[28/05/2012] News toscana

Riciclo di materia: dall'approvvigionamento al processo industriale. Revet fa scuola

«L'Europa consuma ogni anno 8 miliardi di materie prime e ne è il principale esportatore al mondo in un contesto dominato da quattro situazioni: limitata disponibilità di risorse, richiesta di materia in aumento, alto impatto ambientale dell'approvvigionamento delle materie e costi economici delle risorse. Per questo motivo a partire dalla direttiva 98 del 2008 si è finalmente smesso di pensare solo a come trovare il modo migliore di gestire i rifiuti e si è cominciato ad approcciare la questione in un'ottica industriale: l'obiettivo dell'Europa non a caso non è più solo la quantità di raccolta differenziata, bensì la percentuale di riciclo effettivo di questa». Con queste parole il presidente della Fondazione Sviluppo sostenibile Edo Ronchi, padre della legge del 1997 che ha introdotto in Italia le raccolte differenziate (con 17 anni di ritardo rispetto alla Germania), ha iniziato la sua relazione nell'ambito della tavola rotonda "Riciclo di materia: dall'approvvigionamento al processo industriale", organizzata dalla Regione Toscana nell'ambito della nona edizione di Terra Futura a Firenze.

Che la raccolta differenziata sia uno strumento e non il fine, e che il fine debba essere il riciclo effettivo della materia lo ha ribadito anche il direttore generale Conai Walter Facciotto che ha ricordato che se la raccolta non è di qualità il riciclo poi non sarà efficiente. Sulla stessa linea l'assessore regionale all'ambiente Anna Rita Bramerini che ha inserito l'esperienza Revet in una sorta di «distretto industriale delle rinnovabili - intese come energie e materie rinnovabili - con oltre 250 imprese toscane che hanno aderito al tavolo della green economy toscana, un pezzo strategico della nostra economia, in grado di dare anche sbocchi occupazionali».

Il presidente di Revet Valerio Caramassi ha spiegato l'evoluzione  dell'azienda pontederese che dà lavoro ad oltre 220 dipendenti e che in quasi tutta la Toscana raccoglie seleziona e avvia a riciclo cinque materiali delle raccolte differenziate, ovvero gli imballaggi in vetro, acciaio, alluminio, poliaccoppiati come il Tetra Pak e le plastiche. La scommessa di Revet e della Regione Toscana è stata quella di aggiungere valore anche alle plastiche eterogenee, che non avevano sbocchi di mercato e che dunque a differenza delle plastiche ‘nobili' come il Pet e l'Hdpe (bottigle e flaconi) sarebbero destinate a recupero energetico. Con il finanziamento della Regione Toscana si sono quindi potuti avviare i progetti di ricerca con Università di Pisa, Pont-Tech e Pont-Lab che hanno permesso di sperimentare il riciclo meccanico di queste plastiche e  di metterle poi in produzione.

«Tutto questo è stato possibile - ha detto Valerio Caramassi - grazie ad aziende toscane coraggiose, che lavorano la plastica vergine e che hanno deciso di scommettere sul riciclo, dimostrando che la riconversione ecologica è possibile: la Piaggio innanzitutto che ha deciso di utilizzare una percentuale di plastiche miste riciclate per alcune parti degli scooter Mp3 (vedi foto). Poi la Utilplastic di Larciano (Pt), che produce articoli per la casa in vendita nei supermercati Coop, la Tlf di Chiusi della Verna (Ar) che realizza gli arredi urbani da esterno, la Capp Plast di Campi Bisenzio che utilizza il plasmix riciclato per gli accessori dei suoi contenitori destinati all'industria agroalimentare, la Shel Box di Castelfiorentino che con la plastica delle raccolte differenziate toscane realizza le persiane dei propri prefabbricati e la Segis di Poggibonsi che ha messo in un produzione una serie di sedie di design».

Tutto a posto? No, almeno finché le risorse destinate a incentivare il recupero energetico non saranno riorientate a incentivare almeno in uguale misura il riciclo meccanico.  

 «Alcune filiere del riciclo delle plastiche hanno già uno sbocco (bottiglie in Pet, flaconi in hdpe, ndr)  - ha detto a questo proposito  Edo Ronchi -  altre invece hanno bisogno di incentivi per creare un'industria in grado di svilupparsi. Non vanno demonizzati gli incentivi, perché raramente senza indirizzi politici si attuano le riconversioni industriali. Senza incentivi ad esempio le macchine sarebbero state di gran lunga più diseconomiche rispetto alle carrozze a cavallo».

La risposta è arrivata dal senatore Francesco Ferrante, invitato a partecipare al dibattito: «Il 152 che riprende la direttiva europea  dice che bisogna privilegiare il recupero di materia rispetto al recupero energetico.  Oggi in Italia  questo non sempre avviene, e noi parlamentari abbiamo il dovere di intervenire per concretizzare questa  indicazione  legislativa».

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