[23/05/2012] News

La fonte nascosta del mercurio nell'Artico: i fiumi circumpolari

Il global warming aumenta i rischi

Gli scienziati ambientali dell'università statunitense di Harvard hanno scoperto che l'accumulo di mercurio b nella regione artica è causata sia dalle forze atmosferiche che dai fiumi circumpolari che trasportano questo elemento tossico nell'Oceano Artico. I ricercatori spiegano che «Mentre la fonte atmosferica era stata precedentemente rilevata, ora sembra che il doppio di mercurio o più provenga effettivamente dai fiumi» e che questa scoperta «Implica che le concentrazioni della tossina possa aumentare ulteriormente con il cambiamento climatico che continua a modificare il ciclo idrologico della regione che libera il mercurio con il riscaldamento dei suoli artici».

I fiumi più importanti che scorrono verso l'Oceano Artico sono in Siberia: il Lena, l'Ob e lo Yenisei, che sono anche 3 dei 10 più grandi fiumi del mondo e che insieme rappresentano il 10% dell'acqua dold ce scaricata negli oceani del pianeta. Inoltre l'Oceano Artico è poco profondo e stratificato il che aumenta la sua sensibilità all'immissione degli inquinanti portati dai fiumi.

La principale autrice dello studio, Jenny A. Fisher, dell'Atmospheric chemistry modeling group di Harvard e del Department of Earth and planetary sciences (Eps), sottolinea che «L'Artico è un ambiente unico, perché è così lontano dalla maggior parte delle fonti di mercurio di origine antropica, ma sappiamo che le concentrazioni di mercurio nei mammiferi marini artici sono tra le più alte del mondo. Questo è pericoloso sia per la vita marina e gli esseri umani. La questione dal punto di vista scientifico è, da dove viene questo il mercurio?»

Il mercurio è un elemento naturale che ha visto incrementata la sua presenza nell'ambiente a causa dalle attività umane come la combustione del carbone e l'industria mineraria, una volta convertito in metilmercurio dai processi microbici in mare, può accumularsi nei pesci e nella fauna selvatica in concentrazioni fino a un milione di volte superiori ai livelli riscontrati nell'ambiente.

Elsie M. Sunderland e Mark e Catherine Winkler, dell' Harvard school of public health, spiegano sul sito dell'università che «Per gli esseri umani, il mercurio è una neurotossina potente. Può causare ritardi nello sviluppo a lungo termine nei bambini esposti e nuocere alla salute cardiovascolare negli adulti».

Il mercurio è considerato una tossina bioaccumulante persistente perché rimane nell'ambiente senza degradare mentre percorre la catena alimentare, dal plancton ai pesci, ai mammiferi marini ed al superpredatore per eccellenza: gli esseri umani, diventando sempre più concentrato e pericoloso.

Sunderland evidenzia che «I popoli indigeni dell'Artico sono particolarmente suscettibili agli effetti dell'esposizione al metilmercurio perché consumano grandi quantità di pesci e di mammiferi marini, come parte della loro dieta tradizionale. Comprendere quali siano le fonti di mercurio verso l'Oceano Artico e in che modo ci si aspetta che questi livelli cambino in futuro è quindi la chiave per tutelare la salute delle popolazioni del nord».

Il mercurio entra nell'atmosfera terrestre con le emissioni prodotte soprattutto dalle attività industriali, una volta emesso può andare alla deriva nell'atmosfera per un massimo di un anno, fino a che i processi chimici non lo rendono solubile e ricade a terra in tutto il pianeta con la pioggia o la neve. E' in questo modo che si deposita gran parte del mercurio contenuto nella neve a nel ghiaccio che ricoprono l'Artico e che finora veniva "stoccato" e ri-emesso in atmosfera, limitando l'impatto sul Mar Glaciale Artico. «Ecco perché queste sorgenti fluviali sono così importanti - spiega la Fisher - Il mercurio sta andando dritto nell'oceano».

Misurazioni precedenti avevano mostrato livelli di mercurio nell'atmosfera artica inferiori alla media, ma in netto aumento tra la primavera e l''estate. Il team di ricercatori di Jacob e Sunderland ha utilizzato un sofisticato modello, il Geos-Chem delle condizioni del Mar Glaciale Artico e dell'atmosfera per capire se variabili come lo scioglimento dei ghiacci, le interazioni con i microbi o la quantità di luce solare (che interessa le reazioni chimiche) potrebbe spiegare la differenza di accumulo di mercurio.

Il Geos-Chem è stato integrato da rigorose osservazioni ambientali e da una scientific review condotta per più di un decennio, e «Quantifica le complesse sfumature dell'ambiente mare-ghiaccio-atmosfera ambiente - si legge m nella ricerca - Tiene conto, ad esempio, della miscelazione dell'oceano a varie profondità, della chimica del mercurio nell' oceano e nell'atmosfera e dei meccanismi di deposizione e ri-emissione atmosferica». E' mettendo tutti questi dati in fila che il team di Harvard è arrivato a simulazioni della diffusione del mercurio nell'Artico il cui picco estivo può essere spiegato solo con un grande contributo: quello dei grandi fiumi circumpolari, una fonte che in precedenza b non era stata considerata.

«A questo punto possiamo solo speculare su come il mercurio entra nei sistemi fluviali, ma sembra che il cambiamento climatico possa avere un ruolo importante - dice Jacob - Mentre aumentano le temperature globali, cominciamo a vedere le aree di scongelamento del permafrost e il rilascio di mercurio che era stato bloccato nel terreno; vediamo cambiare anche il ciclo idrologico, aumentando così la quantità del deflusso dalle precipitazioni che si immette nei fiumi. Un altro fattore che contribuisce, potrebbe essere il deflusso proveniente dalle miniere di oro, argento e mercurio in Siberia, che possono aver inquinato l'acqua nelle vicinanze. Non sappiamo quasi niente di queste fonti di inquinamento. Quando l'acqua contaminata del fiume sfocia nel Mar Glaciale Artico, lo strato superficiale del mare diventa sovra-saturo, portando a quello che gli scienziati chiamano una "evasione" di mercurio dall'oceano alla bassa atmosfera».

«Osservare quel che la sovra-saturazione suggerisce, e volerlo spiegare, è ciò che ha motivato inizialmente questo studio - conclude la Fisher - In relazione ai fiumi artici, è stato un lavoro investigativo. Le implicazioni ambientali di questa scoperta sono enormi. Questo significa, per esempio, che il cambiamento climatico potrebbe avere un impatto molto grande sul mercurio artico, più grande dell'impatto del controllare le emissioni in atmosfera. Ora è necessario un maggiore lavoro per misurare il mercurio proveniente da fiumi e per determinarne l'origine».

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