[09/07/2012] News

Come si č ripopolata l’Europa dopo l’Era Glaciale: uno studio a forte partecipazione italiana

L’ennesima conferma scientifica che il razzismo č una stupidaggine

In Italia è passata inosservata un'importante ricerca internazionale ("Mitochondrial DNA Signals of Late Glacial Recolonization of Europe from Near Eastern Refugia"), pubblicata  dal   The American Journal of Human Genetics e ripresa con grande rilievo dal bollettino scientifico dell'Ue, Cordis. Si tratta di uno studio realizzato da un folto team di scienziati provenienti da mezzo mondo e capeggiati da Maria Pala (nella foto), un "cervello in fuga" italiano che attualmente lavora alla School of applied sciences dell'università britannica di Huddersfield. Con lei hanno collaborato altri italiani delle università di Pavia, Perugia e Bologna: Anna Olivieri, Alessandro Achilli, Matteo Accetturo, Ugo A. Perego, Valeria Carossa, Valerio Carelli, Antonio Torroni e Francesca Gandini, che lavora al Department of biotechnology del College of Science dell'università di Baghdad.  

Secondo l'importante ricerca, che ha ricadute anche dal punto di vista degli studi climatici, al culmine dell'ultima era glaciale, alcune popolazioni umane, insieme a quelli di molte altre specie, sarebbero sopravvissute in un certo numero di zone rifugio. Lo studio sottolinea che «Si ritiene che le popolazioni europee siano, in larga misura, i discendenti degli abitanti di questi rifugi, e alcuni lignaggi ancora esistenti del mtDna possono essere ricondotti ai refugia nella franco-Cantabria (aplogruppi H1, H3, V, e U5b1), nella penisola italiana (U5b3), e nella pianura orientale (U4 e U5A). Anche parti del Vicino Oriente, come il Levante, sono state abitate continuativamente durante tutto l'ultimo massimo glaciale, ma a differenza dell' Europa occidentale e orientale, non e è stata trovata alcuna prova archeologica o genetica della fine delle espansioni glaciali in Europa dal Vicino Oriente».

Lo studio di un ampio database del genoma mitocondriale,  riporta invece che «Un sostanziale, forse predominante segnale mitocondriale degli aplogruupi J e T, che in precedenza si pensava si fossero diffusi principalmente dal Medio Oriente all'Europa con la popolazione neolitica, può di fatto riflettere dispersioni durante il periodo tardo glaciale ∼19 - 12 mila anni (Ka)  fa».

Cordis spiega che «Circa 19.000 anni fa il mondo fu preso nella morsa di un'era glaciale, che lasciò molte regioni fredde, secche e inospitali. Gran parte dell'Europa del nord era ricoperta dal ghiaccio, le zone settentrionali di quello che oggi è il Regno Unito erano coperte di ghiaccio, mentre il Sud era poco più che un deserto polare. Ad un certo punto, però, l'era glaciale giunse al termine e, con il ritiro dei ghiacci, l'Europa tornò di nuovo a popolarsi di esseri umani. Le nuove ricerche realizzate in Italia, Repubblica ceca, Estonia,  Russia e Gran Bretagna  stanno fornendo interessanti approfondimenti su come l'Europa si ripopolò alla fine dell'era glaciale.

La dottoressa Pala evidenzia che «La fine dell'ultimo massimo glaciale ha permesso all'uomo di ricolonizzare parti d'Europa che erano state abbandonate e quest'espansione ha permesso l'aumento delle popolazioni umane» e il suo il team ha dimostrato che il Vicino Oriente è stata una delle principali sorgenti del ripopolamento dell'Europa, quando vaste aree del nostro continente tornarono ad essere di nuovo abitabili, circa 19.000 anni fa. 

L'ultimo massimo glaciale è durato circa 7.000 anni. Fino ad ora si pensava che al suo inizio, circa 26.000 anni fa, fossero rimasti due principali rifugi  sicuri per gli esseri umani: la zona "franco-cantabrica", che coincide grosso modo con il nord della Spagna e la Francia meridionale, e una "provincia periglaciale" sulle pianure dell'Ucraina, oltre il più piccolo rifugio "Italiano".

Cordis spiega che «Attraverso l'analisi di grandi quantità di Dna (acido mitocondriale desossiribonucleico) degli europei che appartengono a due linee principali, che condividono un antenato genetico comune,  chiamate J e T, i ricercatori hanno colmato molte delle lacune esistenti e hanno creato un quadro più completo degli antichi europei. Quello che si sa è che questi aplogruppi (gruppi che condividono tratti di DNA simili come J e T) nascono in Medio Oriente, e fino ad ora si pensava che fossero migrati in Europa nel Neolitico, circa 9.000 anni fa». Ma la ricerca ha dimostrato che gli esseri umani appartenenti agli aplogruppi J e T si sono spostati in Europa molto prima di quanto si ritenesse prima: non appena è iniziata la fine dell'era glaciale. 

Secondo la dottoressa Pala, «A parte le sfide e le scoperte puramente scientifiche, l'archeogenetica ha importanti lezioni da insegnare all'umanità: ci aiuta a rivalutare la percezione della nostra identità. Siamo molto concentrati sull'identificazione di noi stessi come italiani, inglesi o quant'altro, ma analizzando il Dna si scopre che in origine, non tanto tempo fa, tutti appartenevamo a un'unica fonte comune». Insomma, si tratta dell'ennesima conferma che il razzismo è una stupidaggine anche dal punto scientifico, prima che morale, culturale e politico.

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