[29/05/2012] News

Il tonno rosso del Pacifico contaminato fino in California dal disastro nucleare di Fukushima

Un team di ricercatori statunitensi dice di avere «Prove inequivocabili» che il tonno rosso del Pacifico (Thunnus orientalis), in seguito alla catastrofe nucleare di Fukushima Daiichi, sia contaminato da materiale radioattivo e lo trasporti lungo tutta la rotta migratoria dal Giappone alla costa della California.

Lo studio "Pacific bluefin tuna transport Fukushima-derived radionuclides from Japan to California" pubblicato da Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) prende il via dal rilascio di cesio radioattivo nell'oceano Pacifico dopo il terremoto/tsunami dell'11 marzo 2011. Il team  si chiese se il tonno rosso del Pacifico che vive al  largo della costa del Giappone potesse essere stato interessato da questa contaminazione prima di migrare verso le acque californiane. Per scoprirlo sono stati prelevati campioni di tessuto muscolare da 15 tonni rossi del Pacifico catturati nell'agosto del 2011 vicino a San Diego, ed è venuto fuori che «Il tessuto conteneva circa 10 volte in più di cesio radioattivo rispetto al tonno rosso catturato al largo della costa della California nel 2008», inoltre «I livelli erano anche circa 10 volte superiore rispetto a quelli del tonno pinna gialla (Thunnus albacore) pescato nei pressi della California nel mese di agosto 2011».

I livelli di cesio radioattivo nel tonno rosso erano però molto al  di sotto del limite di sicurezza fissato in Giappone e le dosi di polonio risultano ancora più basse del limite minimo. La Food Standards Australia New Zealand, che monitora la situazione in Giappone in collaborazione con l'Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency, assicura che i  livelli di radioattività rilevati nei pesci non destano  preoccupazione: «Livelli di Cs-137 (6.3 +/- 1,4 Bq / kg) e Cs-134 (4.0 +/- 1,5 Bq / kg) nel tonno rosso del Pacifico non rappresentano alcuna preoccupazione per la salute per i consumatori australiani. Alcuni alimenti provenienti dal Giappone, tra cui il pesce, sono soggetti a test alla frontiera australiana prima di poter entrare nella catena alimentare. Se l'insieme dei livelli di C-137 e C-134 nel pesce sono inferiori a 1000 Bq/kg il cibo è considerato sicuro e consentito nella catena alimentare. Il  limite di 1.000 Bq /kg è un livello di sicurezza riconosciuto a livello internazionale».

Ma i ricercatori evidenziano che anche altri animali migratori, come le tartarughe, le balene, gli squali e gli uccelli marini, possono diffondere in tutto  l'oceano la contaminazione radioattiva del mare davanti alla morente centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Daniel Madigan, dell'Hopkins marine station della Stanford University, spiega che gli effetti del trasporto di contaminazione radioattiva da parte di animali «Sono poco conosciuti, e Fukushima rappresenta un'opportunità per comprendere meglio le dinamiche ed i rischi dello scarico di radionuclidi nell'oceano».

Fin dalle prime notizie dello sversamento di acqua altamente radioattiva in mare si pensò subito che i pesci migratori potessero diventare vettori ecologici di materiale radioattivo, tanto che Paesi come la Cina, la Corea del sud e la Russia chiesero al governo di Tokyo precise misure preventive. Il tonno rosso del Pacifico è uno dei migliori candidati alla propagazione della contaminazione nucleare: depone le uova nel Pacifico occidentale e gli individui giovani rimangono nelle acque giapponesi fino a circa un anno di età, prima di migrare verso il Pacifico orientale. Il tonno viene pescato è viene consumato sia in Giappone che negli Usa.

Madigan spiega: «Abbiamo testato la possibilità che i giovani tonni servissero da vettori biologici dei radionuclidi tra due ecoregioni distanti: le acque al largo del Giappone e il California current large marine ecosystem (Cclme). Abbiamo analizzato per due anni quanto catturato al largo di San Diego, California nel mese di agosto 2011, scegliendo, dato la presenza dei radionuclidi derivati da Fukushima, quelli che per  dimensioni erano recentemente migrati in Giappone».

Il team ha studiato il tessuto muscolare dove si accumulano i materiali radioattivi, alla ricerca di cesio radioattivo e dei vari radionuclidi naturali. I risultati sono stati confrontati con campioni prelevati da tonni rossi pescati prima del disastro di Fukushima nella Cclme davanti alla California e da tonni pinna gialla che  vivono prevalentemente nella Ccmle. Sono stati trovati dati elevati di cesio-134 e cesio-137 in tutto il tonno rosso catturato dopo l'incidente di Fukushima, invece il tonno pinna gialla pescato nel 2011 non aveva livelli misurabili di cesio 134 e concentrazioni normali e molto inferiori cesio-137. La maggior parte degli altri radionuclidi naturali erano rilevabili solo a concentrazioni molto basse.

«Questa è la prova inequivocabile che radionuclidi derivati da Fukushima sono stati trasportati nella Cclme dal tonno rosso del Pacifico, dato che altre fonti di Cs-134 non erano presenti nel Pacifico settentrionale. I nostri risultati dimostrano che i radionuclidi derivanti da Fukushima nei tessuti animali possono servire come traccianti di origine sia della migrazione che  potenzialmente dei tempi che richiede anche negli animali marini mobili, fornisce preziosi dati sui movimenti, complementari ai programmi di etichettatura estesi nel Pacifico. Si tratta di uno strumento inatteso per l'esame delle origini migratorie di predatori apicali nell'Oceano Pacifico».

 

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