[29/06/2012] News

Toh! Mario ha segnato al Consiglio Europeo?

Verrebbe facile dire che se da questo summit europeo si uscirà con decisioni e non con chiacchiere e con un accordo sull'antispread, il Mario con i capelli bianchi avrà segnato una doppietta alla Germania altrettanto efficace quanto quella del Mario con la cresta gialla. Verrebbe facile ma non per questo sarebbe scontato - anzi le premesse erano tutt'altre e si temeva il peggio - tuttavia non è il momento di andare per strada a suonare i clacson delle auto, visto che la partita è ancora in corso.

Cercando di essere il più realisti possibile, va detto che in un contesto che non è certo (per non dire che è all'opposto) quello che vogliamo e auspichiamo, l'idea di bloccare lo spread per i Paesi che stanno lavorando per sanare i propri conti - ovvero, come spiega il Sole, prevedere che i paesi 'virtuosi' sotto la pressione di spread 'eccessivi' possano usufruire dell'acquisto di una parte dei loro titoli di Stato da parte dei fondi di salvataggio dell'Eurozona (l'Efsf e il suo successore permanente, l'Esm), senza per questo doversi sottoporre a condizioni aggiuntive rispetto agli impegni già presi con la Commissione e l'Eurogruppo - significa ai nostri occhi cominciare ad intervenire almeno su uno dei nodi cruciali della crisi che viviamo: il tempo.

L'economia finanziaria si è, infatti, fagocitata non solo l'economia reale, ma - grazie alle macchine e una fede cieca nella infallibilità dei mercati - il tempo, quello necessario ai governi per affrontare le questioni che l'economia pone. Non solo, la finanza sempre più potente e sempre più con campo libero si è nutrita così fino all'esaurimento anche dell'altra risorsa scarsa, la politica.

Anch'essa oggi è un fantasma che si aggira per l'Europa (e non solo) con leader che rispondono solo agli input elettorali in quanto solo quello sono e solo con quello possono sopravvivere. Niente visioni lunghe, please, siamo politici moderni. Ed ecco che il dribbling di Mario (Monti) col quale convince la Merkel e gli altri leader europei a guadagnare "tempo" nei confronti dei mercati che a colpi di spread abbattono i governi, sembra un numero alla Balotelli. Un bolide nel sette. Sarà vera gloria? No, o almeno, si tratta (tratterebbe) solo di un piccolo segnale in controtendenza, ovvero quel che resta della politica che cerca di rimettere la finanza al suo posto e non si piega semplicemente ai suoi voleri. Ma insomma è sempre meglio di niente, sia chiaro.

Il punto, comunque, resta lo stesso: tutto cambierà davvero solo quando si metterà in atto la trasfornazione del modello di sviluppo necessaria non solo per uscire dalla crisi, ma per cercare di starne poi fuori il più al lungo possibile senza per questo ridurre a zero le risorse del pianeta. Queste schermaglie "europee" quindi possono aiutare soprattutto per avere un po' più di tempo, necessario speriamo a ricostruire una forza politica in grado di creare quella coalizione necessaria per intervenire al livello che serva.

Non un singolo stato che si alza e dice (magari anche con argomenti interessanti) ora si fa come dico io! Perché da solo contro le dinamiche attuali dell'economia finanziaria non fai assolutamente niente. E lo si può capire bene, persino noi ignoranti della materia economica, leggendo gli scandali sotto il sole di Londra - quelli che non vogliono la Tobin Tax tanto per intenderci - della premiata ditta JPMorgan e Barclays bank.

Come scrive il Sole24Ore, non il Manifesto, «il quadro che emerge dalla lettura incrociata delle cronache bancarie al di qua e al di là dell'Atlantico: disonestà, incompetenza, follia. Come spiegare diversamente lo scandalo sul maquillage imposto da Barclays al Libor per «tutelare» la reputazione della banca e per limitare i danni o moltiplicare gli utili dei traders?

Come leggere in altro modo i dati che escono da JPMorgan, dove il buco aperto dal trader francese che operava sui derivati a Londra si moltiplica ogni giorno che passa? Doveva essere un paio di miliardi di dollari e potrebbe salire a 9: una manovra di media pesantezza di un Paese di medie dimensioni. Accesi come un cerino».

Poi la giusta e condivisibile affermazione di un «Ritorno al futuro della finanza creativa, una volta ancora, dopo il credit crunch e nel mezzo dell'eurocrisi. E ancora una volta per comportamenti che governi e regolatori non riescono... a governare e regolare», con però l'illusione che là dove non arrivano i governi arrivi il mercato stesso: «Ma che i mercati stigmatizzano, Barclays è sprofondata dal 15%».

Secondo questa interpretazione, quindi, i "disonesti", gli "incompetenti" e i "folli" che peraltro hanno più influenza nei destini delle persone che i governi (JPMorgane Barclays appunto) pagheranno le loro colpe sul mercato. Peccato che si disse così anche dopo il fallimento di Lehman Brothers e sui derivati si era sostenuto e urlato "mai più"...

Torna all'archivio