex presidente Usa - il settore privato ha la leva commerciale e l'influenza per avviare significativi cambiamenti  e può creare nuovi modelli di finanziamento per sostenere questi cambiamenti».

Clinton è stato la star politica di Re|Source, ma al forum, dedicato alla domanda di come e se il mondo sia in grado di gestire la scarsità di risorse insieme alla crescita economica, hanno partecipato  250 leader di imprese, finanza, governi e politica  governo. Prima di Clinton  avevano parlato il Premio Nobel Amartya Sen, Amory Lovins, citato da "Time" come una delle 100 persone più influenti del mondo, l'ex ministro degli esteri britannico David Miliband, l'attuale e il ministro dell'energia Greg Barker, il presidente del Rwanda Paul Kagame e David Nabarro della Fao. Folta anche la rappresentanza del Big business.

Bill Clinton ha però avuto il pregio della chiarezza, ponendo una questione puramente politica che poi si trasforma immediatamente nel primato della politica sugli affari (cosa a dire il vero da lui trascurata durante i suoi due mandati da presidente Usa...), ha chiesto  di «fare di più per convincere gli elettori a sostenere i programmi che affrontano il global warming e la scarsità delle risorse. Deve essere modificata l'intera coscienza di un numero significativo di elettori. Le persone non sono stupide ... possono non sapere, ma non sono stupide». Solo un elettorato consapevole può consentire  ai governi di prendere le necessarie decisioni a lungo termine che possono essere difficili nel breve termine: «Bisogna essere disposti a pagare un prezzo nel tempo, se si desidera modificare l'arco della storia - ha detto Clinton - Quello che non sappiamo è se siamo in grado di muoverci abbastanza rapidamente per evitare un cambiamento catastrofico del clima e l'esaurimento delle risorse. Per quanto mi riguarda sono contento che non lo conosciamo. Se lo  sapessimo con certezza, diventeremmo pigri e lo respingeremmo indietro all'ultimo minuto. Se sapevamo che non avremmo potuto farlo, avremmo fatto la cosa immorale di smettere di cercare».

Clinton ha detto che se si vuole davvero combattere il  global warming c'è bisogno di investire di più nell'efficienza energetica degli edifici, nell'energia solare, nella bonifica delle discariche e nell'introduzione di cucine più pulite in India e negli altri paesi del via di sviluppo, «Questo e tutti gli altri sforzi necessari richiedono che governi, imprese e organizzazioni non governative lavorino tutti insieme. La mia opinione su questo è che i migliori modelli di azione siano quelli che vedono tutti e tre i gruppi a fare quello che devono fare». Secondo Clinton gli Usa hanno fatto «Molta strada» dal 1997, quando il Senato respinse all'unanimità l'adesione al Protocollo di Kyoto: «In quel momento l'opinione prevalente in America era che nessun Paese poteva rimanere ricco se non emettendo altri gas serra nell'aria... Ci sono ancora alcune persone in America che lo credono, ma la maggior parte no». Come dimostra anche l'ultimo sondaggio che vede una maggioranza schiacciante dei cittadini Usa che crede che il global warming sia causato  dall'uomo e che  stia già provocando seri danni negli Usa.  

L'ex presidente ha detto che l'economia del più grande consumatore mondiale potrebbe recuperare più velocemente dalla recessione e dalle crisi finanziarie se cercasse di utilizzare le risorse in modo sostenibile: «Possiamo crescere ancora più velocemente se utilizziamo meno energia. Abbiamo studi che dimostrano questo. Tutto quello che dobbiamo fare è trovare il modo per finanziarlo. L'attuale sistema finanziario ha favorito la costruzione di progetti importanti come le centrali elettriche a carbone, nonostante la loro intensità energetica, perché il valore dell'efficienza energetica è stato sottovalutato. I big financial backers vengono utilizzati per soppesare le finanze delle opere infrastrutturali più importanti, perché hanno da tempo trasformato i modelli finanziari per calcolare il ritorno sul loro investimento nel corso della vita del progetto. Ma il finanziamento dei progetti dell'efficienza è più complesso ed ha ricevuto molta meno attenzione da parte degli investitori, perché il rimborso è distribuito più diffusamente,  tra migliaia di aziende e privati. Questo è il problema per arrivare aggressivamente   all'efficienza, come abbiamo bisogno di fare. Se voglio finanziare i risparmi energetici e l'efficienza, c'è bisogno di molte persone e di aggiungere tutti quei risparmi insieme. Ma se io voglio costruire una nuova centrale elettrica a carbone, vado da qualche backers  e la cosa è fatta».

Clinton ha anche chiesto che i Paesi del  mondo si sforzino di più per  tagliare i gas serra diversi dalla CO2 e che a questi sia prestata un'attenzione internazionale maggiore (cioè esattamente quel che non ha fatto quando era presidente lui...). Comunque, «Ad esempio, ci sono facili guadagni da fare  da taglio metano, dal "capping off" o dal riutilizzo del metano derivanti dai siti delle discariche di smaltimento rifiuti, e dal "carbon black", o fuliggine, derivante dagli impianti industriali o dai forni casalinghi inefficienti. Nonostante i fallimenti dei governi che si sono succeduti negli Stati Uniti  (inclusa la sua Amministrazione degli Usa dal 1992 al 2000) nello stringere accordi di lavoro sul cambiamento climatico e per tagliare le emissioni di gas  serra, la gente dovrebbe prendere l'iniziativa, lavorando insieme e singolarmente per ridurre il proprio impatto ambientale». Clinton ha fatto l'esempio  del biologo EO Wilson, il cui più recente lavoro suggerisce che gli esseri umani e le altre società naturali complesse prosperano attraverso la cooperazione: «Credo che in un mondo complesso ... queste reti creative di cooperazione debbano trionfare sui modelli portatori di conflitti».

 

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