[02/07/2012] News

Contratti di fiume. Pianificazione strategica e partecipata dei bacini idrografici

Dario Flaccovio editore, 2011

In passato il fiume è stato il grande protagonista di tutte le fasi della civilizzazione umana: ha fornito energia, è stato fonte di irrigazione, via di comunicazione, luogo di nascita ed incontro di civiltà. Più recentemente nella società contemporanea queste funzioni che in parte sono ancora effettive, sono dimenticate, ed i fiumi tenuti lontani, nascosti da muri di cemento in particolare nei grandi centri urbani, decontestualizzati rispetto al resto del territorio. Diventano di nuovo protagonisti in caso di alluvioni quando le loro acque impetuose creano danni e vittime, oppure, in chiave di nuove criticità, quando senza più acqua a causa della siccità non riescono a soddisfare le esigenze antropiche.

Negli ultimi anni  grazie anche a normative europee, è diventata importante la tutela degli ecosistemi fluviali nelle consapevolezza che un fiume che sta bene, cioè che riesce a mantenere le componenti biologiche che lo caratterizzano in buono stato di qualità, riesce anche soddisfare meglio tutti gli usi antropici, per i settori agricolo, industriale, idropotabile, per il turismo e per il paesaggio. E' ormai dimostrato però che non bastano buone leggi di settore per tutelare i fiumi e che, seppur importanti, non sono sufficienti operazioni di informazione/formazione intorno alla valorizzazione degli ambienti fluviali.  

E' necessario cambiare modello di sviluppo e di pianificazione del territorio passando a politiche integrate in cui insieme alle istituzioni si rendono protagonisti i cittadini. In questo contesto, ormai da qualche anno è disponibile un nuovo strumento, il "Contratto di fiume" (Cdf), che potenzialmente rappresenta un mezzo per ottenere lo sviluppo sostenibile di un territorio. Si tratta di un "processo di programmazione negoziata e partecipata volta al contenimento del degrado eco-paesaggistico e alla riqualificazione dei territorio dei bacini/sottobacini idrografici" che coinvolge tutti gli attori che vi operano.

Questa esperienza già diffusa da tre decenni in alcuni paesi europei come la Francia, stenta ancora ad affermarsi nel nostro paese nonostante le esperienze avanzate realizzate negli ultimi anni in regioni come la Lombardia e il Piemonte. Un'analisi approfondita dello strumento "Contratto di fiume" è stata effettuata nel volume di cui greenreport.it dà notizia curato da Massimo Bastiani, architetto che ha maturato la propria esperienza professionale e scientifica, nei settori dell'urbanistica ambientale ed architettura ecologica.

Si tratta di un testo corposo (oltre 500 pagine) in cui vengono riportati approcci, esperienze, casi studio arricchiti dal know-how che Bastiani ha incremento in questi anni in cui è stato Coordinatore tecnico scientifico del Tavolo nazionale Agende 21 sui Contratti di fiume. Gli obiettivi di un Contratto di fiume sono quelli che le istituzioni, a vari livelli, in modo spesso separato, tentano di centrare in risposta alle normative vigenti: la riduzione dell'inquinamento delle acque, la rinaturalizzazione, il miglioramento paesaggistico, la valorizzazione ambientale, l'ottimizzazione delle risorse idriche, la difesa idraulica e idrogeologica del territorio e il suo sviluppo, ma Bastiani spiega il valore aggiunto di questo strumento specifico di cui ancora non si è percepito tutta la potenzialità e a cui non è stata fornita la necessaria "autorevolezza".

«Per contratti di fiume si intendono comunemente quelle forme di accordi volontari, ascrivibili alla programmazione strategica negoziata, che prevedono un'ampia mobilitazione degli attori locali di un territorio al fine di individuare un piano d'azione condiviso, finalizzato ad affrontare le problematiche ambientali di un bacino fluviale, secondo un logica integrata e multidisciplinare. In questo contesto, i contratti di fiume assumono il valore di "piano processo" frutto di un accordo tra soggetti decisionali che definiscono in modo consensuale e cooperativo, il plan for planning, ossia il piano d'azione per la pianificazione di un bacino fluviale e s'impegnano a rispettarlo». Nel volume non viene tralasciato nessun aspetto con trattazioni specifiche affidate ad esperti in materia: dal ruolo innovativo rappresentato dai contratti di fiume rispetto alla pianificazione, agli aspetti geo-morfologici, alla qualità chimico-fisica e biologica delle acque, alla difesa del suolo e rischio idrogeologico, al paesaggio, al ruolo e ai metodi della partecipazione e concertazione.

