[18/05/2012] News

Il “Matrix” insostenibile del land grabbing non interessa al summit Onu Rio+20

Ad aprile, durante l'Annual World Bank Conference on Land and Poverty, la presentazione, del rapporto "Transnational Land Deals for Agriculture in the Global South" della Land matrix partnership e del sito internet landportal.info ha ulteriormente chiarito il complesso fenomeno mondiale del land grabbing, l'accaparramento delle terre su vasta scala, confermando che non si tratta di una "bolla", ma di una tendenza destinata a durare, anche se il 2009 potrebbe aver segnato un primo picco.

Gli investimenti studiati da Land matrix partnership comprendono il trasferimento delle licenze di sfruttamento, il controllo della proprietà delle terre attraverso la vendita, il finanziamento o la concessione, che coprono superfici di 200 ettari ed oltre. Un'analisi degli investimenti fondiari agricoli a livello internazionale su più di 1.000 transazioni rivela che il fenomeno è concentrato geograficamente in «11 Paesi solamente,  la maggioranza in Africa orientale ed Asia del Sud-Est. Rappresentano il 70% della superficie totale delle terre acquisite con queste transazioni - spiega  la Land matrix partnership - Un esame approfondito rivela anche che circa la metà delle terre interessate erano già coltivate, il che implica l'esistenza di una concorrenza tra investitori e piccoli agricoltori».

Markus Giger, del centro per lo sviluppo e l'ambiente dell'università di Berna, sottolinea che «L'acquisto delle terre ha spesso luogo in zone a densità di popolazione molto elevata e non sulle terre cosiddette "idle landen" ».  Ma tutto questo, che ha moltissimo a che fare con lo sviluppo sostenibile, non è contemplato nei dibattiti della prossima Conferenza Onu Rio+20, che si terrà dal 20 al 22 giugno a Rio de Janeiro. «I governi, scrive l'Ips - sembrano ignorare che si sta tornando indietro rispetto a decenni di riforme sulla concentrazione della terra nelle mani di speculatori, banche di investimenti, fondi pensione ed altri poderosi interessi finanziari che negli ultimi anni hanno preso il controllo perlomeno di 200 milioni di ettari appartenenti agli agricoltori poveri di Africa, America Latina ed Asia. Gli speculatori sanno che la terra è la chiave per coprire tre necessità vitali: cibo, acqua ed energia». 

I principali Paesi investitori si dividono in tre gruppi: le economie emergenti (Cina ed India, ma anche Brasile e Sudafrica); le monarchie petrolifere del Golfo; l'Europa ed Usa e Canada. Un'altra costante importante sono un  aumento degli investimenti tra Paesi dell'emisfero sud e gli scambi infra-regionali.

Rafael Alegria, il dirigente honduregno del movimento internazionale La Via Campesina, ha detto all'Ips: «I campesinos perdono il controllo della terra e dell'acqua per la concentrazione mondiale della proprietà» e secondo Friends of Earth International «Tra gli 80 e i 227 milioni di ettari almeno di terre coltivabili sono finite in mano private e delle corporation negli ultimi anni». 

Ward Anseeuw, del Cirad e dell'università sudafricana di Pretoria ricorda che «E' necessario fare delle distinzioni tra certe forme di investimenti sulle terre e quelle riguardanti il land grabbing, numerose zone hanno urgente bisogno di investimenti agricoli». Ma secondo Jeffrey Hatcher, direttore dei programmi globali della Rights and Resources Initiative (Rri), «L'accaparramento delle terre è stato un fattore chiave delle guerre civili in Sudan, Liberia e Sierra Leone. I diritti delle popolazioni locali vengono ignorati ripetutamente e in maniera tragica in quella che si è trasformata in una spedizione di acquisto dell'Africa». L'Rri ed altre Ong documentano centinaia di accordi con i quali i governi degli Stati africani danno in concessione terre che in realtà appartengono da sempre alle comunità locali: «Difatti - dice Hatcher - più di un miliardo e 400 milioni di ettari, incluse le foreste dell'Africa, sono si comunitarie, però reclamate dalle autorità in forma arbitraria».

Devlin Kuyek, di Grain, una Ong internazionale che si occupa di agricoltura sostenibile, evidenzia un altro aspetto: «La maggioranza di queste situazioni vengono promosse come la nuova economia verde che promette di alimentare la gente ed alleviare la povertà. Come si può parlare di fame e povertà rubando alla gente  la terra e l'acqua delle quali necessita per sopravvivere? La Banca mondiale, l'International finance corporation l'Organizzazione mondiale del commercio facilitano la concentrazione delle terre perché gli conviene pensare che così risolvono i problemi dello sviluppo del Sud. Così le persone ottengono un lavoro. Però, chiedete ai lavoratori rurali che ne pensano del  loro lavoro». 

I documenti preparatori di Río+20 riconoscono la necessità di grandi cambiamenti nel sistema mondiale della produzione del cibo, ma i governi non stanno facendo molto per cambiare il modello agro-industriale vigente: La Banca mondiale ha approvato codici di condotta volontari come i "Principi per gli investimenti agricoli responsabili", lo stesso ha fatto la Fao con il recente documento sull'attività fondiaria, ma per Kuyek «E' chiaro che questo tipo di mezzi volontari non funzionano su grande scala. L'accaparramento delle terre è un'ingiustizia fondamentale. Sono i ricchi del mondo che saccheggiano i poveri».

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