[02/07/2012] News

Ban Ki-moon e l’Unesco contro la distruzione del patrimonio culturale nel nord del Mali

Il segretario  generale dell'Onu Ban Ki-moon ha detto che «La degradazione perpetrata contro il patrimonio culturale nel nord del Mali è assolutamente ingiustificabile», ed ha chiesto a tutte le forze presenti «Di dar prova di responsabilità per preservare il patrimonio culturale del Mali».

La direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, si è detta desolata e costernata «Per la distruzione di tre tombe sacre  che fanno parte del sito del patrimonio mondiale di Tombouctou. Le informazioni secondo le quali i mausolei di Sidi Mahmoud, Sidi Moctar ed  Alpha Moya asarebbero stati distrutti sono costernanti. Niente può giustificare tali distruzioni e mi appello a tutte le parti implicate nel  conflitto a mettere un termine a questi  atti terribili ed irreversibili, ad esercitare le loro responsabilità ed a proteggere questo inestimabile patrimonio culturale per le generazioni future».

In realtà a distruggere questi siti che testimoniano l'età d'oro di Timbuctù nel XVI secolo ed una storia che risale a prima del V secolo dell'Egira non è stata direttamente la guerra, ma la vittoria delle milizie islamiste di Ansar Dine che, dopo aver scacciato da Gao e  Tombouctou i guerriglieri tuareg indipendentisti e laici del Mouvment de libération dell'Azawad (Mnla) hanno dato il via alla distruzione delle venerate tombe dei santi islamici, applicando il loro rigido monoteismo che vede in ogni culto diverso  da quello del solo Hallah un'eresia da distruggere. I frutti avvelenati della guerra libica non  solo si sono ripercossi sul Mali smembrandolo, ma hanno creato nel cuore del Sahel un "Califfato" islamico che utilizza gli stessi metodi integralisti dei talebani musulmani che abbatterono a cannonate i Buddha  giganti. Una somiglianza impressionante anche solo a guardare le nere bandiere con i versetti del Corano che hanno sostituito il vessillo del mali e quello dell'appena proclamato Stato indipendente dell'Azawad, le stesse che sventolavano a Kabul e che ora marcano il territorio a Gao e Tombouctou.    .

La presidente del Comitato mondiale dell'Unesco, la russa Eleonora Mitrofanova, ha descritto la distruzione delle tre tombe come «Una notizia tragica per noi ed ancora di più per gli abitanti di Tombouctou, che si sono presi cura dei loro monumenti e li hanno preservati per più di sette decenni».

L'atto degli islamisti di Ansar Dine, che sembrano sempre più  legati ad Al Quaeda del Maghreb islamico e alla versione integralista wahabita della Sunna, importata dall'Arabia Saudita e che poco h a che vedere con l'Islam cosmopolita, africano e pacifico del Sahel, è una abominevole risposta proprio aol Comitato dell'Unesco che il 298 giugno, riunito a San Pietroburgo, ha accettato la domanda del Mali di iscrivere  Tombouctou e le Tombe degli Askia nelle liste del patrimonio mondiale in pericolo. Le tombe facevano parte del Patrimonio Unesco dal 1998, temendo che i monumenti e le preziose reliquie culturali che contenevano venissero danneggiati in seguito al colpo di Stato che ha dato il via alla disintegrazione del Mali, prima con la proclamazione dell'Azawad tuareg indipendente ed ora con la vittoria delle milizie islamiste che puntano ad un califfato integralista in  tutto il Sahel e nel Sahara.   

E pensare che nel dicembre 1998 la 12esima sessione del Comitato del patrimonio mondiale dell'Unesco scelse il centro storico di Tombouctou proprio per l'influenza della città nella propagazione rapida dell'Islam nell'Africa animista e per la magnifica architettura delle sue moschee di fango e legno. Ora questa città di 54.000 abitanti, dopo la cacciata dei tuareg del Mnla è diventata insieme a Gao la capitale di uno Stato fantasma retto da fanatici iconoclasti che credono di far piacere a Dio abbattendo le tombe che il popolo venera come ricordo dei Santi di Allah.

Ban Ki-moon si è anche detto «Preoccupato per il degrado della situazione della sicurezza ed umanitaria nel nord del Mali e per i rapporti secondo i quali i mausolei  di Sidi Mahmoud, di Sidi Moctar e di Alpha Moya, nell'antica città di Tombouctou, sono stati distrutti» ed ha reiterato il suo sostegno «Agli sforzi sviluppati dalla Communauté économique des Etats de l'Afrique (Cedao), dall'Unione Africana  (Ua) e dai Paesi della regione per aiutare il governo ed il  popolo del Mali a risolvere la frisi attuale attraverso il dialogo».

Un dialogo che forse dopo il colpo  di Stato era possibile con i tuareg dell'Azawad, gli ex mercenari di Gheddafi tornati dalla Libia, ma che sembra davvero impossibile con chi distrugge le vestigia di un popolo e la stessa storia dell'Islam, in nome di una purezza che è sempre più ferocia.

Intanto in Mali la gente muore di siccità e fame ed Allah misericordioso sembra aver distolto il suo sguardo da questo Paese, dai suoi santi e dagli scellerati tagliagole che vogliono imporre con il terrore una sharia medievale ad un popolo che ha diffuso l'islam in Africa e che ha bisogno solo di pace e tolleranza. 

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