[29/05/2012] News

Solo le forze dell’ordine potranno salvare gli ultimi 200 dugonghi del Mozambico

Secondo un progetto finanziato da SOS - Save Our Species  in Mozambico «Le forze dell'ordine sono la chiave per salvare uno dei mammiferi marini più minacciati al mondo: il dugongo (Dugong dugon)». Il dugongo è classificato come vulnerabile nella Lista Rossa dell'Iucn delle specie minacciate, e la sua popolazione è diminuita del 30% negli ultimi 60 anni. In Mozambico la diminuzione del numero dei dugonghi è dovuta sia  alla pesca accidentale (bycatch) con reti artigianali, ma anche al bracconaggio mirato. Rapide estinzioni locali si sono verificate in aree che ospitavano popolazioni numerose ed in salute.

Lungo le lunghissime coste del Mozambico ormai non ci sono più dugonghi, ne sono rimasti 200 solo nel Parco Nazionale dell'Arcipelago di Bazaruto  e la lotta alla pesca illegale, che rifornisce soprattutto il mercato asiatico di pinne di squalo, è ormai diventata l'unico mezzo per salvare questi pacifici mammiferi marini e la loro intera ultima popolazione dell'Africa orientale, relegata nelle 6 isole del Parco nazionale dell'Arcipelago di Bazaruto. 

L'Iucn spiega che «Questa popolazione è geograficamente isolata e resta sotto la minaccia di impiglia mento nelle reti da posta e della distruzione degli habitat. Di recente, durante alcuni pattugliamenti, le forze dell'ordine nel Parco Nazionale sono state in grado di togliere due reti da posta non presidiati e  di confiscare  degli attrezzi da pesca ad un equipaggio che operava in un zona di protezione speciale». La maggior parte dei casi di mortalità Dugong sono stati collegati alla rete commerciale locale di pinne di squalo, in particolare nelle aree più remote dell'arcipelago. I dugonghi in questo casi non vengono presi direttamente di mira, ma rappresentano catture accessorie e finora in Mozambico si è fatto veramente molto poco per mitigare il fenomeno.

Il Parco Nazionale dell'Arcipelago di Bazaruto è l'ultimo rifugio per queste dugongo ma è a corto di risorse e quindi non in grado di fornire una protezione adeguata a questa popolazione relitta dell'intero Oceano Indiano Occidentale .

Karen Allen, a capo Dugong project è molto preoccupata: «I dugonghi di Bazaruto potrebbe scomparire in soli 40 anni a meno che le minacce più significative per questa popolazione non vengano  attenuate. Attraverso partnership efficaci e l'applicazione di un approccio di conservazione sia dall'alto che dal basso, i dugonghi del Bazaruto hanno una probabilità di sopravvivere».

Con il sostegno di SOS e dell'Endangered wildlife trust del Sudafrica, l'Iucn è stato in grado di  sviluppare una nuova strategia per l'applicazione della legge e di organizzare sistemi che evitino che i dugonghi rimangano imprigionati nelle reti, ma anche un rafforzamento degli organi di polizia che migliori la salvaguardia del Parco nazionale dell'Arcipelago di Bazaruto.

Un contributo di SOS ha permesso di acquistare  attrezzature essenziali per far applicare la legge ed aiuterà il progetto dugongo a raccogliere ulteriori fondi per la sorveglianza aerea e monitoraggio e la realizzazione di santuari dedicati ai dugongo. Inoltre, per le comunità locali di pescatori, è previsto il finanziamento di attività alternative alla pesca agli squali.

«Questo consentirà il controllo regolare del Parco Nazionale e delle zone di protezione speciale - sottolinea l'Iucn - I voli di sorveglianza saranno raddoppiati, come ulteriore sostegno alla legge e raccoglieranno anche gli avvistamenti dei dugonghi esistenti e  distribuiranno i dati». A lungo termine, questi nuovi metodi di salvaguardia creeranno fonti di reddito sostenibili per il Parco e permetteranno di individuare fonti alternative e durevoli di sostentamento per le comunità di pescatori.

Gli ambientalisti sperano che il successo a lungo termine del progetto sarà assicurato dal trasferimento delle competenze della gestione e della conservazione ai funzionari del Parco Nazionale. 

 

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