[13/07/2012] News

«Perché si vuole aumentare l'Iva, ma non si introduce una tassa sulle transazioni finanziarie?»

Tempo fa, l'ormai ex-amministratore delegato di Barclays si presentò davanti ai parlamentari di Westminster affermando che «il tempo dei rimorsi per i banchieri è finito»: ora Robert Diamond è stato costretto a dimettersi a causa dello scandalo Libor. La manipolazione del London interbank offered rate - ovvero il tasso di riferimento con cui le banche si prestano tra di loro denaro - ha fruttato corposi arrotondamenti di stipendio a operatori e dirigenti, con lo scotto dei 453 milioni di dollari, la sanzione pagata da quella che è una delle maggiori banche d'investimento al mondo. "Incidentalmente" però, questo scotto è allargato alla cittadinanza, poiché manipolando il Libor si interferisce coi tassi d'interesse che imprese e famiglie dovranno pagare per accedere al credito.

Con l'auspicio che finalmente, anche nella City, possa profilarsi come conseguenza dell'ennesimo scandalo finanziario, un'operazione di giudiziaria in stile "Mani pulite", greenreport.it ha contattato Sonia Falconieri, senior lecturer presso la Cass business school del City university London, tra le maggiori scuole di business del mondo, per uno sguardo sul mondo della finanza dall'interno dell'occhio del ciclone che si è abbattuto su Londra.

Questo del Libor è solo l'ennesimo esempio di una serie lunghissima di scalini verso il degrado etico dell'alta finanza. Pensa che la discesa possa essere fermata colmando un deficit legislativo, una lacuna di regole?

«Lo scandalo Libor è effettivamente una prova del fallimento della regolamentazione e ci richiama a fare appello non solo a regole più adeguate per prevenire questo tipo di cattiva condotta finanziaria nel futuro, ma anche, ed è ancora più importante, a pretendere che i regolatori del settore finanziario si assicurino che le norme sono correttamente applicate e fatte rispettare».

A proposito di regole, il quotidiano tedesco Die Welt scrive che «Dallo scoppio della crisi in Europa, Londra ha beneficiato più di ogni altra città dalla paura dei ricchi per i propri capitali». In particolare, da quando François Hollande ha annunciato di voler tassare al 75% i ricchi per la parte di reddito eccedente il milione, «la richiesta di immobili di lusso da parte dei clienti francesi a Londra è cresciuta del 30%». I ricchi francesi, in sostanza, sono in fuga. Al di là di come la si pensi sulla tassa, le regole democratiche sembrano non aver più peso di fronte alla libertà di movimento dei capitali: come pensa potremmo iniziare ad invertire questa tendenza?
«Penso che ci dovrebbe essere un maggiore coordinamento fiscale all'interno dell'Unione Europea. Questo è un altro aspetto su cui l'Ue non ha dimostrato di poter assumersi la responsabilità per la crisi dell'Eurozona in corso. In un periodo in cui molti paesi stanno facendo enormi sforzi per riguadagnare la stabilità fiscale, chiaramente l'approccio fiscale più favorevole che il Regno Unito ha deciso di prendere vis à vis delle grandi ricchezze sta compromettendo questi sforzi e allo stesso tempo causa distorsioni nel mercato immobiliare di Londra, che è gonfiato dagli investitori stranieri e disallineato rispetto alla situazione economica attuale».

All'interno del contesto europeo, tra l'altro, Londra continua a fare muro contro l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie all'interno dell'Unione europea. Come giudica il sentimento dei cittadini del Regno Unito verso questa posizione?

«Lo stesso discorso vale per la decisione del Regno Unito di opporsi a una tassa sulle transazioni. Se la tassa viene adottato nel resto della UE, questo, analogamente a quanto sta accadendo nel mercato immobiliare, farà spostare le transazioni finanziarie a Londra, creando benefici, ancora una volta, per il centro finanziario del Regno Unito. Alcune recenti ricerche in materia di finanza sembrano suggerire che tale tassa avrebbe un impatto negativo sulla volatilità del mercato. Questa ricerca ignora comunque lo scopo della tassa, che è prima di tutto quello di aumentare le entrate fiscali. Come con tutte le tasse, una tassa sulle transazioni potrebbe creare una distorsione riducendo il volume effettivo delle transazioni e quindi il timore è che alla fine il guadagno in termini di entrate fiscali sarà marginale. Ma allora è difficile capire perché va bene aumentare l'IVA, ma non introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie».

Il solo mercato dei derivati ha dimensioni inusitate: è stimato attorno a 14 volte il Pil mondilale. Morya Longo, sul Sole24Ore, scrive che «oggi proprio la finanza, con le sue mastodontiche proporzioni e la sua assenza di regole efficaci, a influenzare gli eventi e ad alterare il mondo reale: lo dimostra lo scandalo del tasso Libor manipolato, ma anche le dinamiche sui titoli di Stato, sui derivati, sulle Borse. Un po' più di regole, insomma, non farebbero male al mondo reale». Regole, magari, per indirizzare e favorire lo sviluppo dell'economia reale verso maggiore sostenibilità sociale, ecologica ed economica: cosa ne pensa?

«Credo che negli ultimi anni abbiamo assistito a un'espansione del settore finanziario che è andato oltre il suo scopo principale che è quello di sostenere e facilitare lo sviluppo dell'economia reale. Abbiamo bisogno di ripristinare alcuni confini e riportare il settore finanziario al suo ruolo fondamentale».

 

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