[05/06/2012] News toscana

Rapporto Irpet e Unioncamere: ĞRisorse in primis alle imprese che possono guidare la crescitağ

Presentato il rapporto sulla situazione economica della Toscana

E' stato presentato oggi a Firenze da Irpet e Unioncamere Toscana, il Rapporto sulla situazione economica della nostra Regione. I ricercatori hanno evidenziato come 

dalla seconda metà del 2011 l'economia internazionale sia  entrata in una nuova fase di difficoltà, quando ancora gli effetti della precedente crisi non erano stati smaltiti (in realtà a parte alcune specificità settoriali trovare fasi di discontinuità dal 2008 in avanti è quasi impresa ardua, ndr) e questo ha prodotto una spirale negativa che nel corso di pochi mesi ha sensibilmente ridotto le prospettive, già modeste, di crescita.

Il nuovo rapporto Irpet Unioncamere "La situazione economica della Toscana. Consuntivo 2011. Previsioni 2012-2013" evidenzia come anche la nostra Regione sia stata colpita in modo significativo da un contesto in deciso peggioramento: «Il bilancio del 2011 si chiude in territorio ancora leggermente positivo, ma il rallentamento del secondo semestre ci consegna un'economia alle porte di una nuova recessione. Le previsioni per l'anno in corso sono infatti orientate da una nuova flessione del Pil, i cui effetti negativi si andranno ad aggiungere nei prossimi mesi alla già difficile condizione del mercato del lavoro. Al di là degli andamenti strettamente congiunturali, in questa fase preoccupano inoltre le problematiche legate alla gestione della liquidità e dell'accesso al credito, con possibili ripercussioni anche sulle prospettive di medio termine», spiegano da Irpet e Unioncamere.

 Secondo i dati riportati nella ricerca, complessivamente, nel 2011, la produzione toscana è risultata in flessione in tutti i principali macro-settori dell'economia regionale (agricoltura, industria, costruzioni, servizi non market). Si tratta di una flessione relativamente contenuta (entro il -1%), ad eccezione delle costruzioni, che cadono di oltre il 7%. Il manifatturiero nel quarto trimestre del 2011 vede rallentare la produzione, gli ordinativi ed il fatturato, che resta comunque leggermente positivo. Cresce il terziario a più elevata intensità di conoscenza e ad alto contenuto tecnologico. Il tasso di occupazione è passato dal 63,8% del 2010 al 63,6% del 2011 e allo stesso tempo il tasso di disoccupazione, stimato al 6,6%, è risultato in crescita nel 2011 rispetto al 2010.  Negli ultimi quattro anni sono state le famiglie a fare da ammortizzatore sociale nei confronti delle imprese e degli individui, ma le stesse famiglie hanno vissuto una flessione del reddito del 2,6%.

«Come Sistema Camerale - ha dichiarato Vasco Galgani, presidente di Unioncamere Toscana - chiediamo che la valutazione del merito creditizio venga effettuata con attenzione, in modo che le risorse giungano prioritariamente alle imprese che sono realmente in grado di esprimere un potenziale di crescita. E' inoltre necessario che la Pubblica amministrazione trovi al più presto un rimedio al problema dei ritardati pagamenti. Così come prioritari sono gli interventi a sostegno dei processi di internazionalizzazione delle imprese».

Queste prime richieste sono la risposta alle previsioni per il 2012 riportate nel rapporto: i ricercatori prevedono un anno di recessione determinato dagli effetti delle manovre di controllo dei conti pubblici successivi alle manovre promosse dal governo e dal rallentamento della crescita mondiale. Il Pil toscano potrebbe subire una caduta stimabile attorno all'1,7% con conseguenze anche sulla domanda di lavoro che, potrebbe ridursi di circa 20 mila unità. I dati contenuti nel rapporto sono stati analizzati anche dai vertici istituzionali della nostra regione.

«Abbiamo una forza enorme nei distretti e nel sistema delle piccole imprese che continueremo a sostenere - ha dichiarato il presidente Enrico Rossi - Ma le dimensioni di queste ultime sono inadeguate all'assorbimento degli investimenti per ricerca e innovazione  e ai processi di internazionalizzazione. A meno che non riescano a stare in rete o non siano trascinate da altre locomotive. Non funziona più nemmeno l'idea di una Toscana compiaciuta del proprio benessere, la Toscana stucchevole della collina e del cipresso. Non mi pare che questa sia la via della ripresa. Per uscire dalla crisi non basta percorrere i sentieri consueti. Ma bisogna essere consapevoli che dire questo significa aprire una fase critica su un paio di decenni della nostra storia recente».

