[29/05/2012] News

La crisi ecologica: evento drammatico e straordinaria opportunitą

Crisi ecologica e crisi economica, una straordinaria opportunitą (5)

Quinta puntata dell'importante documento dei due storici ambientalisti in esclusiva per greenreport.it

La situazione presente richiama le due minacciose muraglie d'acqua attraverso le quali si spingevano i cocchi di Faraone all'inseguimento del fuggitivo popolo eletto. Da un lato la crisi capitalistica: l'irrazionalità di un modello economico, e dei suoi "cicli", che, irretito dalla moneta e dalla finanza, non vede l'esaustione sistematica delle risorse fisiche operata dalla spoliazione capitalistica della Natura e le pensa, come ai tempi di Malthus, indefinitamente riproducibili. Dall'altro la crisi ecologica: non soltanto i rovinosi effetti sull'ambiente e sull'uomo di quella spoliazione che l'Economia ignora, ma il galoppo di carica del drammatico passaggio all'instabilità climatica.

Un secolo e mezzo dopo Černyševskij risuona ancora il: "Che fare?"

La riconversione ecologica dell'economia, proposta già da tanti anni per correggere l'irrazionalità rovinosa del modello economico dominante, trova due nuovi elementi a favore e cogenti: quarant'anni fa si era al giorno prima di quel processo che non abbiamo esitato a chiamare la "sanguinosa geopolitica dell'energia", ed è da meno di vent'anni che i cambiamenti climatici hanno acquisito quel carattere di perentoria urgenza che abbiamo cercato di descrivere.

Sul piano della razionalità globale la riconversione ecologica dell'economia appare allora, alla luce della gravità dello sconvolgimento climatico e della geopolitica sanguinosa dell'energia, una scelta obbligata, necessaria e immediata: questo è il fatto nuovo.

Il modo di fare questa riconversione ha caratteristiche universali, anche se in quel che segue il nostro riferimento sarà costituito principalmente dall'Europa e dall'Italia.

Non c'è da stimolare e sostenere una domanda individuale, ma da destinare le risorse alla necessità collettiva di benessere piuttosto che di benavere.

Si tratta di mettere a punto immediatamente grandi programmi pubblici europei. Incentivi pubblici dovrebbero poi sostenere il passaggio delle imprese verso questo                                                                                                                                         tipo di impianto produttivo, anche se, per alcuni settori, l'evoluzione appare del tutto naturale: ad esempio, il passaggio di produzioni dall'elettromeccanica, dall'automobile, dall'edilizia ai settori delle nuove energie, della mobilità intermodale, della riqualificazione urbana, della difesa del suolo e così via. E questo passaggio provoca effetti trasversali a tutta l'economia: "La green economy - si legge nel rapporto presentato nella sede di Unioncamere (Milano, 14 novembre 2011) - non è un settore legato esclusivamente ai comparti tradizionalmente ambientali (come per esempio il risparmio energetico, le fonti rinnovabili o il riciclo dei rifiuti): attraversa e innova anche i settori più maturi della nostra economia." Un'evoluzione accompagnata, in tutti i settori, dal pieno coinvolgimento delle sedi della ricerca scientifica e tecnologica, inserita nella prospettiva della ristrutturazione dell'impianto economico e produttivo. 

Nonostante il perdurare della difficile situazione economica, il settore delle fonti rinnovabili, ad esempio, si dimostra ancora una volta un settore trainante per l'economia mondiale e un'opportunità reale verso l'uscita dalla crisi. Gli investimenti mondiali in energia pulita hanno registrato un nuovo record anche nel 2011 con un incremento del 5% rispetto all'anno precedente e pari a quasi cinque volte quelli del 2004 ( Bloomberg New Energy Finance).  

In definitiva la crisi ecologica rappresenta una straordinaria opportunità come risposta efficace alla crisi dell'impianto produttivo e permette di dare risposta proprio al proclamato binomio crescita/stabilità nel contesto però della sostenibilità.

Un contesto nel quale si può anche continuare ad usare il termine crescita ed effettuarne la contabilizzazione ma nell'ambito preciso della produzione di benessere collettivo - come vogliamo ribadire: restauro urbano e riqualificazione degli spazi, efficienza energetica ed energia pulita, reti dei trasporti, difesa del suolo, agricoltura e sicurezza alimentare, ricerca scientifica, beni culturali ed ambientali... - , non già nel senso della crescita di produzioni destinate a dar risposta a consumi individuali.

5.continua

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