[31/05/2012] News

Reagiamo insieme ai sismi che hanno colpito l’Emilia. Solidarietà significa sicurezza

Essere solidali è per noi un valore benefico, irrinunciabile per vivere meglio quotidianamente e anche per affrontare insieme i sismi che stanno colpendo la terra in cui viviamo, le zone tra Ferrara e Modena. Stiamo scrivendo in queste spaventose e tragiche ore conseguenti alla scossa sismica delle ore 9 del 29 maggio, cui ne sono seguite altre in tutta la giornata, che ha fatto altre decine di vittime, che si vanno ad aggiungere alle sette del sisma del 20 maggio scorso. Danni che si aggiungono ai danni. Più di seimila sono gli sfollati che si sommano ai settemila di ieri. Siamo solidali con tutte le persone maggiormente colpite, con le amiche e gli amici di Ferrara, Mirabello, San Carlo, Sant'Agostino, Cento, Finale  Emilia, San Felice sul Panaro, Mirandola, Camposanto, Medolla, Cavezzo....

Le vittime dei sismi sono in prevalenza persone che stavano lavorando in capannoni e aziende di quella laboriosa ed efficiente pianura emiliana che non si ferma mai, neanche per preservare la vita di fronte alle costanti scosse che da nove giorni colpiscono queste terre. Abbiamo bisogno di rimettere al centro la vita (qui come ovunque) sottraendoci alle logiche padronali e borghesi per cui sono più importanti le cose delle persone. Hanno detto che bisognava tornare alla normalità in fretta per non sopperire alla paura, ma la loro normalità è fatta di sfruttamento e non c'è posto per l'umanità. Ciò ha significato mettere a rischio la vita per salvare la produzione o un servizio, l'economia di una regione e non le persone che ci vivono. Chi ha preferito non andare al lavoro in queste pericolose zone, come alcuni di noi, ha ricevuto da parte di  alcuni padroni e padroncini di aziende e cooperative minacce di licenziamento o di ingiustificata assenza. Denunciare questo non significa non comprendere il danno di chi ha perso gli strumenti del proprio lavoro come tanti agricoltori e piccole aziende. Quasi tutte le vittime sono operai ed operaie e diversi di loro sono immigrati, tra i più ricattati e ricattabili per le condizioni in cui sono tenuti. Suonano ora funesti gli elogi alla "classe operaia che vince la paura e pensa all'azienda", come ha scritto qualche giorno fa una delegata Fiom sul giornale locale. Dipende da noi sentire, pensare e progettare la priorità della vita, anche se bollette, affitto, mutui e le banche non si arrestano e lo stato non garantisce più nulla. Come è stato scritto da un giornalista di una testata locale a seguito della fugace visita di Monti "nel governo dei tecnici non è contemplata l'umanità".

Solidarietà umana significa unirsi ed agire assieme per affermare il riconoscimento e la difesa della comune umanità di tutte le persone (come recita la piattaforma dei Comitati solidali antirazzisti). Così stiamo provando a fare, stringendoci ed attivandoci per capire con le persone come essere protagoniste di una reazione positiva, accogliendo la paura come un'emozione umana, e sentendoci beneficamente solidali ed utili perciò non impotenti. Importante e decisiva è stata la reazione e la solidarietà che tanta gente ha attivato fin dal 20 maggio, ancora prima dell'arrivo dei soccorsi. Fondamentale è stato il lavoro dei Vigili del fuoco. Notevole è stata la solidarietà che le persone hanno attivato nei giorni seguenti anche fuori dagli ingranaggi della Protezione civile di cui tanto hanno parlato i mass media. Protezione civile che, malgrado i tanti sforzi dei volontari, risulta spesso alle persone burocratica e militaresca nel funzionamento. Dai check-point all'ingresso delle tendopoli, al fornaio di zona che non ha potuto offrire il pane che aveva appositamente preparato per gli sfollati. Ritornano alla mente le vicende vissute dalle persone de L'Aquila, a cui ci sentiamo nuovamente vicini. In alcuni paesi sono stati allestiti gli stand e le cucine che normalmente vengono usati per le sagre e le feste locali; in altri le persone hanno deciso di sistemarsi in tenda nei campi sportivi organizzandosi autonomamente per restare vicini alle proprie case; molti si sono offerti di ospitare chi è rimasto senza abitazione. Il fare insieme è una consuetudine delle persone che vivono in queste zone, soprattutto nei paesi, e nell'emergenza del terremoto è stata una risorsa positiva. Vogliamo sostenere le persone conoscendole e capendo con loro di cosa hanno bisogno.

Vi chiediamo sostengo e aiuto  per far riflettere tutte e tutti sulla priorità della vita e sulla solidarietà umana che può difenderla. Informiamoci e capiamo insieme i modi per preservarla attuando tutte le misure di sicurezza necessarie nei luoghi di lavoro e di vita. Stiamo cercando di capire quali sono le esigenze delle persone maggiormente colpite per trovare assieme i modi migliori di aiutarle.  

 

Torna all'archivio