[07/06/2012] News

Il Botswana punta alle green economy… diamanti e carbone permettendo

Il Botswana Innovation Hub (BIh), incaricato di diversificare l'economia del Botswana tributaria da una parte delle attività minerarie e dall'altra del turismo naturalistico, ha annunciato che questo Paese dell'Africa australe intende aggiungersi «Al treno in marcia della green economy e creerà un organismo nazionale CleanTech entro due mesi».

Intervenendo ad un meeting nella capitale Gaborone per celebrare la giornata mondiale dell'ambiente, Budzanani Tacheba, direttore dell'evoluzione dei cluster del Bih, ha detto: «La mia organizzazione lavora al piano dal settembre 2011 e pensa di sviluppare un centro di formazione in CleanTech nei prossimi 5 anni.  Il piano sarà pronto entro i prossimi 2 mesi. Il Bih  sta lavorando sul progetto di rapporto finale che prevede di sollecitare l'expertise del governo, delle imprese  locali e gli investimenti stranieri diretti». 

Il centro CleanTech del Botswana dovrebbe affrontare le problematiche della green economy e della sostenibilità riguardanti la produzione e stoccaggio di energia, i sistemi energetici e nella loro efficienza, i  trasporti, l'acqua e i servizi igienici, l'aria e l'ambiente. Ma prevede anche di ampliare il suo campo d'azione alle materie prime, alla produzione, allo sviluppo delle procedure riguardanti agricoltura e silvicoltura ed il riciclaggio dei rifiuti.

Secondo il Bih, «Questo sviluppo dovrebbe avere effetti socio-economici positivi sul lavoro, lo sviluppo del business e le entrate dall'esportazione, offrendo  nel contempo delle soluzioni alle sfide ambientali». Ma queste buone intenzioni si scontrano con la realtà economica del Botswana che è il più grande produttore mondiale di diamanti grezzi, un'industria mineraria che  rappresenta più del 30% del  suo prodotto interno lordo, il 50% delle entrate nazionali e il 70% delle valuta estera che entra nel Paese. 

Inoltre, la crisi finanziaria dal 2008 sta duramente colpendo il Botswana, considerato uno dei Paesi "modello" dal Fondo monetario internazionale, proprio per il calo della domanda mondiale di diamanti.

Anche per questo il governo di Gaborone ha intensificato gli sforzi per diversificare l'economie e il Bih «rappresenta una delle iniziative prese per liberarsi dalla pesante dipendenza da uno sfruttamento minerario che sta creando pesanti conseguenze ambientali e tensioni sociali. Questo organismo parastatale punta a rilanciare l'economia del Botswana attirando gli investimenti di imprese basate sull'innovazione tecnologica, la ricerca ed organismi di formazione di alto livello».

Il governo sembra fortemente interessato alla green economy: lo scorso settembre ha organizzato uno dei primi meeting multi-parti dell'Africa sul concetto di green economy e sta cercando di capire sul terreno cosa possa comportare per il Paese una transizione verso l'economia verde. Ma diversi analisti economici e politici dicono che il concetto di green economy potrebbe essere molto difficile da far passare in un Paese con una tradizione di pesante sfruttamento del territorio così legata al concetto stesso di lavoro. Problemi di "comprensione" che potrebbero essere acuiti dalle immense riserve di carbone scoperte nel Paese che fanno dire a molti che «dopo i diamanti, l'inquinantissimo carbone sarà la nuova fonte di ricchezza del Botswana». E coniugare la green economy con il carbone sarebbe davvero problematico...

Torna all'archivio