[28/05/2012] News

Da Squinzi solo un ecumenico (e genericissimo) richiamo alla sostenibilità

Deludente la relazione del neo presidente di Confindustria

E' proprio mancato il colpo d'ala nella relazione inaugurale della presidenza Squinzi all'Assemblea di Confindustria, tenutasi a Roma giovedì scorso. Se si eccettua il gossip sulle assenze VIP e sulle citazioni mancate (ennesima replica della telenovela dei rapporti tra Confindustria e politica in Italia), il discorso del neo-presidente è apparso assai "normale", quasi a sintonizzarsi su quell'immagine di "un Paese più normale", che gli industriali invocano.

Ancora una volta Confindustria ribadisce la teologia dei vincoli esterni allo sviluppo italiano. Il Paese non cresce perché "non ci lasciano lavorare". Ma se la difficoltà di fare impresa è oggettiva ed oggi drammatica, è pericoloso nutrire ancora l'illusione che la ripresa sia solo un problema di rimozione di ostacoli.

Agli stessi richiami a semplificazioni e liberalizzazioni non si ha la forza di far seguire un più coraggioso progetto di ridefinizione radicale dei confini dello Stato e della presenza pubblica, suggerendo ancora una volta il carattere strumentale della retorica liberista di casa a viale dell'Astronomia.

E non è infatti un caso che tra le cose non dette, come ha rilevato giustamente Dario di Vico sul Corriere della Sera, spicchi una risposta alla questione della riforma dei trasferimenti alle imprese, cui pure il governo ha dato una apparente priorità ma su cui gli industriali non sembrano ritenere di dover avanzare una loro responsabile proposta. Nè stupisce che intanto, in Toscana, Confindustria trasformi il suo atteggiamento rigorosamente critico nei confronti dell'espansione della mano pubblica per mezzo di Fidi Toscana in una assai meno rigorosa richiesta di ingresso nel consiglio di amministrazione...

Ormai da dare per dispersa è poi la prospettiva di una politica industriale, mentre stanno cominciando a chiudersi le finestre di opportunità per un riaggiustamento strutturale del Paese nella nuova economia internazionale. La crisi insomma sembra passare invano, mentre, tra un ecumenico (e genericissimo) richiamo alla sostenibilità e sintetici accenni rituali a innovazione, ricerca e "education" (in inglese...), si snocciola imperturbabile l'antica litania dei lacci e lacciuoli. Amen.

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