[05/06/2012] News

Niente sesso, siamo rinoceronti di Sumatra

Poco sesso fa male. Tanto da mettere in pericolo la stessa sopravvivenza della specie. Il problema non riguarda - non per ora, almeno - gli uomini, ma i rinoceronti. In particolare, i rinoceronti di Sumatra. Ma la soluzione proposta per risolverlo quel problema è una sfida, anche concettuale, per chiunque si occupi di biodiversità e si cimenti con il tema della conservazione.

Questi i fatti. I rinoceronti di Sumatra sono una specie - la più piccola tra le cinque (due africane, tre asiatiche) conosciute di rinoceronti - che vive allo stato brado in alcune propaggini del sud-est asiatico. Nella grande isola indonesiana, appunto, ma anche nel Borneo e nella penisola di Malacca. I guai sono quattro. Il primo, come riporta Henry Nicholls su Nature, è che negli ultimi anni il combinato disposto dell'erosione degli habitat - le foreste dell'area vengono ancora abbattute a causa della fiorente industria dell'olio di palma - e del mercato nero dei corni ha portato a una drastica riduzione della popolazione: pare che, allo stato selvaggio, ne sopravvivano poco più di 200 esemplari in tutto: circa 150 a Sumatra, 35 nella penisola Malacca e altrettanti nel Borneo.

Il secondo guaio è che queste tre aree sono separate tra loro. Gli individui dei tre gruppi non possono incontrarsi tra loro. Ma anche all'interno di ciascuno dei tre gruppi è diventato abbastanza raro che si incontrino e si incrocino maschi e femmine. Insomma, i rinoceronti di Sumatra fanno, per necessità, poco sesso.

Il terzo guaio è che, in carenza di rapporti, l'utero delle femmine si deforma in maniera grave, come hanno dimostrato le analisi di Thomas Hildebrandt e della sua squadra di veterinari dell'Istituto Leibniz di ricerca sugli zoo e l'ambiente selvaggio di Berlino. Tanto che, anche quando il raro incontro avviene nella finestra fertile, non si ha fecondazione. Le femmine dei rinoceronti di Sumatra diventano, di fatto, sterili.

Il quarto guaio è che i rinoceronti di Sumatra di fatto non si riproducono in cattività. Neanche nei parchi appositamente creati per loro.

La situazione è così grave che, sostengono gli studiosi, si arriverà presto all'estinzione della specie. Che fare, dunque? Alcuni studiosi hanno trovato una soluzione: l'inseminazione artificiale. Catturare le femmine residue in età utile, fecondare i loro ovuli in provetta e reimpiantarli.

Non tutti gli esperti concordano. In questo modo la specie potrebbe sì salvarsi, ma non sarebbe più sottoposta a selezione naturale. Salvare una specie sottraendola all' evoluzione biologica? Il problema, forse, si ripresenterà spesso. Per diverse specie. Forse conviene discuterne.

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