[21/05/2012] News

Eea, McGlade: le cittą europee si attrezzino per mitigare gli eventi atmosferici estremi

 

L'Agenzia europea dell'ambiente torna a lanciare un monito ai governi dei paesi dell'unione ricordando che tre quarti degli europei vive in città e quindi occorre attrezzarsi per fare fronte ai cambiamenti climatici che stanno già provocando eventi estremi. Circa un quinto delle città europee con oltre 100mila abitanti è a rischio alluvioni e oltre la metà ha troppo cemento e poca vegetazione, che sono concausa delle ondate di calore e della siccità.

Il problema, secondo l'ultimo rapporto dell'Agenzia europea dell'ambiente, è particolarmente rilevante laddove c'è un'elevata quota di popolazione vulnerabile, come quella degli anziani (l'Italia quindi è sicuramente chiamata in causa). «La maggior parte degli europei vive in città - ha dichiarato Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell'agenzia Ue per l'ambiente - aree che possono essere estremamente vulnerabili rispetto agli eventi estremi, esacerbati dai cambiamenti climatici. Diverse città stanno affrontando effetti come scarsità d'acqua, inondazioni e ondate di calore, che ci si aspetta diventino sempre più frequenti e intensi rispetto al livello a cui siamo abituati». Per McGlade sono proprio le città quelle che devono cominciare a investire in misure di adattamento, usando idee e buone pratiche prendendo spunto dagli esempi virtuosi realizzati in giro per il mondo. «Più a lungo i leader politici aspetteranno e più costoso sarà adattarsi, mentre aumenteranno i pericoli per i cittadini e l'economia» ha concluso McGlade.

Fra gli esempi di adattamento ai cambiamenti climatici, c'è quello di Malmo, in Svezia, dove la città gestisce le piogge con un sistema di punti di raccolta delle acque, mentre a Saragozza, in Spagna, dopo le carenze idriche degli anni '90 e 15 anni di campagne sul risparmio, sono riusciti a ridurre i consumi di acqua del 30% nonostante la crescita della popolazione del 12%.

Ma almeno per il nostro paese come spiega Legambiente, è necessario procedere ad un «ripensamento più generale della pianificazione, che comprenda anche quella territoriale e urbanistica, per incidere sul problema dell'artificializzazione e impermeabilizzazione dei suoli che fa confluire gran parte delle acque meteoriche in fognatura ed è sempre più di frequente causa di gravi allagamenti nelle città, che spesso si sono purtroppo trasformati in vere e proprie tragedie.

Fermare il consumo di suolo come primo passo e ridurre l'impermeabilizzazione del terreno deve essere una priorità assoluta delle amministrazioni locali applicando le tecniche e i materiali che permettono lo sviluppo urbano garantendo le caratteristiche di permeabilità e soprattutto favorendo la laminazione delle acque. Un problema non solo di quantità della risorsa ma anche di sicurezza dei cittadini», hanno concluso dall'associazione ambientalista.

 

Torna all'archivio