Stabiliti i principi ispiratori che sono quelli della sostenibilità e del cosiddetto "equilibrio delle tre E" (ecologia, equità, economia), definiti gli obiettivi, attraverso esempi specifici vengono chiaramente delineate quelle che sono le modalità del processo messo in essere per arrivare a sottoscrivere un contratto di fiume, con fasi, regole e strumenti che si articolano all'interno del quadro normativo ispiratore rappresentato principalmente dalla Direttiva Quadro 2000/60/CE, dalla Direttiva Habitat 92/42/CEE, dalla Direttiva 2007/60/CE (cosiddetta alluvioni) e sul piano nazionale (oltre che alle leggi di recepimento di queste norme) dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (D.lgs. 42/2004).

La trattazione estesa delle esperienze europee in particolare francesi e belghe confrontate con quelle italiane, mette in luce anche i limiti di questo tipo di programmazione strategica negoziata nel nostro paese. Innanzitutto il mancato riconoscimento all'interno di una norma che preveda un'applicazione cogente di questo tipo di processo. Solo Regioni come la Lombardia e Piemonte danno una valenza istituzionale al contratto riconoscendolo, ad esempio il Piemonte, nelle norme tecniche del Piano territoriale regionale e nel Pta (Piano tutela acque). Anche se Bastiani sottolinea come «non è determinate dare una cogenza giuridica al contratto, poiché è soltanto l'assunzione di una responsabilità "etica" collettiva da parte di tutti i contraenti l'unico e vero legante e la sola reale garanzia della sua attuazione».

Il cambiamento quindi deve essere culturale e questa è una considerazione che certamente condividiamo. Infatti si sono sviluppate tantissime iniziative progettuali (di cui nel volume viene dato riscontro) dove più o meno vengono ripercorsi passi della pianificazione partecipata e condivisa prevista dal contratto, ma ancora le istituzioni nel nostro Paese non hanno "confidenza" con i meccanismi di vera partecipazione (che è diversa dalla consueta consultazione dei piani già realizzati), in cui possono avvalersi del contributo degli stakeholder che hanno anche competenze specifiche. Questo è un altro aspetto limitante che non ha consentito di portare a termine progetti che avrebbero avuto grandi potenzialità. In Toscana solo recentemente, nel 2012 si è avviato un percorso "Verso il Contratto di fiume del Serchio" grazie all'input della provincia di Lucca e dello stesso Bastiani che ha curato gli aspetti tecnici del progetto.

A conclusione del volume il curatore presenta la "Carta nazionale dei contratti di fiume" proposta da Regione Lombardia, Regione Piemonte, Autorità di bacino del fiume Po, Gruppo di lavoro del coordinamento nazionale dei parchi fluviali e redatta con il contributo del Tavolo nazionale sui contratti di fiume. La carta è stata presentata a Milano nel 2010 nel corso del 5°Tavolo nazionale dei Contratti di fiume. «Vorremmo che alla fine di questo percorso la carta possa essere adottata ufficialmente da Regioni, Province, gruppi di Comuni o singole comunità al fine di assicurare un impegno etico o collettivo, che dica forte e chiaro: "in questo territorio noi vogliamo salvaguardare i nostri fiumi e siamo pronti a farlo in modo partecipato e cooperativo"» ha sottolineato Bastiani.

Il prossimo Tavolo nazionale (il VII) dei Contratti di fiume si svolgerà a Bologna il 16 novembre 2012, dove verranno approfonditi tre temi: il primo riguarderà la diffusione dei CdF nella necessità di renderli strumenti di governo riconosciuti e di dotarli di standard "minimi" di qualità; il secondo affronterà il collegamento che i CdF instaurano con gli strumenti di programmazione e gestione economica dei territori; il terzo riguarderà il confronto e l'integrazione con gli strumenti di pianificazione del territorio e del paesaggio, e più in generale l'uso del suolo.

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