[26/06/2012] News toscana

Goletta Verde all’Elba: doppio blitz contro il cemento

Anche quest'anno Goletta Verde, la storica campagna estiva di Legambiente per la tutela delle coste e del mare, fa tappa all'Isola d'Elba. Come noto, almeno per i lettori di greenreport, questo gioiello naturalistico, con paesaggi unici e ricco di biodiversità è costantemente insidiato nella sua integrità poiché nell'isola ha trovato una "nicchia ecologica", il "partito" del cemento che mira ad estendere il suo raggio d'azione.

Per questo il doppio blitz di Legambiente (effettuato oggi), ha messo sotto i riflettori le questioni del consumo di suolo, due azioni decisive per la tutela del paesaggio isolano: uno per dire addio al famigerato ecomostro di Procchio e un secondo per difendere la biodiversità e la fruibilità dei sentieri minacciate a Punta Penisola.

La storia dell'ecomostro di Procchio è lunga un decennio. I lavori sotto accusa, mai del tutto completati, informano da Legambiente, iniziarono ignorando il chiaro rischio idrogeologico in una zona attraversata da diversi fossi, subito dopo l'alluvione del 2002, evento che già allora mandò l'intera area sott'acqua. Così vennero tirati su 7.500 metri cubi di cemento grezzo, che tali sono sempre rimasti. Dopo l'ultima alluvione che ha colpito l'Elba nel novembre del 2011, provocando ingenti danni a Marina di Campo e allagando completamente la zona dell'ecomostro e la Piana di Procchio, le istituzioni si sono convinte dell'urgenza di abbattere definitivamente l'ecomostro e riqualificare l'intera area (la demolizione è stata annunciata per fine settembre da Regione Toscana e comune di Marciana).

 «E' un momento importante ma chiediamo fin da subito che questo abbattimento e le altre misure previste per mitigare l'altissimo rischio idrogeologico della zona, assolutamente ignorato nel via ai lavori di cementificazione, siano finalizzati a mettere in sicurezza Procchio a non a fare sconti ed offrire compensazioni a chi ha commesso questo gigantesco affronto al territorio - ha dichiarato Serena Carpentieri, responsabile di Goletta Verde - Speriamo, quindi, di poter festeggiare in maniera serena questo momento, chiedendo che non sia concesso alcun vantaggio a chi ha costruito e che venga tenuto in conto del danno che questo cemento ha inferto al territorio e ai suoi cittadini».

La seconda sosta per l'imbarcazione di Legambiente è a Punta Penisola. In questa zona, di elevato pregio naturalistico, che fa parte del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano come zona "B" - Riserva generale orientata -, si sono realizzati e sono attualmente in corso lavori finalizzati a nuove privatizzazioni del territorio spiegano dall'associazione ambientalista. Questi interventi prevedono l'ampliamento dei sentieri esistenti, la probabile realizzazione di nuovi accessi, la loro trasformazione in ampie strade e l'accumulo di massi e terra, il tutto con l'evidente utilizzo di mezzi meccanici, mettendo così a repentaglio l'integrità del suolo, la vegetazione endemica e la libera fruizione di percorsi naturalistici storici con la chiusura di un cancello che impedisce l'accesso a un tratto di quello che è stato ribattezzato il Sentiero di Napoleone.

«Questo è solo l'ennesimo episodio dei tentativi di chiudere i sentieri e accessi al mare all'Isola d'Elba, culminati con l'aggressione ai trekkers sul sentiero dei rosmarini a Marina di Campo -  ha dichiarato Umberto Mazzantini, responsabile mare Legambiente Toscana - Tornando a Punta Penisola, teoricamente, nelle aree del Parco, gli interventi e le azioni consentiti sono solo quelli manutentivi e di riqualificazione della funzionalità ecologica e di difesa del suolo. Sono invece esclusi gli interventi edilizi e quelli infrastrutturali. Tra la teoria e la pratica però, spesso, come in questo caso, intercorrono interessi personali. Da quel che sappiamo dopo le nostre segnalazioni e quelle di alcuni cittadini è intervenuto il Parco nazionale dell'arcipelago toscano che avrebbe constatato irregolarità e mancanza di nulla osta e sembra che del fatto sia stata interessata la magistratura», ha concluso Mazzantini.

 

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