[05/06/2012] News

Il global warming sta trasformando la tundra artica in foresta

In poche decine di anni gi arbusti della tundra artica si sono trasformati in alberi come conseguenza del surriscaldamento del clima artico, creando macchie di bosco che, se invaderanno tutta la tundra, accelereranno in maniera significativa il global warming.

A dirlo è un team di scienziati finlandesi e dell'università  britannica di Oxford che hanno studiato un'area di circa 100,000 km2, conosciuta come tundra eurasiatica nord-occidentale, che si estende dalla Siberia occidentale alla Finlandia. Le indagini sulla vegetazione hanno utilizzando dati provenienti da immagini satellitari, lavoro sul campo, e osservazioni degli esperti e Nenets, i pastori indigeni di renne delle montagne occidentali ed orientali degli Urali polari, ed hanno dimostrato che nel 8 - 15% della superficie le basse piante di salice (Salix) e di ontano (Alnus), i generi arbustive più abbondanti a nord del limite continentale del bosco, negli ultimi 30-40 anni si sono trasformate in  alberi alti oltre 2 metri. Il rapporto finale della ricerca, "Eurasian Arctic greening reveals teleconnections and the potential for structurally novel ecosystems", è stato pubblicato su Nature Climate Change . Precedenti modellizzazioni valutavano che il potenziale impatto del progredire della foresta nella  tundra artica potrebbe aumentare il riscaldamento dell'Artico di i ulteriori 1 - 2 gradi Celsius entro la fine del XXI secolo.

Nello studio si legge: «Abbiamo dimostrato che, mentre la produttività delle piante nella tarda primavera è legata al ghiaccio marino, il picco della stagione di crescita risponde alla persistente scala sinottica delle masse d'aria sulla Siberia occidentale associate a sistemi meteorologici fennoscandiani attraverso il "Rossby wave train". Il substrato è importante per l'accumulo della biomassa, ma una forte correlazione tra la crescita e la temperatura comprende tutti i tipi di terreno osservati. La vegetazione è particolarmente sensibile alla temperatura all'inizio dell'estate. Questi risultati hanno implicazioni significative per le modellazioni presenti e future delle risposte della bassa vegetazione artica ai cambiamenti climatici e sottolineano il potenziale di  ecosistemi strutturalmente nuovi di emergere all'interno della zona della tundra».

Il principale autore dello studio, Marc Macias-Fauria del dipartimento di zoologia dell'università di Oxford e dell'Oxford Martin School, che ha guidato il team di ricercatori insieme a Bruce Forbes dell'Università della Lapponia, spiega: «E' una grande sorpresa che queste piante stiano reagendo in questo modo. Prima la gente pensava che la  tundra potesse essere colonizzata dagli alberi dalla foresta boreale a sud, dato che il riscaldamento del clima dell'Artico era un processo che avrebbe richiesto secoli. Ma quello che abbiamo scoperto è che gli arbusti che erano già lì si sono trasformati in alberi nel giro di pochi decenni».

L'università di Oxford evidenzia che «Il passaggio dagli arbusti alla foresta è importante in quanto altera l'effetto albedo, la quantità di luce solare riflessa dalla superficie della Terra. Durante la primavera e l'autunno artico per gran parte del tempo gli arbusti sono ricoperti da un manto bianco di neve che riflette la luce. Al contrario, se gli alberi sono alti abbastanza per elevarsi al di sopra della nevicata, presentano una superficie scura che assorbe la luce in superficie. Questo maggiore assorbimento di radiazione solare, combinata ai microclimi creati dalle aree boschive, si aggiunge al global warming e provoca un  riscaldamento ancora più rapido in un clima già "caldo".

Macias-Fauria sottolinea: «Naturalmente questa è solo una piccola parte della vasta tundra artica e una zona che è già più caldo rispetto al resto della regione artica, probabilmente a causa della influenza dell'aria calda dalla Corrente del Golfo. Tuttavia, questa zona sembra essere una "bellwether" per il resto della regione, ci può mostrare ciò che è probabile che accada al resto della regione artica nel prossimo futuro, se continuano queste tendenze al riscaldamento»

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