[17/05/2012] News

Molto difficile e costoso estrarre l'acqua di falda in Africa

In Africa sono state scoperte vaste risorse idriche sotterranee, risorse preziuose che però potrebbero essere poco accessibili a causa di problemi politici e tecnici e soprattutto dei costi.
Il 19 aprile Environmental Research Letters ha pubblicato le nuove mappe quantitative delle risorse idriche sotterranee (Quantitative maps of groundwater resources in Africa) che si basano su un esame approfondito delle mappe disponibili e di pubblicazioni e dimostrano che il continente africano dispone in totale di una capacità di stoccaggio sotterraneo di 0,66 milioni di km3 di acqua, più di 20 volte la capacità di stoccaggio dei laghi d'acqua dolce dell'Africa. Le più grandi falde acquifere sono nella desertica Africa settentrionale, soprattutto in Algeria, Ciad, Egitto, Libia e Sudan.

Lo studio spiega che «Molti Paesi indicati come a "scarse risorse idriche" hanno notevoli riserve idriche sotterranee"» e conclude che in queste aree sarebbe possibile realizzare pompe a mano al servizio di comunità che da sempre soffrono per la penuria d'acqua.

Alcuni media hanno accolto la pubblicazione delle mappe quantitative come la scoperta potrebbe segnare la fine della carenza idrica in Africa, ma gli esperti dicono che non sarà così semplice.
Mohamed Gad, professore di idrologia al Desert research center dell'Egitto, ha spiegato a SciDev.Net che «Lo studio chiarisce che queste acque sotterranee (falde acquifere) sono lontane dai centri abitati. La maggior parte delle falde acquifere in Nord Africa sono anche molto in profondità nel sottosuolo, a 100 - 250 metri, il che le rende costose per lo sviluppo. I Paesi nordafricani devono sviluppare le tecnologie per l'estrazione, avere volontà politica e trovare nuovi fondi per poter utilizzare le acque sotterranee. I paesi del Nord Africa devono riprendere le trattative sulla gestione comune delle acque sotterranee, dato che la maggior parte delle falde acquifere in questa regione si trovano in zone ai confini tra più di due Paesi. Paesi come Algeria, Libia e Tunisia hanno già un accordo per la preservazione delle risorse idriche sotterranee, ma paesi come l'Egitto, la Libia e il Sudan hanno ancora difficoltà nel condividere la gestione».

Reda El Damak, direttore del Center of studies and designs for water projects dell'università del Cairo, prende ad esempio il colossale (e contestato) progetto dell'ex dittatore libico Moumar Gheddafi : «La Libia sfrutta le sue riserve sotterranee, puntando sul suo Great man-made river project, che costa 20 miliardi di dollari ed è considerato più grande progetto di irrigazione al mondo, che fornisce acqua al 70% dei libici. Ma una tale dipendenza su vasta scala da fonti non rinnovabili di acque sotterranee non è né idonea, né un modo sostenibile di utilizzare gli acquiferi sahariani. Il progetto libico ha già iniziato a ridurre i livelli delle acque sotterranee nel deserto occidentale dell'Egitto, il che rende più costoso per estrarre l'acqua lì».

Intanto, il ministro algerino delle risorse idriche, Abdelmalek Sellal, il 21 aprile ha annunciato da Radio Algerie che il suo Paese avvierà uno studio scientifico per capire quale sia il modo migliore per estrarre e l'acqua di falda del deserto algerino e per promuovere «Un uso razionale delle acque sotterranee».

El Arbi Karim, un ricercatore del ministero algerino delle risorse idriche, ha confermato a SciDev.Net che il governo non intende seguire le costose orme del defunto Gheddafi: «La nostra sfida ora è quella di sviluppare le tecnologie meno costose per l'estrazione delle acque sotterranee». E anche l'Egitto sta lavorando alla realizzazione di pozzi sperimentali per attingere in maniera "sostenibile" le acque di falda nascoste in profondità sotto le sabbie del Sahara.

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