[23/05/2012] News

Le praterie di posidonia assorbono due volte pił CO2 delle foreste temperate e tropicali

Nature Geoscience pubblica lo studio "Seagrass ecosystems as a globally significant carbon stock" di un team internazionale di ricercatori provenienti da Australia, Danimarca, Gran Bretagna, Greecia, Spagna, ed Usa, sottolineando che «La protezione di carbonio organico stoccato nelle foreste è considerato come un metodo importante per mitigare il cambiamento climatico. Come gli ecosistemi terrestri, gli ecosistemi costieri stoccano grandi quantità di carbonio e ci sono iniziative per proteggere questi magazzini di "blue carbon".

Il carbonio organico stoccato nelle paludi salate di marea e nelle mangrovie è stato stimato, ma le incertezze sugli stoccaggi delle fanerogame, alcuni degli ecosistemi più produttivi sulla Terra, ostacolano l'applicazione degli schemi di conservazione marina del carbonio».

Lo studio, che fa parte dell'iniziativa Blue Carbon, una collaborazione scientifica tra Conservation International, International union for conservation of nature (Iucn) e la Commissione oceanografica intergovernativa dell'Unesco, raccoglie i dati pubblicati e non pubblicati sul contenuto di carbonio organico nella biomassa che vive nelle praterie sottomarine e nei fondali che le ospitano dio 946 diverse praterie di fanerogame in tutto il mondo.

I ricercatori spiegano su Nature Geoscience che «Utilizzando solo i dati provenienti da siti per i quali esistono inventari completi, si stima che, globalmente, gli ecosistemi delle piante marine potrebbero immagazzinare più di 19,9 Pg di carbonio organico, secondo un approccio più prudente, nel quale bisogna inserire più dati provenienti dai terreni di superficie e di profondità, dai quasli dipende il declino dello stock di carbonio del suolo. Si stima che questo "carbon pool" delle praterie marine si trovi tra i 4,2 e gli 8,4  Pg di carbonio. Stimiamo che i tassi attuali di perdita delle praterie sottomarine potrebbero provocare il rilascio di fino a 299  Tg di carbonio all'anno, ipotizzando che tutto il carbonio organico nella biomassa delle praterie e il metro superficiale dei suoli si rimineralizzino».

Dallo studio viene quindi fuori che le praterie sottomarine sono una parte vitale della soluzione al cambiamento climatico e che, per m2, le fanerogame sono in grado di stoccare fino a due volte più CO2 delle foreste temperate e tropicali del mondo. I risultati infatti dimostrano che le praterie sottomarine costiere stoccano fino a 83.000 tonnellate di carbonio per km2, soprattutto nei fondali sui quali crescono, mentre un tipico suolo forestale terrestre stocca 30.000 tonnellate per km2, la maggior parte dei quali sottoforma di legno. Inoltre, sebbene praterie di fanerogame occupino meno dello 0,2% degli oceani del mondo, immagazzinano oltre il 10% di tutto il carbonio inghiottito ogni anno dal mare.

Il principale autore dello studio, James Fourqurean, uno scienziato della Florida international university e della National science foundation (Nsf) che lavora all'Everglades Florida coastal long-term ecological research (Lter) del sito, spiega che «Le praterie sottomarine occupano solo una piccola percentuale della zioona costiera globale, ma da questa valutazione risulta che sono un ecosistema dinamico per la trasformazione del carbonio. Le praterie sottomarine hanno la capacità unica di continuare a immagazzinare carbonio nelle radici e nel suolo dei mari costieri. Abbiamo scoperto luoghi dove le praterie di fanerogame hanno stoccato carbonio per migliaia di anni».

Il team internazionale di ricerca ha scoperto che le praterie di fanerogame immagazzinano il 90% del loro carbonio nel fondale e che continuano a svilupparsi su di esso per secoli. Nel Mediterraneo, la regione geografica con la maggiore concentrazione di carbonio trovata nello studio, le praterie di Posidonia oceanica immagazzinano la CO2 in depositi che possono raggiungere molti metri di profondità.

Ma queste indispensabili "prigioni" sottomarine del carbonio sono tra gli ecosistemi più minacciati del mondo, come dimostra anche un altro recente studio che ha visto la partecipazione di ricercatori italiani, il 29% di tutte le praterie di fanerogame conosciute sono state distrutte, soprattutto a causa dei dragaggi e del degrado della qualità dell'acqua. In tutto il pianeta ogni anno scompare almeno l'1,5% delle praterie di fanerogame, un tasso di distruzione impressionante e presto insopportabile sia per l'intero habitat costiero che per gli stessi esseri umani. Secondo lo studio, «Le emissioni derivanti dalla distruzione delle praterie di fanerogame sono potenzialmente in grado di emettere fino al 25% del carbonio, come quelle derivanti dalla deforestazione terrestre».

Un altro degli autori della ricerca, Karen McGlathery, delll'Università della Virginia e del Virginia Coast Reserve Lter site della Nsf, sottolinea su PhysOrg che «Una cosa notevole delle praterie di fanerogame è che, se recuperate, possono efficacemente e rapidamente sequestrare il carbonio e ristabilire i pozzi di carbonio persi».

Le praterie di fanerogame marine sono da tempo conosciute per i molti benefici eco sistemici che producono: filtrano i sedimenti degli oceani; proteggono le coste dalle inondazioni e dalle tempeste e sono l'habitat e la nursery per moltissimi pesci e per innumerevoli altre specie marine. «I nuovi risultati - dicono gli scienziati - sottolineano che la conservazione e il ripristino delle praterie di fanerogame possono ridurre le emissioni di gas serra ed incrementare gli stoccaggi di carbonio, offrendo allo stesso tempo importanti "servizi ecosistemici" per le comunità costiere».

Torna all'archivio