[28/06/2012] News

Greenfreeze, decolla la tecnologia refrigerante promossa da Greenpeace

Produrre freddo senza incrementare i gas ad effetto serra attraverso la tecnologia Greenfreeze rilanciata da Greenpeace: si tratta di un sistema di refrigerazione messo a punto agli inizi degli anni '90 (su input dell'associazione ambientalista) che al posto dei più impattanti gas refrigeranti HCFC e HFC utilizza refrigeranti naturali a basso impatto ambientale. 

I refrigeranti naturali includono diverse sostanze come idrocarburi (propano, butano, ciclopentano), CO2, acqua, aria ognuna delle quali ha diverse applicazioni specifiche. Gli HCFC e HFC (idrofluorocarburi) come noto sono potenti gas serra  introdotti dall'industria della refrigerazione dopo che, nel 1987, il Protocollo di Montreal stabilì il divieto d'utilizzo dei CFC (clorofluorocarburi), responsabili dell'assottigliamento della fascia d'ozono in atmosfera.

Quindi per  risolvere un problema (buco nell'ozono) l'industria della refrigerazione ne ha aggravato un altro (quello del riscaldamento globale). Greenpeace stima che se l'industria dei condizionatori continuerà a usare solo HFC, questi gas peseranno per il 27 per cento sul riscaldamento globale al 2050. «La tecnologia capace di risolvere il problema esiste già -  ha dichiarato Janos Maté, consulente di Greenpeace International, premiato dall'Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti nel 2010 con il Premio Montreal Protocol -, sono i refrigeranti naturali. Oggi nel mondo i frigoriferi Greenfreeze superano i 650 milioni e, solo in Cina, coprono il 75 per cento del mercato. Parliamo di una tecnologia che rappresenta il 40 per cento della produzione globale e che entro il 2020 arriverà all'80 per cento».

 Dopo qualche lustro di "letargo" questa tecnologia pare ora in espansione in particolare per il settore dei frigoriferi mentre ancora  per quello dei condizionatori stenta a decollare. «La mancanza di standard di emissione adeguati, unita al boom del comparto del condizionamento dell'aria, specialmente in Cina dove il condizionatore è diventato uno status symbol - spiegano da Greenpeace - fa sì che il comparto incida fortemente sulle emissioni di gas serra in atmosfera».

Come segnalato nel report di Greenpeace, in Italia il mercato della refrigerazione è coperto per quasi l'80 per cento da quattro grandi aziende: Whirlpool, Electrolux, Indesit e Candy Hoover. Di queste, la maggioranza utilizza R600 (butano) e R600a (isobutano), che sono refrigeranti naturali, ma alcuni marchi come Rex, Zanussi, Iberna e, in parte, Whirlpool usano ancora R134a (tetrafluoroetano), appartenente alla classe degli HFC, e R404a, un refrigerante basato su miscele di HFC. Nel settore del condizionamento d'aria, De Longhi si è avviata all'impiego di refrigeranti naturali, ma, sul totale della produzione, questo sforzo rimane ancora marginale. Nel campo della grande distribuzione, infine, le aziende più virtuose si sono dimostrate essere Coop, Auchan e Carrefour.

«Il Greenfreeze è un caso pressoché unico di come un'associazione ambientalista sia riuscita a modificare la tecnologia della refrigerazione, e interi mercati, rendendola disponibile a tutti i produttori. È ora necessario che questo standard venga imposto a tutte le tecnologie del freddo, eliminando i composti  fluorurati potentissimi gas a effetto serra» ha dichiarato Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. Per ridurre l'impatto sul clima Greenpeace chiede alle aziende del freddo di eliminare gradualmente i gas HFC da qui al 2020 e chiede ai Governi di mettere in atto politiche e provvedimenti fiscali che stimolino le aziende in questo senso.

Per parlare di questo tema l'associazione ambientalista invita al seminario di aggiornamento sul "Mercato della refrigerazione in Italia e nel mondo: quali gli effetti sul clima e possibili scenari futuri", che si terrà questa sera (ore 18:45), presso Frigoriferi Milanesi (via G. B. Piranesi 10, Milano). Interverrà Janos Maté. 

 

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