[13/06/2012] News

Vittoria storica degli indios guarani in Brasile: Shell e Corsan rinunciano all'etanolo macchiato di sangue

Nel settembre 2011 gli indiani guarani del Brasileavevano inviato una lettera alla multinazionale energetica Shell per chiedere che non fosse più utilizzata la loro terra ancestrale per produrre etanolo. Ambrosio Vilhalva, uno dei leader comunitario dei guarani, spiegava allora a Survival International: «La Shell deve lasciare la nostra terra. La compagnia deve smettere di utilizzare la terra indigena. Vogliamo giustizia, e chiediamo che la nostra terra sia demarcata e protetta».
Le terre dei guarani erano minacciate dalla Shell e dal colosso brasiliano dei biocarburanti Corsan, che nel 2010 avevano realizzato una joint venture sotto il marchio "Raizen" per produrre etanalo da canna da zucchero coltivata nei territori dei guarani.

Nella lettera gli indios denunciavano: «Da quando l'industria ha cominciato a operare, la nostra salute è venuta meno: stanno peggio i nostri figli, gli adulti e anche gli animali. Non riusciamo più a trovare molte delle medicine che un tempo crescevano nella foresta. Le piante sono morte per il veleno... I coltivatori non ci hanno mai consultato né ci hanno mai chiesto il permesso prima di piantare sulla nostra terra». I numerosissimi casi di diarrea acuta tra i bambini guarani e le morie di pesci e piante erano stati facilmente attribuiti ai prodotti chimici utilizzati nelle piantagioni di canna da zucchero.

Alla fine gli indios guarani hanno: oggi Survival annuncia che la Raizen «Ha deciso di smettere di approvvigionarsi di canna da zucchero proveniente dalle terre rubate a una tribù indigena».

I guarani hanno accolto la notizia con felicità, ma Survival ricorda però quanto sangue e dolore è costata questa vittoria: «I leader guarani vengono regolarmente uccisi da sicari armati al soldo dei coltivatori di canna da zucchero e degli allevatori, che hanno rubato loro praticamente tutta la terra.

Dopo essere stati cacciati con la violenza dalle loro terre, molti di loro vivono in condizioni spaventose, in riserve sovraffollate o accampati ai margini delle strade. I Guarani che vivono nell'area hanno raccontato che i loro fiumi sono stati inquinati dai pesticidi usati nelle piantagioni». La comunità di Valdelice Veron, nel Mato Grosso do Sul, è una di quelle direttamente colpite e la donna ha detto a Survival: «Potremo ricominciare a bere l'acqua della nostra terra. Potremo ricominciare a far tutto».

La Raizen ha finalmente firmato un accordo per fermare l'acquisto di canna da zucchero proveniente da terre dichiarate indigene dal ministro della giustizia brasiliano. Survival spiega che «Le negoziazioni tra la Raizen e il Funai, il dipartimento brasiliano agli affari indigeni, hanno avuto inizio grazie a una vigorosa campagna di Survival e alle pressioni del Pubblico ministero brasiliano. Si tratta di un passo molto importante, con cui la Raizen si impegna anche a consultare il Funai per evitare ulteriori investimenti o espansioni in aree oggetto di contese, che in futuro potrebbero essere riconosciute come indigene. La Raizen ha riconosciuto tutto il ventaglio di difficili problematiche che devono affrontare i Guarani, e ha promesso che realizzerà un "programma di investimento sociale focalizzato sulla popolazione indigena"».

Inoltre, esonenti della joint venture Shell-Corsan hanno detto a Survival: «Vogliamo che il nostro ritiro sia di buon esempio per tutte le aziende che verranno. Ci impegniamo a rispettare le terre indigene indicate dal ministero della giustizia».

Secondo Stephen Corry, direttore generale di Survival International, «Questa storica decisione creerà un precedente per il Brasile e vedrà la Raizen "smettere definitivamente" di acquistare canna da zucchero coltivata su terra indigena entro il prossimo 25 novembre. La decisione della Raizen è una notizia eccellente per i Guarani, che sono stati lasciati morire sul ciglio della strada e sono stati cacciati via dalle loro terre a causa delle piantagioni di canna da zucchero. Altre aziende devono seguire l'esempio della Raizen e smettere di finanziare il furto della terra guarani. È arrivato il momento che il mondo prenda coscienza che i biocarburanti brasiliani sono macchiati di sangue indigeno».

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