[02/07/2012] News

Quanto favoriscono la diffusione delle specie invasive le vernici antivegetative delle navi?

Un team di ricercatori dell'Evolution&ecology research centre dell'università australiana del New South Wales e del Marine invasions laboratory, dello Smithsonian environmental research center statunitense, hanno pubblicato sul Journal of Applied Ecology  lo studio "A widespread contaminant enhances invasion success of a marine invader" dal quale emerge che le vernici metalliche applicate alle navi potrebbero favorire la diffusione di una specie marine invasiva.

La contaminazione da metalli in mare sta diventando più comune, grazie anche all'utilizzo di vernici antivegetative a base di rame, destinati ad impedire che gli organismi infestanti crescano sulle carene delle navi. I porti ed altre aree costiere sviluppate possono esse particolarmente inquinati e sono anche un  "hub" per le specie invasive che vengono trasportate dalle imbarcazioni.

Louise McKenzie, Robert C. Brooks e Emma L. Johnston sottolineano che «Il trasferimento globale di specie da parte di vettori umani sta continuando nonostante l'utilizzo di controlli gestionali, quali antivegetativi biocidi e applicazioni di pesticidi. Il processo di introduzione espone ora le specie a condizioni nuove che possono essere selezionate per la tolleranza ad un contaminante. Il successo della stabilizzazione di un invasore è influenzato sia dalla fornitura di propaguli invasivi che dal disturbo. Pertanto è importante capire se la tolleranza ad un disturbo antropico, come la contaminazione, è possibile che modifichi i parametri di questa fornitura in modo da aumentare inavvertitamente il  processo dio invasione».

Per verificare se il processo di invasione delle specie aliene sia influenzato da una contaminazione diffusa il team australiano-statunitense ha studiato il modo di reclutamento della Watersipora subtorquata (nella foto), un briozoo che colonizza le vernici protettive degli scafi, sia influenzata dall'esposizione alla vernice antivegetativa a base di rame. I ricercatori hanno quantificato l'insediamento del briozoo in ambienti controllati e in quelli di rame e quindi hanno valutato la sopravvivenza post-insediamento e 2 "fitness components", scoprendo che «Il rame  ha aumentato significativamente il successo totale di assunzione, nonostante una maggiore mortalità post-insediamento. Reclute sopravvissute sono morfologicamente diversa, con ancestrulae più brevi e minori colonie nei trattamenti ad alto contenuto di  rame. Questi risultati di mostrano un forte legame positivo tra larvale W. subtorquata e alti livelli di rame, anche se vi sono associati costi fitness».

Lo studio ha trovato un effetto diretto della contaminazione sulla diffusione di una specie invasiva e sottolinea che «Questo processo è probabile che sia rilevante per le altre specie non indigene (Nis), che presentano una affiliazione positiva con la contaminazione da metalli. Il rame può potenzialmente migliorare il successo del processo di invasione in più fasi, compreso il la facilitazione del trasporto e dell'insediamento, aumentando l'offerta e la ritenzione i individui in ambienti antropicamente disturbati. L'identificazione della tolleranza alla contaminazione come un tratto delle specie può anche aiutare a prevedere l'invasività e la diffusione delle specie. La gestione dell'inquinamento da metalli attraverso la bonifica e le tecniche antivegetative alternative  rame-free potrebbe aiutare a prevenire la diffusione e l'insediamento  di molti Nis marini».

I risultati dello studio dimostrano quindi che sui pannelli di rame morivano più larve di Watersipora subtorquata  ma la loro densità era tale che restava due volte più alta che nei supporti senza rame e che la maggioranza dei briozoi sembrava sana. La specie sembra quindi destinata a crescere sulle carene delle navi, e l'uso di vernici a base di rame può anche portare, attraverso la selezione naturale, a degli organismi in grado di tollerare questo metallo. Secondo la ricerca, «Per mantenere scafi puliti gli amatori dovrebbero prendere in considerazione la rotazione dei prodotti chimici utilizzati o il passaggio a metodi non-tossici».

 

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