[25/05/2012] News toscana

Lo stato della biodiversità in Toscana

Ecco il testo del documento sulla difesa della biodiversità in Toscana presentato oggi da Legambiente a "Terra Futura" e che fa parte del rapporto nazionale "Biodiversità a rischio".

La Regione Toscana nel 2000 si è dotata della legge "Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna" (56/2000) che fissa le norme per la tutela di molte specie e una rete di Siti di interessa Comunitario (Sic), Zone di protezione speciale (Zps) e Siti di interesse regionale (Sir) che spesso si intrecciano e sovrappongono. In questi 12 anni trascorsi dall'approvazione della legge, fatti anche di una rincorsa a recepire i richiami dell'Unione europea per quanto riguarda la mancata istituzione di Sic e Zps (tramutatasi spesso in una semplice trasposizione in queste forme di protezione dei territori dei Parchi), sono cambiate molte cose e oggi la buona legge 56/2000 mostra tutti i suoi anni.

A parte la scoperta e il ritrovamento di nuove specie, i mutamenti provocati dalla ricomparsa di specie come il lupo e l'arrivo di quelle portate dal riscaldamento globale e di quelle aliene, importate dall'uomo e che stanno perturbando diversi habitat, la legge mostra le sue difficoltà proprio nella creazione di quella rete che è il cuore stesso delle Direttive Habitat ed Uccelli. L'approccio delle amministrazioni locali ai Sic/Zps/Sir è - se va bene - molto settoriale e quasi sempre di tipo urbanistico e venatorio. Quando va male invece tenta semplicemente di ignorarne la stessa esistenza, cercando di bypassare la legge e richiedendo spesso (quando la questione viene sollevata da associazioni ambien ambientaliste o degli Enti Parco) l'intervento della Regione. La stessa valutazione di incidenza appare più lasciata alla buona volontà che a vere e proprie linee direttrici condivise e le valutazioni fotocopia si sprecano anche in territori molto vari e con presenza di habitat e specie molto diversificate.

I piani di gestione specifici dei vari siti sono quasi sempre inesistenti e i piani di settore quasi mai presenti.Inoltre anche le recenti proposte di istituzione di Sic e Zps sembrano carenti soprattutto per quanto riguarda i mutamenti nella distribuzione della specie e in particolare per quanto riguarda il mare dove la protezione di un habitat prioritario come quello della Posidonia oceanica appare compreso in maniera troppo frammentata, lasciando fuori, per ragioni che appaiono più politiche che ambientali ed economiche, aree dove vi sono sia praterie di Posidonia vitali e in salute sia dove le praterie sottomarine sono in sofferenza e regresso e quindi avrebbero un'ancora maggiore necessità di riconoscimento e tutela. E' quindi essenziale non solo un aggiornamento della 56/2000 ma soprattutto una revisione dei suoi meccanismi attuativi, gestionali e di governo se si vuole dare a Rete Natura 2000 una reale applicazione sul territorio toscano.

La legge 49/1995 e la sua faticosa riforma La Toscana si è dotata nel lontano 1995 della legge "Norme sui parchi, le riserve naturali e le aree naturali protette di interesse locale" n. 49/1995 che fissa le regole per gestire una vasta rete di Parchi regionali, riserve e quella originale idea toscana delle aree naturali protette di interesse locale (Anpil) che, dobbiamo purtroppo dirlo, si sono troppo spesso rivelate, dopo l'entusiasmo iniziale, poco più di segni sulla carta o cartelli turistici. La legge ha evidentemente bisogno di una forte manutenzione che rispecchi i cambiamenti locali, nazionali, europei ed internazionali avvenuti in questi 17 anni che hanno visto mutare l'idea stessa di conservazione delle specie e degli habitat. Un adeguamento tentato negli anni passati ma che ha prodotto proposte non praticabili che sembrano segnate da forti pressioni localistiche e politiche che sono il contrario della necessaria realizzazione di una rete di aree protette che risponda alla necessità globale di proteggere la fauna, la flora e le emergenze territoriali di una Regione ricchissima di biodiversità in un Paese, l'Italia, che rappresenta un hot spot della biodiversità mondiale.

Una proposta operativa, tutta da verificare sul campo, consiste nel riferimento all'istituto dei Poli Ambientali della provincia di Pisa, dove, in un processo condiviso fra istituzioni locali e soggetti sociali (scuole, istituzioni culturali,volontariato) si è cercato di portare a coincidere gli istituti della 56/2000 e direttiva Habitat (SIR, SIC e ZPS), e le aree protette (Anpil e Riserve Naturali), in modo da avere perimetri ben individuati all'interno dei quali vigono norme omogenee, evitando di riempire il territorio di cartelli incomprensibili e di misure di gestione valide a strisce e macchie di leopardo. Le tentazioni di una visione centralistica della gestione delle aree protette,con proposte di accentramento di tipo emiliano-romagnolo, non sembrano essere la soluzione ma, al contrario, provocherebbe un aggravamento della situazione. Così come puntare al risparmio semplicemente non pagando i presidenti dei Parchi regionali servirà solo a deresponsabilizzare e devitalizzare gli organismi dirigenti delle aree protette.

La Toscana ha bisogno di una nuova legge sulle aree protette che le rimetta al centro della difesa della biodiversità e della qualità dei territori sulla quale si basa gran parte dell'economia regionale, che riconosca i parchi, le riserve, le Anpil come la base di quei servizi eco-sistemici sui quali si regge lo stesso benessere della popolazione e l'economia. Ha bisogno di una legge che non arretri ma che avanzi nel solco degli impegni europei ed internazionali presi dall'Italia (Carta di Siracusa, Protocollo di Nagoya, Convention on Biological Diversity, risoluzioni Unep e IUCN, Direttive europee) e che restituisca alla Regione Toscana il ruolo di primo piano nella salvaguardia e buona gestione delle aree protette in Italia. Strumenti e istituzioni internazionali Nelle more della revisione legislativa, è necessario che la Regione si attivi per incentivare l'applicazione sul territorio di alcuni strumenti previsti dalla normativa internazionale.La Regione ha proposto nel 2004 una serie di nuove aree Ramsar, cioè il riconoscimento del valore internazionale delle principali zone umide toscane.

La proposta giace in qualche cassetto al Ministero dell'Ambiente. E' necessario aprire un confronto con il Ministero, sollecitando l'invio delle candidature all'Ufficio Ramsar, per veder crescere il numero di zone umide di interesse internazionale, a sottolineare anche in questo modo il valore della biodiversità della nostra regione. Un altro caso è quello delle Riserve della Biosfera istituite in base al programma MAB dell'UNESCO. In Toscana sono 2: Arcipelago Toscano e Selva pisana (praticamente il parco di MSRM) su un totale di 8 in tutta Italia. Nei prossimi due anni saranno sottoposte alla periodica revisione da parte dell'UNESCO. E' l'occasione per richiederne l'incremento,per includere territori di terra e di mare limitrofi e far uscire i Parchi dai loro confini. Inoltre dovrebbero essere individuati altri territori in cui istituire nuove Riserve MAB Unesco (ad es. Lunigiana, Maremma, Val di Cornia), cogliendo le opportunità di marketing territoriale che questo strumento offre, nei territorio che rappresentano un laboratorio di sviluppo equilibrato e di gestione corretta delle risorse naturali.

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