[28/06/2012] News

Il Gabon brucia le sue riserve d’avorio illegale

Per il Wwf, presente al rogo, un gesto di grande significato per la tutela degli elefanti

Il Gabon manda un segnale contro il bracconaggio e il commercio illegale di specie selvatiche a tutti i paesi dell'Africa Centrale. Il presidente Ali Bongo Ondimba, insieme a Wwf e Traffic, ha appiccato le fiamme alla riserva di avorio illegale detenuto dal governo: 4.825 chili, con 1.293 pezzi di avorio grezzo, per lo più zanne, e 17.730 pezzi di avorio lavorato, per un totale che corrisponde a circa 850 elefanti uccisi. «Il Gabon è per la tolleranza zero rispetto ai crimini contro le specie selvatiche e stiamo mettendo in campo le nostre leggi e le nostre istituzioni per garantire che questa politica sia rafforzata», ha dichiarato Ali Bongo.

Il gesto è particolarmente significativo considerato il momento critico per il bracconaggio in Africa Centrale, dove l'uccisione illegale di elefanti per l'avorio ha raggiunto livelli record. «Il Wwf, che si è impegnato anche in Italia per salvare il Cuore Verde dell'Africa e che nei prossimi mesi lancerà una specifica campagna contro il commercio illegale di natura, sostiene la decisione del Gabon e vede questo gesto come un segnale concreto dell'impegno del Paese per sconfiggere i bracconaggio e il commercio illegale dell'avorio - ha sottolineato Isabella Pratesi, direttore delle Politiche di conservazione internazionali del Wwf Italia -  L'avorio di origine illegale o sconosciuta non può essere venduto legalmente a livello internazionale per motivi commerciali. Il Gabon ha agito in maniera lodevole decidendo di rendere il proprio avorio inutilizzabile».

Il Wwf e Traffic hanno lavorato con il governo del Gabon per catalogare in maniera indipendente la riserva di avorio prima che fosse distrutta, garantendo che tutte le zanne fossero incluse e nessuna scivolasse nel commercio illegale. «E' stato emozionante e anche commovente partecipare a questo gesto di grande civiltà e di grandissimo valore per la conservazione degli elefanti nel cuore verde dell'Africa - ha continuato Pratesi - Tutti  noi delegati del Wwf giunti in Gabon da varie parti del mondo (erano rappresentati 25 uffici Wwf nel mondo, dal Giappone all'Olanda) non abbiamo potuto non pensare a quegli 850 elefanti massacrati ma anche ai numerosi guardiaparco che, sostenuti anche dal Wwf, ogni giorno rischiano la vita per contrastare il commercio illegale dell'avorio. Questa è una battaglia degli Stati africani ma può essere vinta solo con l'appoggio di tutti i Paesi e di tutta la società civile».

I pericoli che corrono le persone che provano a tutelare i parchi in Gabon e in Africa centrale si evincono dalle parole di Lee White, segretario generale dell'Agenzia Parchi Nazionali del Gabon. «Il commercio illegale dell'avorio è un problema di portata internazionale. Il Gabon, primo Paese in Centrafrica a distruggere pubblicamente il proprio avorio, è letteralmente assediato dalle bande di cacciatori illegali e da gruppi criminali che contrabbandano l'avorio verso l'Asia. Senza una forte reazione internazionale per fermare i crimini contro le specie selvatiche, e in particolare il contrabbando dell'avorio, le foreste del Gabon non vibreranno più del barrito degli elefanti di foresta».

In effetti secondo il rapporto Cites (l'organo delle Nazioni Unite che regola il commercio illegale di specie selvatiche), diffuso la settimana scorsa, il 2011 è stato un anno record per il bracconaggio degli elefanti in Africa, uccisi a decine di migliaia ogni anno per le loro zanne, per soddisfare in particolare la richiesta dei mercati asiatici. Ora i governi dell'Africa Centrale si sono riuniti per cercare modalità concrete di superare la crisi firmando un piano regionale per rinforzare il presidio legale e affrontare meglio il bracconaggio di elefanti e altre specie minacciate dal commercio illegale.

«Dobbiamo rompere la catena del commercio illegale dell'avorio e del commercio illegale in tutti i Paesi a vario titolo coinvolti, compresi i Paesi europei e l'Italia  - ha dichiarato Massimiliano Rocco, responsabile Specie, Traffic e Foreste del Wwf Italia - Questa volta la decisione è venuta dall'alto e deve essere di esempio. Molti ministri dell'Africa Centrale espongono fieramente pezzi di avorio lavorato nei loro uffici. Molti ufficiali del governo sono implicati nel traffico illecito dell'avorio. Tutto questo è alimentato anche da noi: in molti Paesi occidentali il commercio illegale dell'avorio è un fenomeno non ancora del tutto sconfitto. Dobbiamo lavorare tutti insieme affinché tutto questo finisca».

Rocco segnala che spesso gli stock di avorio detenuti dai governi rischiano di essere immessi nel commercio illegale e quindi ribadisce l'opportunità ed il valore della decisione presa dal Gabon. «Proprio settimana la scorsa lo Zambia ha dichiarato smarriti  3 tonnellate di avorio detenuto dal governo e il Mozambico ha smarrito 1,1 tonnellate a febbraio. La decisione del Gabon di bruciare il proprio avorio toglie ai contrabbandieri ogni tentazione», ha concluso il responsabile Specie, Traffic e Foreste del Wwf Italia.

 

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