In parte concordiamo ma per usare un'espressione non proprio felice ma molto esplicativa "non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca", e soprattutto non generalizziamo perché per risollevarci non è possibile fare a meno dell'apporto di nessun settore e dei "tesoretti" come quello culturale e paesaggistico,  che ci troviamo in casa e che devono solo essere gestiti a favore di un turismo basato esclusivamente sulla qualità, aspetto del resto richiamato anche dallo stesso presidente della Regione Toscana. 

Rossi ha poi invitato a guardare il bicchiere mezzo pieno. «Il dato dell'export, ad esempio, è positivo. Che cosa c'è dietro? Ci sono in Toscana 500 imprese-locomotiva. Sono 500 imprese medio grandi, con almeno 50 dipendenti e 13 milioni di fatturato, in grado di mettere a frutto investimenti per ricerca e innovazione, di intraprendere percorsi di internazionalizzazione e di "trainare" una rete di piccole e medie imprese. Questa vivacità la Toscana ce l'ha: il calabrone deve allargare le ali. Ma per riuscirci bisogna cambiare un pezzo della cultura di questa regione, ricostruire alleanze e relazioni sociali, guardare oltre gli ultimi vent'anni. Questo mondo imprenditoriale va sostenuto. Non possiamo permetterci di ‘spalmare' quel poco di provvidenze che abbiamo, ma occorre al contrario concentrare le risorse su quel pezzo di industria che esporta e a questo chiede un salto di qualità. Ci abbiamo provato, rimodulando i fondi europei, dirigendo le risorse verso le medie e grandi imprese e consolidando così l'apparato produttivo. L'industria farmaceutica, ad esempio contribuisce al Pil regionale per il 5% con 5 milioni di fatturato. Questo è frutto di una politica di rapporto, di dialogo e sostegno, che si è consolidata e che ora va estesa anche ad altri settori».

In conclusione del suo intervento Rossi ha toccato poi il "nodo" infrastrutture. «Non ci sono alternative, particolarismi e localismi vanno sconfitti. Bisogna che ciascuno assuma le proprie responsabilità, politiche, economiche, amministrative e sociali. La Tirrenica va fatta, l'Alta velocità va fatta, e così le terze corsie. Sto lavorando per risolvere il problema dell'aeroporto di Firenze: se avrà il collegamento con gli hub europei, in integrazione con lo scalo di Pisa, il servizio per la Toscana sarà completato. Sto parlando di recuperare il ritardo infrastrutturale rispetto alle regioni più avanzate d'Italia con un programma che è di modernizzazione, non di realizzazione di cose nuove. Le opere devono procedere con celerità e determinazione, è una partita da chiudere, anche se ci saranno discussioni. In Toscana non possiamo permetterci di respingere investimenti che rispettino leggi, regolamenti e pareri tecnici.

L'effetto ‘nimby' è contrario a una politica di modernizzazione, ma non all'effetto ‘sprawling'. E non è grave che qualcuno dica no, ma è grave che un politico cavalchi l'effetto ‘nimby'». Secondo il presidente strumenti essenziali per la ripresa degli investimenti anche in Toscana saranno i fondi comunitari, una disponibilità complessiva di 3 miliardi e 100 milioni. «Lo sforzo sarà quello di far scattare i progetti 2014-2020 a partire dal gennaio 2014, senza slittamenti e quindi dobbiamo mettere in campo le nostre strategie entro metà 1013» ha concluso Rossi.

L'analisi di Irpet è stata condivisa anche da Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana che è tornato a sottolineare il contributo che i servizi pubblici locali possono dare agli investimenti. «Gli investimenti totali nel 2011 in Toscana si sono ridotti del 3,5 per cento rispetto al 2010. Probabilmente i 400 milioni di euro investiti dalle aziende di servizio pubblico locale sono una delle poche voci positive negli investimenti in Toscana. Occorre sostenere questi investimenti nel 2012 e 2013, proseguendo sulla strada avviata, in questi mesi con il tavolo di sostegno agli investimenti idrici».

 

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